Flawless Dust si chiama fuori da tutto ciò che è abrasivo/debordante con una serie di dialoghi fluidi, asciutti, privi di scorie.
La strada scelta è quella de mimetismo difensivo e del suono come organismo, quindi molti giochi di luce creati dal rincorrersi puntillistico e zero fretta di pervenire a una forma.
Bel disco perché dimostrare, più delle ricette col giusto dosaggio, conta la fantasia, l’estro.Flawless Dust si chiama fuori da tutto ciò che è abrasivo/debordante con una serie di dialoghi fluidi, asciutti, privi di scorie.
La strada scelta è quella de mimetismo difensivo e del suono come organismo, quindi molti giochi di luce creati dal rincorrersi puntillistico e zero fretta di pervenire a una forma.
Bel disco perché dimostrare, più delle ricette col giusto dosaggio, conta la fantasia, l’estro.
The New York City Jazz Record – Flawless Dust
Best known as a teacher and author of guitar instruction manuals, a busman’s holiday for guitarist Garrison Fewell, who died a year ago this month at 61, involved challenging sessions with players ranging from pianist George Cables and bassist Cecil McBee to saxophonist John Tchicai. Like author/activist W.E.B. Du Bois, who became more radical as he aged, Fewell seemed headed on the same path. Flawless Dust consists of nine knotty and reductionist tracks improvised alongside Italian soprano saxophonist Gianni Mimmo, whose concepts widen the hairline fissure where jazz and experimental music meet.
Fewell was open to many modes of expression. There are no ‘songs’, per se, among these tracks ranging from barely one minute to almost 14. Mimmo, who previously matched wits with the likes of cellist Daniel Levin and electronics maven Lawrence Casserley, challenges the guitarist by unexpectedly dribbling delicate pastoral timbres or spraying clotted textures all over the shorter pieces. In response, Fewell uses pinched strings or ringing strums to pour figurative cold water on the saxophonist’s excesses while outlining reciprocal harmonies.
The two ascend and descend with mountain- climber-like resolution from the centerpiece “A Floating Caravan”, the lengthiest duet, which organically redefines intense blending, spidery string crawls and angled reed exhalations, giving way to buttressed blowing and echoing strokes, only to climax with a dual unbroken line both soothing and substantial.
A departure from his larger ensemble and more mainstream efforts, Flawless Dust shows that Fewell could hold his own in the most demanding situations and that Mimmo was an enabling collaborator.Best known as a teacher and author of guitar instruction manuals, a busman’s holiday for guitarist Garrison Fewell, who died a year ago this month at 61, involved challenging sessions with players ranging from pianist George Cables and bassist Cecil McBee to saxophonist John Tchicai. Like author/activist W.E.B. Du Bois, who became more radical as he aged, Fewell seemed headed on the same path. Flawless Dust consists of nine knotty and reductionist tracks improvised alongside Italian soprano saxophonist Gianni Mimmo, whose concepts widen the hairline fissure where jazz and experimental music meet.
Fewell was open to many modes of expression. There are no ‘songs’, per se, among these tracks ranging from barely one minute to almost 14. Mimmo, who previously matched wits with the likes of cellist Daniel Levin and electronics maven Lawrence Casserley, challenges the guitarist by unexpectedly dribbling delicate pastoral timbres or spraying clotted textures all over the shorter pieces. In response, Fewell uses pinched strings or ringing strums to pour figurative cold water on the saxophonist’s excesses while outlining reciprocal harmonies.
The two ascend and descend with mountain- climber-like resolution from the centerpiece “A Floating Caravan”, the lengthiest duet, which organically redefines intense blending, spidery string crawls and angled reed exhalations, giving way to buttressed blowing and echoing strokes, only to climax with a dual unbroken line both soothing and substantial.
A departure from his larger ensemble and more mainstream efforts, Flawless Dust shows that Fewell could hold his own in the most demanding situations and that Mimmo was an enabling collaborator.
Tracce di Jazz – Flawless Dust
4 STELLE ****
Al cospetto di “A floating caravan” s’intravede una sorta di narrazione di un’esperienza psicofisica di soglia, nella perdita di orizzonte e nell’implacabile radiazione di un clima desertico.
Nell’ampiezza come nel dettaglio delle possibilità espressive strumentali si distende una lenta processione di rifrazioni di voci interiori che si manifestano solo per poco tempo, come per restituire acusticamente un fenomeno ottico di “fatamorgana” o, spiritualmente, una transizione fra sottili stati di coscienza: il divenire salmodiante del tono di Mimmo condiziona accuratamente un senso complessivo di necessaria resa.
Se nel corpo dell’intero, la drammaturgia di “A floating caravan” si erge a tempio per dimensione, attorno a esso circum-ambulano alcune miniature che, anche quando cantano, si offrono come oggetti sonori, simboli dalle proprietà impronunciabili perché soggette alla legge della pura contemplazione dove assumono una qualità differente a seconda dell’angolazione di ‘sensitività’ (“Flawless dust”).
Altrove è impressionante la costruzione della tensione emotiva, taluna serrata (“News from beyond”, “Grainy fabric”), talaltra più espansa (“Struggente”) in cui gli interventi sulla linea quanto nella fibra del suono sembrano sempre tendere al controllo della posizione nel suo farsi materico, cioè alla precisione, alla visione lucida, alla sincerità di quello vi che sta accadendo.
La scelta estetica degli autori di non includere altri brani prodotti nella seduta di registrazione per favorire una percezione bilanciata dell’opera, denota un’attenzione – stavo per dire umiltà – nei riguardi del controllo e della tenuta nel tempo della propria produzione e un rispetto per l’ascoltatore: dato il mutamento (polverizzazione) della fruizione, anche il complementare concetto stesso di produzione è messo in discussione, quindi la responsabilità di evitare una seppure minima aggiunta per questo scopo è un’ulteriore personale ragione per aumentare la fiducia per Gianni Mimmo.
Il disco è da questi dedicato a Garrison Fewell, scomparso il 5 luglio 2015
In questa loro creatura, anche per coloro (come chi sta scrivendo) che hanno potuto approssimarsi solo recentemente a questi potenziali ‘mondi’, si possono riconoscere limpidamente le condizioni della ricerca della bellezza e del senso artistico.4 STELLE ****
Al cospetto di “A floating caravan” s’intravede una sorta di narrazione di un’esperienza psicofisica di soglia, nella perdita di orizzonte e nell’implacabile radiazione di un clima desertico.
Nell’ampiezza come nel dettaglio delle possibilità espressive strumentali si distende una lenta processione di rifrazioni di voci interiori che si manifestano solo per poco tempo, come per restituire acusticamente un fenomeno ottico di “fatamorgana” o, spiritualmente, una transizione fra sottili stati di coscienza: il divenire salmodiante del tono di Mimmo condiziona accuratamente un senso complessivo di necessaria resa.
Se nel corpo dell’intero, la drammaturgia di “A floating caravan” si erge a tempio per dimensione, attorno a esso circum-ambulano alcune miniature che, anche quando cantano, si offrono come oggetti sonori, simboli dalle proprietà impronunciabili perché soggette alla legge della pura contemplazione dove assumono una qualità differente a seconda dell’angolazione di ‘sensitività’ (“Flawless dust”).
Altrove è impressionante la costruzione della tensione emotiva, taluna serrata (“News from beyond”, “Grainy fabric”), talaltra più espansa (“Struggente”) in cui gli interventi sulla linea quanto nella fibra del suono sembrano sempre tendere al controllo della posizione nel suo farsi materico, cioè alla precisione, alla visione lucida, alla sincerità di quello vi che sta accadendo.
La scelta estetica degli autori di non includere altri brani prodotti nella seduta di registrazione per favorire una percezione bilanciata dell’opera, denota un’attenzione – stavo per dire umiltà – nei riguardi del controllo e della tenuta nel tempo della propria produzione e un rispetto per l’ascoltatore: dato il mutamento (polverizzazione) della fruizione, anche il complementare concetto stesso di produzione è messo in discussione, quindi la responsabilità di evitare una seppure minima aggiunta per questo scopo è un’ulteriore personale ragione per aumentare la fiducia per Gianni Mimmo.
Il disco è da questi dedicato a Garrison Fewell, scomparso il 5 luglio 2015
In questa loro creatura, anche per coloro (come chi sta scrivendo) che hanno potuto approssimarsi solo recentemente a questi potenziali ‘mondi’, si possono riconoscere limpidamente le condizioni della ricerca della bellezza e del senso artistico.
Anonimo – Flawless Dust
Fewell & Mimmo’s work is delightful, they’re both sensitive and subtles. I’ve listened to this recording reading the conversations between Fewell & Tchicai in the french translation of his book > http://www.lenkalente.com/product/de-l-esprit-dans-la-musique-creative-de-garrison-fewell and this is now a powerful memory.Fewell & Mimmo’s work is delightful, they’re both sensitive and subtles. I’ve listened to this recording reading the conversations between Fewell & Tchicai in the french translation of his book > http://www.lenkalente.com/product/de-l-esprit-dans-la-musique-creative-de-garrison-fewell and this is now a powerful memory.
Papatamus Newsletter – Flawless Dust
This may well be Fewell’s last recording as he died from cancer in July 2015. The flow here is relaxed with Fewell randomly snatching notes out of the air and Mimmo filling in and following up to a point until the duologue finds their independent lines and set off into a juxtaposition of inspired speak. This is minimalism to a point but stays below the ozone.This may well be Fewell’s last recording as he died from cancer in July 2015. The flow here is relaxed with Fewell randomly snatching notes out of the air and Mimmo filling in and following up to a point until the duologue finds their independent lines and set off into a juxtaposition of inspired speak. This is minimalism to a point but stays below the ozone.
Kathodic – Flawless Dust
4 STELLE ****
La “polvere perfetta” cui fanno riferimento il sassofonista Gianni Mimmo e il chitarrista Garrison Fewell (da poco scomparso) è quella che si irradia fin dall’omonima traccia d’apertura: lo stato quasi gassoso di una musica rarefatta ma non ermetica, di un’eleganza impalpabile che non scade mai nel manierismo. La chitarra mette in scena pulsazioni che sembrano provenire dallo spazio cosmico, mentre il sax – ad esempio in Song – mantiene la rotta della linea melodica. News from Beyond offre un esempio di decostruzione chitarristica intensa ed essenziale: il suono molecolarizzato delle corde dialoga con un sax in perpetuo movimento. I segnali morse si alternano alle lunghe note flautate in Struggente, una piccola perla di equilibrio. A Floating Caravan trasporta l’ascoltatore su piste esotiche, non si sa se orientali o interstellari: il tintinnio misterioso di campanelli, suoni come di serpenti a sonagli e le incursioni di chitarra e sax paiono sospendere la forza di gravità. Chiude (senza concludere, ma questo lo lasciamo scoprire all’ascoltatore) Grainy Fabric, in un’accelerazione delle particelle musicali. Lavoro complesso e poetico ma non snob, che invita l’ascoltatore a lasciarsi andare nel flusso sonoro.4 STELLE ****
La “polvere perfetta” cui fanno riferimento il sassofonista Gianni Mimmo e il chitarrista Garrison Fewell (da poco scomparso) è quella che si irradia fin dall’omonima traccia d’apertura: lo stato quasi gassoso di una musica rarefatta ma non ermetica, di un’eleganza impalpabile che non scade mai nel manierismo. La chitarra mette in scena pulsazioni che sembrano provenire dallo spazio cosmico, mentre il sax – ad esempio in Song – mantiene la rotta della linea melodica. News from Beyond offre un esempio di decostruzione chitarristica intensa ed essenziale: il suono molecolarizzato delle corde dialoga con un sax in perpetuo movimento. I segnali morse si alternano alle lunghe note flautate in Struggente, una piccola perla di equilibrio. A Floating Caravan trasporta l’ascoltatore su piste esotiche, non si sa se orientali o interstellari: il tintinnio misterioso di campanelli, suoni come di serpenti a sonagli e le incursioni di chitarra e sax paiono sospendere la forza di gravità. Chiude (senza concludere, ma questo lo lasciamo scoprire all’ascoltatore) Grainy Fabric, in un’accelerazione delle particelle musicali. Lavoro complesso e poetico ma non snob, che invita l’ascoltatore a lasciarsi andare nel flusso sonoro.
Rockerilla – Flawless Dust
Ho avuto la fortuna di assistere a un concerto di Garrison e Gianni e di aver conosciuto il chitarrista americano in quell’occasione. Davvero un personaggio molto intelligente e gentile e un grande musicista, prematuramente scomparso lo scorso anno.
Questo album testimonia la santa azione deviante svolta da Mimmo sulla struttura più jazzistica della musica suonata da Fewell in passato. Alla musica spontanea, della quale Gianni Mimmo è riconosciuto ierofante e profeta, Garrison ha immediatamente dato un contributo sostanziale, abbracciandone il profondo sentire, l’imprevisto verbo, l’indomita rivoluzionarietà.
UN ALBUM DI DELICATA BELLEZZAHo avuto la fortuna di assistere a un concerto di Garrison e Gianni e di aver conosciuto il chitarrista americano in quell’occasione. Davvero un personaggio molto intelligente e gentile e un grande musicista, prematuramente scomparso lo scorso anno.
Questo album testimonia la santa azione deviante svolta da Mimmo sulla struttura più jazzistica della musica suonata da Fewell in passato. Alla musica spontanea, della quale Gianni Mimmo è riconosciuto ierofante e profeta, Garrison ha immediatamente dato un contributo sostanziale, abbracciandone il profondo sentire, l’imprevisto verbo, l’indomita rivoluzionarietà.
UN ALBUM DI DELICATA BELLEZZA
Music Zoom parla di FLAWLESS DUST
Il sassofonista soprano Gianni Mimmo, uno degli studenti del grande Steve Lacy, continua la sua ricerca in duo, questa volta a fargli da partner è il chitarrista americano Garrison Fewell, spesso attivo nel vecchio continente. Si tratta di un disco postumo, registrato in studio in Italia, che è un omaggio a Fewell, uno dei più importanti musicisti allo strumento, che ha spesso inciso in tanti idiomi, dal mainstream a, come qui, il genere creativo. La polvere evocata dai due è senza macchia, perfetta, è una continua invenzione di suoni nuovi, di possibiltà ignote che escono dalla chitarra elettrica e che si incontrano/scontrano con il sax soprano, tipicamente alla Lacy, di Mimmo. A volte sono frammenti di qualche minuto, Other Song, altrove invece come su A Floating Caravan si procede per quasi quattordici minuto coinvolgendo Fewell anche alle percussioni. Sono delle onde di suono che arrivano lentamente, sorprendendo l’ascoltatore, la musica si sviluppa lentamente, amorfa, eppure ricca di significato. Dal nulla si sviluppano cellule di suoni che si raggrumano in un’idea per poi lasciare spazio ad altre, ai soffiati del sax soprano ed alle corde della chitarra che passo dopo passo sembrano costruire un paesaggio dall’aspetto surreale. È fra i momenti migliori dell’album, un dialogo sottile che procede su coordinate sconosciute, e tuttavia procede trovando sempre punti di contatto. Ancora Other Chat è un altro momento interessante, per le note del sassofono soprano e le corde che avvolgono dei momenti originali ed inventivi. La chitarra elettrica qui si fa piuttosto riconoscibile ed i due hanno momenti in comune piuttosto forti. Si ritorna a suoni più lacyany per il finale Grainy Fabric, quasi due minuti concisi di invenzioni. L’album vive di questa dualità, fra momenti brevi ed intensi, tre brani oltre il minuto ed altri tre oltre i due minuti, ed altre situazioni in cui le architetture si espandono ed il dialogo procede per paesaggi inesplorati e che invitano ad uno scambio di opinioni a cui i due sono ben propensi.Il sassofonista soprano Gianni Mimmo, uno degli studenti del grande Steve Lacy, continua la sua ricerca in duo, questa volta a fargli da partner è il chitarrista americano Garrison Fewell, spesso attivo nel vecchio continente. Si tratta di un disco postumo, registrato in studio in Italia, che è un omaggio a Fewell, uno dei più importanti musicisti allo strumento, che ha spesso inciso in tanti idiomi, dal mainstream a, come qui, il genere creativo. La polvere evocata dai due è senza macchia, perfetta, è una continua invenzione di suoni nuovi, di possibiltà ignote che escono dalla chitarra elettrica e che si incontrano/scontrano con il sax soprano, tipicamente alla Lacy, di Mimmo. A volte sono frammenti di qualche minuto, Other Song, altrove invece come su A Floating Caravan si procede per quasi quattordici minuto coinvolgendo Fewell anche alle percussioni. Sono delle onde di suono che arrivano lentamente, sorprendendo l’ascoltatore, la musica si sviluppa lentamente, amorfa, eppure ricca di significato. Dal nulla si sviluppano cellule di suoni che si raggrumano in un’idea per poi lasciare spazio ad altre, ai soffiati del sax soprano ed alle corde della chitarra che passo dopo passo sembrano costruire un paesaggio dall’aspetto surreale. È fra i momenti migliori dell’album, un dialogo sottile che procede su coordinate sconosciute, e tuttavia procede trovando sempre punti di contatto. Ancora Other Chat è un altro momento interessante, per le note del sassofono soprano e le corde che avvolgono dei momenti originali ed inventivi. La chitarra elettrica qui si fa piuttosto riconoscibile ed i due hanno momenti in comune piuttosto forti. Si ritorna a suoni più lacyany per il finale Grainy Fabric, quasi due minuti concisi di invenzioni. L’album vive di questa dualità, fra momenti brevi ed intensi, tre brani oltre il minuto ed altri tre oltre i due minuti, ed altre situazioni in cui le architetture si espandono ed il dialogo procede per paesaggi inesplorati e che invitano ad uno scambio di opinioni a cui i due sono ben propensi.
Jazz Halo parla di NO TIME LEFT!!!!
Ein Sprung von Italien über den großen Teich für „Brooklyn: Monday Soundcheck“ – so jedenfalls beginnt die aktuelle Veröffentlichung, bei der Tiziano Tononi (drums) und Daniele Cavallanti (ney flute / tenor sax) auf den amerikanischen Kontrabassisten Joe Fonda, den Kornettisten Herb Robertson und den Posaunisten Steve Swell treffen.
Dieses transatlantische Ensemble kam zusammen, um eine Musik ganz im Geiste von Ornette Coleman einzuspielen. So wundert es auch nicht, dass als zweite Komposition „New York Funeral Blues … (for Ornette C.)“ auf dem Programm stand. Bei dieser Komposition war der Schlagzeuger Tiziano Tononi federführend. Das gilt auch für „Untitled # 1 (for Gil Evans)“. Auch mit diesem Stück verneigen sich die Musiker vor einem „Giganten des Jazz“. Ob „Song for Harry Miller“ wirklich ein Hohelied für den südafrikanischen Bassisten ist, muss der Rezensent annehmen. Die Liste derer, an die sich die Bandmitglieder erinnern und denen sie ihre Hochachtung entgegenbringen, setzt sich mit Andrew Cyrille fort, wenn „Cyrille, the inspirer“ erklingt. Dieser amerikanische Avantgarde-Schlagzeuger war der Lehrer von Tononi. Mit „Slaps, tones & drones (for Bill Dixon)“ lässt die Band eine der Lichtgestalten des Free Jazz wieder aufleben. Schließlich gibt es noch eine Begegnung mit Jim Pepper, einem Saxofonisten und Wegbereiter von Jazz Fusion. Er gehörte zu den First Nations, also zu einem der Völker der Ureinwohner des nordamerikanischen Kontinents, namentlich Kaw und Creek. Ihm riefen die Musiker schlicht zu „I see you now, Jim!“. Übrigens, das Saxofon Peppers gehört seit 2007 zur Sammlung des National Museum of the American Indian in Washington, D.C., gleichsam eine nachhaltige Erinnerung an einen Musiker, der zu den nordamerikanischen „Ureinwohnern“ zählte.
Wenn man nach langer Zeit Freunde trifft, dann muss man sich austauschen, sich langsam wieder aneinander gewöhnen und hat sich viel zu erzählen. So haben es denn auch die Musiker getan und erst einmal eine Abstimmung ihrer Klangwelten vorgenommen. Stimmengewirr, hier der dumpf gestrichene Bass, dort die in Wallung geratenen Bläser, ist zu vernehmen. Höhen werden ausprobiert. Lautmalerei ersetzt wortreiche Unterhaltung. Es scheint, als wollten sich vor allem Kornett und Posaune den Spielraum streitig machen, ehe dann ein lyrischer Klangteppich ausgerollt wird, der ganz in der Tonfarbe des Tenorsaxofons gehalten ist. Ein letzter Schlag aufs Hi-Hat und dann ist Schluss mit dem Soundcheck in Brooklyn.
Nachfolgend wird vom Ensemble ausgelotet, wie wohl am ehesten an den Schöpfer des Free Jazz, Ornette Coleman erinnert werden kann. Zeitweilig gleicht dabei die Komposition „New York Funderal Blues …“ einem Klagegesang und irgendwie scheint auch die Musik durch, mit der der Zug des Leichenwagens durch die Straßen von New Orleans begleitet wird. Voller Wehmut klingt das, was Herb Robertson seinem Kornett entlockt, ehe dann alle Bläser sich zu einer Form von „Requiem“ vereinen. Ein Blues mag sich nicht so ganz entwickeln, da Tiziano Tononi am Schlagzeug für mächtig Wirbel sorgt. Eine tonale Grabrede scheint Steve Swell mit seiner Posaune zu halten, ehe dann Kornett und Saxofon kommentierend in diese Rede einfallen und weitere Klangworte an Ornette Coleman richten.
Wer denn vorschnell angenommen hat, die Hommage an den Schlagzeuger Andrew Cyrille sei eine ausschließliche Angelegenheit von Tiziano Tononi, der liegt gänzlich daneben. Ihm war zwar der erste Trommelschlag vorbehalten, aber dann hört man Joe Fonda mit seinem knarzenden Kontrabass. Schrill äußern sich die Bläser dazu. Nur hier und da vernimmt man ein wirbelndes Schlagwerk. Die Posaune schwillt in ihrem tieftönigen Klang an und wird dann wieder schweigsam. Danach begibt sie sich in ein Zwiegespräch mit dem Tenorsaxofon. Oh, da hören wir doch auch Flötentöne, derweil ein Schlägel auf die Trommel und die Becken niedersaust. Im weiteren Verlauf stellt sich eine Art Vogelkonzert ein, dank sei den Flöten, die da mit im Spiel sind. Drei sind es an der Zahl. Noch immer warten wir auf ein Schlagwerkfurioso, denn schließlich ist die Komposition von einem Avantgarde-Schlagzeuger inspiriert worden. Doch das Schlagwerk scheint nur Beiwerk. Im Fokus stehen andere.
Zum Schluss gibt es dann mit „I See You, Jim“ eine Art „Fanfarenintermezzo“ auf Jim Pepper zu hören. Schlagwerk und Bass bringen die Luft zum Vibrieren, ehe dann der Chorus der Bläser ein weiteres „Ständchen“ darbringt. Nachfolgend zeigt sich der Bass in den Händen von Joe Fonda sehr rhythmisch. Beim Zuhören hatte der Rezensent hin und wieder den Eindruck, dass betreffs der Harmonien auch ein wenig „African Market Place“ dargeboten wurde. Kurz waren diese Momente, ehe sich dann die Bläser aus dem „Chorus“ lösten. Viel Würze liegt in dieser Komposition, die m. E. auch ganz besonders verdeutlicht, dass Jazz von afrikanischen Rhythmen lebt – bis heute!Ein Sprung von Italien über den großen Teich für „Brooklyn: Monday Soundcheck“ – so jedenfalls beginnt die aktuelle Veröffentlichung, bei der Tiziano Tononi (drums) und Daniele Cavallanti (ney flute / tenor sax) auf den amerikanischen Kontrabassisten Joe Fonda, den Kornettisten Herb Robertson und den Posaunisten Steve Swell treffen.
Dieses transatlantische Ensemble kam zusammen, um eine Musik ganz im Geiste von Ornette Coleman einzuspielen. So wundert es auch nicht, dass als zweite Komposition „New York Funeral Blues … (for Ornette C.)“ auf dem Programm stand. Bei dieser Komposition war der Schlagzeuger Tiziano Tononi federführend. Das gilt auch für „Untitled # 1 (for Gil Evans)“. Auch mit diesem Stück verneigen sich die Musiker vor einem „Giganten des Jazz“. Ob „Song for Harry Miller“ wirklich ein Hohelied für den südafrikanischen Bassisten ist, muss der Rezensent annehmen. Die Liste derer, an die sich die Bandmitglieder erinnern und denen sie ihre Hochachtung entgegenbringen, setzt sich mit Andrew Cyrille fort, wenn „Cyrille, the inspirer“ erklingt. Dieser amerikanische Avantgarde-Schlagzeuger war der Lehrer von Tononi. Mit „Slaps, tones & drones (for Bill Dixon)“ lässt die Band eine der Lichtgestalten des Free Jazz wieder aufleben. Schließlich gibt es noch eine Begegnung mit Jim Pepper, einem Saxofonisten und Wegbereiter von Jazz Fusion. Er gehörte zu den First Nations, also zu einem der Völker der Ureinwohner des nordamerikanischen Kontinents, namentlich Kaw und Creek. Ihm riefen die Musiker schlicht zu „I see you now, Jim!“. Übrigens, das Saxofon Peppers gehört seit 2007 zur Sammlung des National Museum of the American Indian in Washington, D.C., gleichsam eine nachhaltige Erinnerung an einen Musiker, der zu den nordamerikanischen „Ureinwohnern“ zählte.
Wenn man nach langer Zeit Freunde trifft, dann muss man sich austauschen, sich langsam wieder aneinander gewöhnen und hat sich viel zu erzählen. So haben es denn auch die Musiker getan und erst einmal eine Abstimmung ihrer Klangwelten vorgenommen. Stimmengewirr, hier der dumpf gestrichene Bass, dort die in Wallung geratenen Bläser, ist zu vernehmen. Höhen werden ausprobiert. Lautmalerei ersetzt wortreiche Unterhaltung. Es scheint, als wollten sich vor allem Kornett und Posaune den Spielraum streitig machen, ehe dann ein lyrischer Klangteppich ausgerollt wird, der ganz in der Tonfarbe des Tenorsaxofons gehalten ist. Ein letzter Schlag aufs Hi-Hat und dann ist Schluss mit dem Soundcheck in Brooklyn.
Nachfolgend wird vom Ensemble ausgelotet, wie wohl am ehesten an den Schöpfer des Free Jazz, Ornette Coleman erinnert werden kann. Zeitweilig gleicht dabei die Komposition „New York Funderal Blues …“ einem Klagegesang und irgendwie scheint auch die Musik durch, mit der der Zug des Leichenwagens durch die Straßen von New Orleans begleitet wird. Voller Wehmut klingt das, was Herb Robertson seinem Kornett entlockt, ehe dann alle Bläser sich zu einer Form von „Requiem“ vereinen. Ein Blues mag sich nicht so ganz entwickeln, da Tiziano Tononi am Schlagzeug für mächtig Wirbel sorgt. Eine tonale Grabrede scheint Steve Swell mit seiner Posaune zu halten, ehe dann Kornett und Saxofon kommentierend in diese Rede einfallen und weitere Klangworte an Ornette Coleman richten.
Wer denn vorschnell angenommen hat, die Hommage an den Schlagzeuger Andrew Cyrille sei eine ausschließliche Angelegenheit von Tiziano Tononi, der liegt gänzlich daneben. Ihm war zwar der erste Trommelschlag vorbehalten, aber dann hört man Joe Fonda mit seinem knarzenden Kontrabass. Schrill äußern sich die Bläser dazu. Nur hier und da vernimmt man ein wirbelndes Schlagwerk. Die Posaune schwillt in ihrem tieftönigen Klang an und wird dann wieder schweigsam. Danach begibt sie sich in ein Zwiegespräch mit dem Tenorsaxofon. Oh, da hören wir doch auch Flötentöne, derweil ein Schlägel auf die Trommel und die Becken niedersaust. Im weiteren Verlauf stellt sich eine Art Vogelkonzert ein, dank sei den Flöten, die da mit im Spiel sind. Drei sind es an der Zahl. Noch immer warten wir auf ein Schlagwerkfurioso, denn schließlich ist die Komposition von einem Avantgarde-Schlagzeuger inspiriert worden. Doch das Schlagwerk scheint nur Beiwerk. Im Fokus stehen andere.
Zum Schluss gibt es dann mit „I See You, Jim“ eine Art „Fanfarenintermezzo“ auf Jim Pepper zu hören. Schlagwerk und Bass bringen die Luft zum Vibrieren, ehe dann der Chorus der Bläser ein weiteres „Ständchen“ darbringt. Nachfolgend zeigt sich der Bass in den Händen von Joe Fonda sehr rhythmisch. Beim Zuhören hatte der Rezensent hin und wieder den Eindruck, dass betreffs der Harmonien auch ein wenig „African Market Place“ dargeboten wurde. Kurz waren diese Momente, ehe sich dann die Bläser aus dem „Chorus“ lösten. Viel Würze liegt in dieser Komposition, die m. E. auch ganz besonders verdeutlicht, dass Jazz von afrikanischen Rhythmen lebt – bis heute!
orynx-improvandsound parla di FLAWLESS DUST
Enregistré en 2014 au dEN studio à Novara, Flawless Dust illustre avec bonheur la musique du guitariste Garrison Fewell avant sa disparition subite l’année dernière. En compagnie du saxophoniste soprano italien Gianni Mimmo, un exégète de la cause lacyenne, il tisse un réseau d’accords, d’intervalles, de dissonances fugaces en en calibrant les variations comme un véritable orfèvre. Un jeu racé à la six cordes électrique qui se contente d’être légèrement amplifiée tant s’exhale de son toucher sensible autant de musicalité que par son choix instantané et minutieux de chacune de ses notes. On dira même que la qualité de son toucher est au centre de sa musique Le souffle de Mimmo rappelle inévitablement celui de son maître, Steve Lacy, même s’il cultive une véritable personnalité au travers de cet héritage comme le prouve amplement cet enregistrement. Sans doute, un de ses enregistrements les plus significatifs : il s’y laisse aller dans la vibration du son. Les neuf pièces improvisées parsèment leur poésie au travers des idées musicales développées avec soin. A noter une subtile préparation de la guitare dans A Floating Caravan. Aucune précipitation, on prend le temps de jouer : la musique respire et il faut attendre Other Chat ou Grainy Fabric , les deux derniers morceaux pour que la voix du saxophoniste devienne tranchante et son débit empressé. Donc il s’agit pour moi d’un excellent album réalisé par des improvisateurs solides, sensibles et très expérimentés. A écouter en soirée au bord de la terrasse ou au coin du feu selon les saisons pour se relaxer sans se poser de question existentielle sur la motivation artistique : quand on tient de tels musiciens à portée de lecteur CD, il ne nous reste plus qu’à se laisser porter par la musique tout en flottements apaisés. Si je n’avais pas autant d’enregistrements sur ma table d’écoute, je les remettrai quelques soirs de suite. Dehors, le soleil s’enfonce en rougeoyant dans la brume…Enregistré en 2014 au dEN studio à Novara, Flawless Dust illustre avec bonheur la musique du guitariste Garrison Fewell avant sa disparition subite l’année dernière. En compagnie du saxophoniste soprano italien Gianni Mimmo, un exégète de la cause lacyenne, il tisse un réseau d’accords, d’intervalles, de dissonances fugaces en en calibrant les variations comme un véritable orfèvre. Un jeu racé à la six cordes électrique qui se contente d’être légèrement amplifiée tant s’exhale de son toucher sensible autant de musicalité que par son choix instantané et minutieux de chacune de ses notes. On dira même que la qualité de son toucher est au centre de sa musique Le souffle de Mimmo rappelle inévitablement celui de son maître, Steve Lacy, même s’il cultive une véritable personnalité au travers de cet héritage comme le prouve amplement cet enregistrement. Sans doute, un de ses enregistrements les plus significatifs : il s’y laisse aller dans la vibration du son. Les neuf pièces improvisées parsèment leur poésie au travers des idées musicales développées avec soin. A noter une subtile préparation de la guitare dans A Floating Caravan. Aucune précipitation, on prend le temps de jouer : la musique respire et il faut attendre Other Chat ou Grainy Fabric , les deux derniers morceaux pour que la voix du saxophoniste devienne tranchante et son débit empressé. Donc il s’agit pour moi d’un excellent album réalisé par des improvisateurs solides, sensibles et très expérimentés. A écouter en soirée au bord de la terrasse ou au coin du feu selon les saisons pour se relaxer sans se poser de question existentielle sur la motivation artistique : quand on tient de tels musiciens à portée de lecteur CD, il ne nous reste plus qu’à se laisser porter par la musique tout en flottements apaisés. Si je n’avais pas autant d’enregistrements sur ma table d’écoute, je les remettrai quelques soirs de suite. Dehors, le soleil s’enfonce en rougeoyant dans la brume…