Performance recorded early on a sunny dawn, June the the 24th, 2007, in an ancient 10th century cave-church, in a magical stone town named Matera, South of Italy.
The church is named Santa Lucia alle Malve.
Summer solstice is a holy moment in so many and various traditions.
We chose there because of the sound of these alveolar stones.
Not only had we beautiful reverbes and resonant echoes but the sound seemed to go into the stones themselves.
It’s naked music, as we had to solve our golems there.
We like to think about it as a laical psalmody.
Our equipment was light:
a soprano saxophone, a couple of table strings (taisho koto and mahai metak) and a very discreet low-fi device to get some frequencies.
The output has been a great sharing and a pure communication.
Holy, sometimes.
“Your very eyes” is mainly a proof of belonging.
A safe and uncertain place to train shifts.
Displacements.
Belonging to a way.
Better, to a move.
Sources are so different.
Distant starts, too.
Although, there are places where it is possibile to unveal us.
Here: no matter what styles or auto-referring expressive attempts.
Here: changes.
Actually changes.
And we discover ourselves moved, changed, unchained.
One from each other.
Your very eyes è prima di tutto la prova di un’appartenenza. Un luogo sicuro ed incerto nel quale esercitare spostamenti. L’appartenenza ad una via. Meglio, ad un muoversi. Le provenienze e le derivazioni sono così varie e diverse.. Ma appunto ci sono luoghi, nei quali ci si svela. Qui non si tratta di stili o di auto-referenti tentativi di espressione. Qui si attuano mutamenti. E ci si scopre smossi, cambiati, giocati l’un l’altro. Dopo qualche anno di intensa collaborazione intorno a progetti complessi e multi prospettici ( il recentissimo dvd “Kursk_truth in the end” appena edito da Amirani records, il cd “On War” prossimamente in uscita) e a live performances, Gianni Mimmo e Xabier Iriondo operano qui una sana mutazione reciproca. Decidono di intraprendere un viaggio verso una chiesa rupestre del X sec. (S. Lucia alle Malve a Matera) per due ragioni: – la prima è di ordine acustico. La pietra di quei luoghi è sonora e reagisce in modo molto interessante alle sollecitazioni timbriche. -la seconda è quella vera. Sanno che c’è necessità di una sorta di celebrazione di questo tentativo di creazione di un meta-linguaggio fra le loro storie. Le loro provenienze sono diverse, le loro anagrafi distanti, le loro attenzioni molto simili, con declinazioni differenti ed egualmente intense. È un confronto nudo, ma qui trovano modo di scogliere i loro golem. Your very eyes è una specie di laica salmodia fatta di struggenze ed asprezze. Il loro dire è fatto di crinali percorsi per cadere e per cedere. Per far questo si servono di mezzi leggeri e semplicemente complessi: un sax soprano, un paio di cordofoni (un mahai metak e un taisho koto) e di alcuni discreti lo-fi devices. Ne esce una condivisione e una comunicazione pura. A volte sacra.