Technicolor on LosingToday

Technicolor è l’ultimo progetto di Giovanni Mayer, apprezzato contrabbassista noto per aver a lungo militato nel quintetto elettrico di Enrico Rava e per aver partecipato, tra gli altri progetti, alla Italian Instable Orchestra. In questa occasione torna a imbracciare il basso elettrico, suo ‘amore di gioventù’, in un quartetto nel quale alla sezione ritmica completata dalla consueta batteria (dietro alla quale siede Zeno De Rossi) si affiancano due tastiere, con Giorgio Pacoring a occuparsi di Rhodes, farfisa e piano elettrico e Alfonso Santimone che, oltre che degli strumenti pi’tradizionali’, gestisce anche laptop e samples.
Quasi due progetti separati: il primo per ordine di importanza (ma la cui registrazione è più recente) reca già nel titolo il motivo del ‘diritto di precedenza’: “Featuring Marc Ribot” vede infatti il quartetto accogliere nelle sue fila uno dei maggiori esponenti della chitarra rock d’avanguardia, e insieme a lui Simone Massaron, altro sperimentatore che ha già avuto modo di farsi conoscere, anche attraverso i progetti curati dalla stessa Longsong.
Le dieci composizioni di “Featuring…” danno vita a un disco che, nelle sue sperimentazioni, conserva immediatezza di impatto e comunicazione con l’ascoltatore fin dall’incipit, uno smodato jazz-rock dal finale quasi ludico, per poi proseguire attraverso rarefazioni, esplosioni acide, parentesi prog e tratti impervi, resi accidentati dalle sincopi chitarristiche di Ribot e Massaron, cui il resto dell’ensemble cede volentieri il proscenio, riservandosi il ruolo, meno appariscente, di fornire una direzione al proseguimento del tragitto. Su scenari più congeniali anche ai meno avvezzi alla sperimentazione, si aprono improvvisamente finestre su panorami di avanguardia, in modo (e questo è il maggiore pregio del disco) assolutamente non traumatico e indolore, tanto da far ritrovare l’ascoltatore in territori più impervi quasi senza che esso se ne accorga.
Con il secondo cd, “Turtle Soup”, si risale invece al nucleo originario del progetto Technicolor: ecco allora che, nelle sei tracce presenti, i componenti del quartetto, non più legati dagli ‘obblighi dell’ospitalità’ hanno maggiormente modo di far sentire la propria voce. Rispetto al suo successore,
“Turtle Soup” è un disco più riflessivo, più spesso giocato sull’atmosfera e il rallentamento, spesso sfiorando i confini dell’ambient, talvolta valicandoli (ricordando magari il Robert Fripp più
‘liquido’) Tuttavia il gruppo si dà anche l’occasione di dimostrare di sapersi esprimere su registri più vivaci, dando sfogo ai propri ardori sopiti, ancora una volta con uno spirito molto ‘seventies’.
Nel corso delle oltre due ore di suoni c’è dunque motivo per divertirsi, scuotersi, concentrarsi o rilassarsi, nel segno di un progetto che non smette di tenere viva la curiosità di chi ascolta.Technicolor è l’ultimo progetto di Giovanni Mayer, apprezzato contrabbassista noto per aver a lungo militato nel quintetto elettrico di Enrico Rava e per aver partecipato, tra gli altri progetti, alla Italian Instable Orchestra. In questa occasione torna a imbracciare il basso elettrico, suo ‘amore di gioventù’, in un quartetto nel quale alla sezione ritmica completata dalla consueta batteria (dietro alla quale siede Zeno De Rossi) si affiancano due tastiere, con Giorgio Pacoring a occuparsi di Rhodes, farfisa e piano elettrico e Alfonso Santimone che, oltre che degli strumenti pi’tradizionali’, gestisce anche laptop e samples.
Quasi due progetti separati: il primo per ordine di importanza (ma la cui registrazione è più recente) reca già nel titolo il motivo del ‘diritto di precedenza’: “Featuring Marc Ribot” vede infatti il quartetto accogliere nelle sue fila uno dei maggiori esponenti della chitarra rock d’avanguardia, e insieme a lui Simone Massaron, altro sperimentatore che ha già avuto modo di farsi conoscere, anche attraverso i progetti curati dalla stessa Longsong.
Le dieci composizioni di “Featuring…” danno vita a un disco che, nelle sue sperimentazioni, conserva immediatezza di impatto e comunicazione con l’ascoltatore fin dall’incipit, uno smodato jazz-rock dal finale quasi ludico, per poi proseguire attraverso rarefazioni, esplosioni acide, parentesi prog e tratti impervi, resi accidentati dalle sincopi chitarristiche di Ribot e Massaron, cui il resto dell’ensemble cede volentieri il proscenio, riservandosi il ruolo, meno appariscente, di fornire una direzione al proseguimento del tragitto. Su scenari più congeniali anche ai meno avvezzi alla sperimentazione, si aprono improvvisamente finestre su panorami di avanguardia, in modo (e questo è il maggiore pregio del disco) assolutamente non traumatico e indolore, tanto da far ritrovare l’ascoltatore in territori più impervi quasi senza che esso se ne accorga.
Con il secondo cd, “Turtle Soup”, si risale invece al nucleo originario del progetto Technicolor: ecco allora che, nelle sei tracce presenti, i componenti del quartetto, non più legati dagli ‘obblighi dell’ospitalità’ hanno maggiormente modo di far sentire la propria voce. Rispetto al suo successore,
“Turtle Soup” è un disco più riflessivo, più spesso giocato sull’atmosfera e il rallentamento, spesso sfiorando i confini dell’ambient, talvolta valicandoli (ricordando magari il Robert Fripp più
‘liquido’) Tuttavia il gruppo si dà anche l’occasione di dimostrare di sapersi esprimere su registri più vivaci, dando sfogo ai propri ardori sopiti, ancora una volta con uno spirito molto ‘seventies’.
Nel corso delle oltre due ore di suoni c’è dunque motivo per divertirsi, scuotersi, concentrarsi o rilassarsi, nel segno di un progetto che non smette di tenere viva la curiosità di chi ascolta.

Duo Milano – Downtown Music Gallery

This fabulous disc consists of ten amazing duets, five acoustic and five electric pieces. Superbly recorded and immensely satisfying in sonic detail. The acoustic side balances super-quick harp-like flourishes with the naked purity of spacious, bluesy e-bow drones. The electric side is dark and dreamy with strange, bent-note ballistics. From quietly cosmic to extremely intense.This fabulous disc consists of ten amazing duets, five acoustic and five electric pieces. Superbly recorded and immensely satisfying in sonic detail. The acoustic side balances super-quick harp-like flourishes with the naked purity of spacious, bluesy e-bow drones. The electric side is dark and dreamy with strange, bent-note ballistics. From quietly cosmic to extremely intense.

Duo Milano – All About Jazz New York

Duo Milano features Cline and multi- instrumentalist Elliott Sharp in a series of acoustic/electric duets that strive for — and very often achieve — a kind of telepathic oneness. “Our playing together resonates in such a way as to create the sound of one seething bubbling bristling glowing instrument,” says Sharp of his rapport with Cline. Indeed, the two are often indiscernible from each other in both the acoustic and electric settings. The two reach incredible heights over ten improvisations, immersed in the intimacy of the setting and reaching toward a common artistic vision.Duo Milano features Cline and multi- instrumentalist Elliott Sharp in a series of acoustic/electric duets that strive for — and very often achieve — a kind of telepathic oneness. “Our playing together resonates in such a way as to create the sound of one seething bubbling bristling glowing instrument,” says Sharp of his rapport with Cline. Indeed, the two are often indiscernible from each other in both the acoustic and electric settings. The two reach incredible heights over ten improvisations, immersed in the intimacy of the setting and reaching toward a common artistic vision.

Smoke Inside – Downbeat

News flash (to some): Free-minded electric jazz and fusion are alive and surprisingly well in Europe, shown by these two guitar-heavy releases that straddle both genres and mix it up with other strains.

Cavallanti is the nominal leader on Smoke Inside, also a showcase for die fertile-impassioned wanderings of chameleonic guitar wizard Nels Cline. The latter’s free-floating declarations stretch way out at the start of opener. “Cline’s Line.” which unfolds into acoustic-electric funk fusion, like a blast from the early ’70s and none the worse for the wear. “Moods For Dewey'” offers room for heady improvisations by the saxophonist and Cline. After all that intensity comes a prayer, in the form of the gospel-blues piece “Go On Moses,” an apropos chill-out tune.News flash (to some): Free-minded electric jazz and fusion are alive and surprisingly well in Europe, shown by these two guitar-heavy releases that straddle both genres and mix it up with other strains.

Cavallanti is the nominal leader on Smoke Inside, also a showcase for die fertile-impassioned wanderings of chameleonic guitar wizard Nels Cline. The latter’s free-floating declarations stretch way out at the start of opener. “Cline’s Line.” which unfolds into acoustic-electric funk fusion, like a blast from the early ’70s and none the worse for the wear. “Moods For Dewey'” offers room for heady improvisations by the saxophonist and Cline. After all that intensity comes a prayer, in the form of the gospel-blues piece “Go On Moses,” an apropos chill-out tune.

Smoke Inside – Losing Today

Un disco di jazz elettrico, riletture di materiale scritto in passato a fianco di nuove composizioni scritte per l’occasione. E’ l’ultima sfida di Daniele Cavallanti, sassofonista (tenore e baritono) con quasi quarant’anni di attività.

L’occasione è il primo disco uscito per la milanese Long Song Records, etichetta di recente formazione, ma che si è già segnalata per un’attività fervente, concentrata sui settori più avanguardistici delle commistioni tra jazz e rock.

In questa nuova prova, per sua stessa ammissione differente sotto molti aspetti da quanto prodotto in passato, Cavallanti si fa accompagnare da una band di prim’ordine, nella quale spiccano due sperimentatori chitarristici come l’americano Nels Cline e il giovane Simone Massaron, e il compagno di lungo corso Tiziano Tononi (artefice insieme a Cavallanti, tra le altre collaborazioni, del progetto Nexus) dietro la batteria.

La mastodontica Hymsa, oltre diciannove minuti, campeggia trai sei lunghi brani che compongono una selezione caratterizzata, nella quale dominano compostezza formale e rilassatezza di toni. Tuttavia l’ensemble evita il rischio di sembrare troppo ‘rigoroso’, e l’impressione di ‘suonarsi addosso’, attraverso l’accurato inserimento di varie deviazioni dalla ‘retta via’: e allora, di volta in volta, ecco sprazzi free, accennate derive siderali à la Sun Ra, perfino qualche allusione crimsoniana e, più spesso, suggestioni che rimandano alla grande stagione del jazz elettrico di Weather Report, Mahavishnu Orchestra, o, per restare a casa nostra, Perigeo.

Fino a lasciarsi andare nella semiconclusiva Fabrizio’s Mood (scritta insieme a Fabrizio Perissinotto, produttore e artefice della Long Song Records), dove il dialogo tra sassofono e chitarra, che ritorna come un filo conduttore nel corso di tutto il disco, raggiunge la sua massima creatività e libertà espressiva.

Intorno, il consueto calore sonoro, tipico del jazz elettrico, trasmesso dalle trame costruite da tastiere e contrabbasso, mentre sullo sfondo la batteria lavora senza sosta ad accrescere alternativamente la dinamica, la delicatezza, o la vivacità dell’insieme.

Un disco certo non agevole: la durata (globale e delle singole) tracce richiede lo sforzo di un ascolto attento, pena il rischio di perdere il filo, ma che dopo aver richiesto concentrazione e ‘serietà’ da parte dell’ascoltatore, sa essere avvolgente, e si concede volentieri attraverso il suo dipanarsi sinuoso.Un disco di jazz elettrico, riletture di materiale scritto in passato a fianco di nuove composizioni scritte per l’occasione. E’ l’ultima sfida di Daniele Cavallanti, sassofonista (tenore e baritono) con quasi quarant’anni di attività.

L’occasione è il primo disco uscito per la milanese Long Song Records, etichetta di recente formazione, ma che si è già segnalata per un’attività fervente, concentrata sui settori più avanguardistici delle commistioni tra jazz e rock.

In questa nuova prova, per sua stessa ammissione differente sotto molti aspetti da quanto prodotto in passato, Cavallanti si fa accompagnare da una band di prim’ordine, nella quale spiccano due sperimentatori chitarristici come l’americano Nels Cline e il giovane Simone Massaron, e il compagno di lungo corso Tiziano Tononi (artefice insieme a Cavallanti, tra le altre collaborazioni, del progetto Nexus) dietro la batteria.

La mastodontica Hymsa, oltre diciannove minuti, campeggia trai sei lunghi brani che compongono una selezione caratterizzata, nella quale dominano compostezza formale e rilassatezza di toni. Tuttavia l’ensemble evita il rischio di sembrare troppo ‘rigoroso’, e l’impressione di ‘suonarsi addosso’, attraverso l’accurato inserimento di varie deviazioni dalla ‘retta via’: e allora, di volta in volta, ecco sprazzi free, accennate derive siderali à la Sun Ra, perfino qualche allusione crimsoniana e, più spesso, suggestioni che rimandano alla grande stagione del jazz elettrico di Weather Report, Mahavishnu Orchestra, o, per restare a casa nostra, Perigeo.

Fino a lasciarsi andare nella semiconclusiva Fabrizio’s Mood (scritta insieme a Fabrizio Perissinotto, produttore e artefice della Long Song Records), dove il dialogo tra sassofono e chitarra, che ritorna come un filo conduttore nel corso di tutto il disco, raggiunge la sua massima creatività e libertà espressiva.

Intorno, il consueto calore sonoro, tipico del jazz elettrico, trasmesso dalle trame costruite da tastiere e contrabbasso, mentre sullo sfondo la batteria lavora senza sosta ad accrescere alternativamente la dinamica, la delicatezza, o la vivacità dell’insieme.

Un disco certo non agevole: la durata (globale e delle singole) tracce richiede lo sforzo di un ascolto attento, pena il rischio di perdere il filo, ma che dopo aver richiesto concentrazione e ‘serietà’ da parte dell’ascoltatore, sa essere avvolgente, e si concede volentieri attraverso il suo dipanarsi sinuoso.

Smoke Inside – Jazz Magazine

Dans ce récent “Smoke Inside”, le quintette du saxophoniste ténor italien, vétéran de l’Italian Instabile Orchestra et du groupe Nexus, est augmenté du guitariste Nils Cline. Dès l’introduction, avec un son et un phrasé qui n’est pas sans rappeler celui de John Scofield. l’ami américain imprime à l’ensemble son jeu volubile et intense. Et, de fait, on pense souvent au David Liebman Quintet des années 70 (Terumasa Hino, John Scofield, Ron McClure et Adam Nussbaumj qui tirait si bien profìt du contraste entre langage jazz et vocabulaire blues, voire rock, entre ambiances acoustiques et décharges furieuses. Avec Ahimsa, longue suite aux multiples ambiances dans laquelle la virtuosité du saxophoniste s’exerce aussi sur baryton, c’est au Miles Davis du début des années 80 qu’il est fait référence : groove assez libre donc, et pulsation rythmique insistante. Tout comme dans Moods For Dewey, enregistré en hommage à Dewey Redman, où le solo de Cavallanti, plus lyrique que jamais, plonge dans la soul. On l’a compris, ce n’est pas l’originalité qui prévaut ici. mais plutót la fraicheur et. l’efficacité de la réinterprétation d’un état d’esprit qui connut ses heures de gioire et qu’on est heureux de voir ressuscité si joyeusement. Jubilatoire.Dans ce récent “Smoke Inside”, le quintette du saxophoniste ténor italien, vétéran de l’Italian Instabile Orchestra et du groupe Nexus, est augmenté du guitariste Nils Cline. Dès l’introduction, avec un son et un phrasé qui n’est pas sans rappeler celui de John Scofield. l’ami américain imprime à l’ensemble son jeu volubile et intense. Et, de fait, on pense souvent au David Liebman Quintet des années 70 (Terumasa Hino, John Scofield, Ron McClure et Adam Nussbaumj qui tirait si bien profìt du contraste entre langage jazz et vocabulaire blues, voire rock, entre ambiances acoustiques et décharges furieuses. Avec Ahimsa, longue suite aux multiples ambiances dans laquelle la virtuosité du saxophoniste s’exerce aussi sur baryton, c’est au Miles Davis du début des années 80 qu’il est fait référence : groove assez libre donc, et pulsation rythmique insistante. Tout comme dans Moods For Dewey, enregistré en hommage à Dewey Redman, où le solo de Cavallanti, plus lyrique que jamais, plonge dans la soul. On l’a compris, ce n’est pas l’originalité qui prévaut ici. mais plutót la fraicheur et. l’efficacité de la réinterprétation d’un état d’esprit qui connut ses heures de gioire et qu’on est heureux de voir ressuscité si joyeusement. Jubilatoire.

Smoke Inside – Rockerilla

“Smoke Inside”, nuovo lavoro della band di Daniele Cavallanti, presenta una certa affinità con le sperimentazioni sonore di Miles Davis, quando il suo obiettivo era fondere in un amalgama straordinario ed eccitante rock e jazz. Si tratta di un lavoro che ha visto la luce grazie ad una fortunata session tra Daniele Cavallanti, alcuni amici musicisti e Nels Cline, chitarrista dei Wilco, una delle band più innovative degli ultimi anni. L’amicizia tra Cavallanti e Cline parte da lontano, precisamente dal 1994, quando il sassofonista italiano si recò a suonare a Los Angeles ed ebbe modo di conoscere e apprezzare Cline. Dopo dodici anni i due si ritrovano in studio con l’idea di mettere mano a brani vecchi e nuovi di Cavallanti, assecondati da una band elettrica di tutto rispetto. Il risultato è stimolante e creativo, settanta minuti di musica difficile e brillante allo stesso tempo, improvvisazioni a non finire, sei brani lunghi e colti di free-jazz notturno e intenso, sporcati dal rock e punteggiati di blues. Prendiamo per esempio “Fabrizio’s Mood”, quasi undici minuti, che parte con un buon lavoro di percussioni e Cline che impazza con assoli che sembrano quasi stonati, poi con l’intervento del sax si sconfina nel free-jazz più folgorato, per rientrare infine in una coda strumentale più composta e strutturata. “Smoke Inside” è un disco di non facile ascolto, ma quando lo si fa proprio e se ne comprendono le sfaccettature, è veramente difficile allontanarsene.“Smoke Inside”, nuovo lavoro della band di Daniele Cavallanti, presenta una certa affinità con le sperimentazioni sonore di Miles Davis, quando il suo obiettivo era fondere in un amalgama straordinario ed eccitante rock e jazz. Si tratta di un lavoro che ha visto la luce grazie ad una fortunata session tra Daniele Cavallanti, alcuni amici musicisti e Nels Cline, chitarrista dei Wilco, una delle band più innovative degli ultimi anni. L’amicizia tra Cavallanti e Cline parte da lontano, precisamente dal 1994, quando il sassofonista italiano si recò a suonare a Los Angeles ed ebbe modo di conoscere e apprezzare Cline. Dopo dodici anni i due si ritrovano in studio con l’idea di mettere mano a brani vecchi e nuovi di Cavallanti, assecondati da una band elettrica di tutto rispetto. Il risultato è stimolante e creativo, settanta minuti di musica difficile e brillante allo stesso tempo, improvvisazioni a non finire, sei brani lunghi e colti di free-jazz notturno e intenso, sporcati dal rock e punteggiati di blues. Prendiamo per esempio “Fabrizio’s Mood”, quasi undici minuti, che parte con un buon lavoro di percussioni e Cline che impazza con assoli che sembrano quasi stonati, poi con l’intervento del sax si sconfina nel free-jazz più folgorato, per rientrare infine in una coda strumentale più composta e strutturata. “Smoke Inside” è un disco di non facile ascolto, ma quando lo si fa proprio e se ne comprendono le sfaccettature, è veramente difficile allontanarsene.

Smoke Inside – All About Jazz California / Chicago

I’ve got this ringing in my ears! That’s electric jazz, son; trust me, it’s good for you.

Italian saxophonist Daniele Cavallanti, best known for his work in Nexus and the Italian Instabile Orchestra with drummer Tiziano Tononi, assembled this Electric Unit not to play fusion, but the electric music handed down by founding fathers Miles Davis, Tony Williams, Al Foster, Steve Grossman, John McLaughlin, Dave Liebman and others.

Cavallanti’s mission on Smoke Inside is accomplished with the aforementioned help of Tononi, plus the guitar of U.S. west coast hero Nels Cline. From the opener “Cline’s Line,” the guitar introduces a funk groove with Giovanni Maier’s bass and the power-jam of the drummer. Cline and Cavallanti trade licks in this healthy anthem.

A tribute to the recently deceased saxophonist Dewey Redman, “Moods for Dewey” finds a relaxed groove swept by the very large sound of Cavallanti’s saxophone. He plays sans self-consciousness, not unlike Sonny Fortune. Cline is featured on one of his otherworldly guitar flights on “Fabrizio’s Mood.” Backed by the whirling Tononi and Maier, he rips, tears and crunches as introduction to some outward playing by Cavallanti and the keyboardist Ivano Borgazzi. The lengthiest track, a nearly twenty-minute “Ahimsa,” rings of an early Wayne Shorter/Joe Zawinul vibe.

The slow-walking blues of “Go on Moses” ends the disc. A certain crowd pleaser, the band evokes an old-time organ sound behind the guitar/saxophone sign-off. It is, indeed, good for youI’ve got this ringing in my ears! That’s electric jazz, son; trust me, it’s good for you.

Italian saxophonist Daniele Cavallanti, best known for his work in Nexus and the Italian Instabile Orchestra with drummer Tiziano Tononi, assembled this Electric Unit not to play fusion, but the electric music handed down by founding fathers Miles Davis, Tony Williams, Al Foster, Steve Grossman, John McLaughlin, Dave Liebman and others.

Cavallanti’s mission on Smoke Inside is accomplished with the aforementioned help of Tononi, plus the guitar of U.S. west coast hero Nels Cline. From the opener “Cline’s Line,” the guitar introduces a funk groove with Giovanni Maier’s bass and the power-jam of the drummer. Cline and Cavallanti trade licks in this healthy anthem.

A tribute to the recently deceased saxophonist Dewey Redman, “Moods for Dewey” finds a relaxed groove swept by the very large sound of Cavallanti’s saxophone. He plays sans self-consciousness, not unlike Sonny Fortune. Cline is featured on one of his otherworldly guitar flights on “Fabrizio’s Mood.” Backed by the whirling Tononi and Maier, he rips, tears and crunches as introduction to some outward playing by Cavallanti and the keyboardist Ivano Borgazzi. The lengthiest track, a nearly twenty-minute “Ahimsa,” rings of an early Wayne Shorter/Joe Zawinul vibe.

The slow-walking blues of “Go on Moses” ends the disc. A certain crowd pleaser, the band evokes an old-time organ sound behind the guitar/saxophone sign-off. It is, indeed, good for you

Smoke Inside – Landmark

Jazz fans everywhere will dig “Smoke Inside” by Daniele Cavallanti. This is a foray into the Electric side of Mr. Cavallanti with some old favorites reworked as well as some brand new compositions. The disk starts off strong with a track called Cline’s line, which is like a listening experience onto itself. Starting with Guitar shortly joined by sax the song breaks into a full on romp at about 2min 45sec. then at around 3:15 it breaks down and the real fun just begins. Very cool. Daniele Cavallanti plays Tenor and Baritone Saxophone with strength and authority as he leads a fantastic band through six tracks. Nels Cline does amazing work on Guitar
throughout the disk and is supported by Tiziano Tononi on drums and a marvelous percussionist named Pacho. Giovanni Maier is heaping coal on the fire with controlled aggression on stand up as well as pushing hard with his electric bass when called on. His electric work on “Moods for Dewey” was especially pleasing to me. Simone Massaron makes an exceptional contribution on that track as well playing the Baritone Electric Guitar and his choice of Fretless Electric Guitar on “Lonesome drive” is an unexpected treat. Throw in the thoughtful and tasteful playing of Ivano Borgazzi on Fender Rhodes and Keys and you get a disk that is musically on the move while always maintaining the highest quality of production and creative musicianship. “Smoke Inside”is apply named. This group caught fire on this disk.Jazz fans everywhere will dig “Smoke Inside” by Daniele Cavallanti. This is a foray into the Electric side of Mr. Cavallanti with some old favorites reworked as well as some brand new compositions. The disk starts off strong with a track called Cline’s line, which is like a listening experience onto itself. Starting with Guitar shortly joined by sax the song breaks into a full on romp at about 2min 45sec. then at around 3:15 it breaks down and the real fun just begins. Very cool. Daniele Cavallanti plays Tenor and Baritone Saxophone with strength and authority as he leads a fantastic band through six tracks. Nels Cline does amazing work on Guitar
throughout the disk and is supported by Tiziano Tononi on drums and a marvelous percussionist named Pacho. Giovanni Maier is heaping coal on the fire with controlled aggression on stand up as well as pushing hard with his electric bass when called on. His electric work on “Moods for Dewey” was especially pleasing to me. Simone Massaron makes an exceptional contribution on that track as well playing the Baritone Electric Guitar and his choice of Fretless Electric Guitar on “Lonesome drive” is an unexpected treat. Throw in the thoughtful and tasteful playing of Ivano Borgazzi on Fender Rhodes and Keys and you get a disk that is musically on the move while always maintaining the highest quality of production and creative musicianship. “Smoke Inside”is apply named. This group caught fire on this disk.

Smoke Inside – All About Jazz New York

As a sideman, Cline is no less adventurous. His guitar snakes through the opening silence of Daniele Cavallanti’s Smoke Inside, before the leader’s smoky tenor gives chase. “Cline’s Line” is a fusion anthem, complete with spacey Rhodes, electric bass and pulsing rock beat. After the band enters, Cline cuts a jagged course, sparring briefly with Cavallanti before taking the lead all the way to the finish. Smoke Inside “is electric jazz: pre-fusion… pre-crappy,” says Cline of Cavallanti’s “Electric Unit”. The vibe is old school, but the playing is distinctly modern. Cavallanti positively burns on “Moods for Dewey”, driven by Cline and the relentless groove of drummer Pacho. The intensity rarely wanes through the album’s six tracks and Cavallanti’s “Electric Unit” shows the potential of jazz-rock in capable hands.As a sideman, Cline is no less adventurous. His guitar snakes through the opening silence of Daniele Cavallanti’s Smoke Inside, before the leader’s smoky tenor gives chase. “Cline’s Line” is a fusion anthem, complete with spacey Rhodes, electric bass and pulsing rock beat. After the band enters, Cline cuts a jagged course, sparring briefly with Cavallanti before taking the lead all the way to the finish. Smoke Inside “is electric jazz: pre-fusion… pre-crappy,” says Cline of Cavallanti’s “Electric Unit”. The vibe is old school, but the playing is distinctly modern. Cavallanti positively burns on “Moods for Dewey”, driven by Cline and the relentless groove of drummer Pacho. The intensity rarely wanes through the album’s six tracks and Cavallanti’s “Electric Unit” shows the potential of jazz-rock in capable hands.