Bob Rusch – Rings of Fire

Giovanni Maier [el.b] is also on board for DANIELE CAVALLANTI’s [ts/bs] and TIZIANO Tononi’s [perc] RINGS OF FIRE [Long Song Records lsrcd 110/2008]. This features the exciting violin of Jenny Scheinman along with Massimo Mariani [el.g], Emanuele Parrini [viola], Pacho [perc] and Achille Succi [as/b.clt]. Recorded 2/16&17/08 the program [79:36] is divided between Faces [6 parts composed by Cavallanti] and Phases 323 [a 3 part suite in 8 sections, composed by Tononi]. There is some very effective music with haunting work, often in league with the electric instruments, here from every member of the septet. Here the electric element is used as a setting or backdrop to the improvs. Cavallanti’s writing relies more on the electric draping; often an effective soundstage for improvs. This is nicely presented episodic music skillfully integrating the strings, electronics and horns.Giovanni Maier [el.b] is also on board for DANIELE CAVALLANTI’s [ts/bs] and TIZIANO Tononi’s [perc] RINGS OF FIRE [Long Song Records lsrcd 110/2008]. This features the exciting violin of Jenny Scheinman along with Massimo Mariani [el.g], Emanuele Parrini [viola], Pacho [perc] and Achille Succi [as/b.clt]. Recorded 2/16&17/08 the program [79:36] is divided between Faces [6 parts composed by Cavallanti] and Phases 323 [a 3 part suite in 8 sections, composed by Tononi]. There is some very effective music with haunting work, often in league with the electric instruments, here from every member of the septet. Here the electric element is used as a setting or backdrop to the improvs. Cavallanti’s writing relies more on the electric draping; often an effective soundstage for improvs. This is nicely presented episodic music skillfully integrating the strings, electronics and horns.

Bob Rusch – The Talking Bass

Long Song has also issued a recording from 11/16&17/10 by GIOVANNI MAIER [b] called THE TALKING BASS [lsrcd 118/2010] this with Emanuele Parrini [vln/viola], Scott Amendola [drm], and Luca Calabrese [tpt/flg]. 8 of the 9 tracks [78:32] are originals by Maier and feature strings in a dynamic way. On the longest track “ Disk Dosk” [12:39], Parrini builds a wonderful tension and anticipation over Amendola’s free drumming before things change to a slower pace and the focus switches to the bass, about half way through, Maier plays in free time and then further changes tempo to uptempo and the drums go into a loose time and Calabrese enters and the group falls into time. The group then again evolves into free time. On another tune, “Leroy Vinnegar” the piece opens with high energy violin pizzacato over walking time bass lines. Maier knows his bassists. The CD concert is loaded with these time shifts and makes for some thrilling music. Each member of this quartet is impressive. Parrini, to my knowledge, has never led a session and this is perhaps his best featuring. Maier is not only a masterful bassist but seems to have a good instinct on how to write and put a group together. The Talking Bass is both an exciting and soulful bravura performance.Long Song has also issued a recording from 11/16&17/10 by GIOVANNI MAIER [b] called THE TALKING BASS [lsrcd 118/2010] this with Emanuele Parrini [vln/viola], Scott Amendola [drm], and Luca Calabrese [tpt/flg]. 8 of the 9 tracks [78:32] are originals by Maier and feature strings in a dynamic way. On the longest track “ Disk Dosk” [12:39], Parrini builds a wonderful tension and anticipation over Amendola’s free drumming before things change to a slower pace and the focus switches to the bass, about half way through, Maier plays in free time and then further changes tempo to uptempo and the drums go into a loose time and Calabrese enters and the group falls into time. The group then again evolves into free time. On another tune, “Leroy Vinnegar” the piece opens with high energy violin pizzacato over walking time bass lines. Maier knows his bassists. The CD concert is loaded with these time shifts and makes for some thrilling music. Each member of this quartet is impressive. Parrini, to my knowledge, has never led a session and this is perhaps his best featuring. Maier is not only a masterful bassist but seems to have a good instinct on how to write and put a group together. The Talking Bass is both an exciting and soulful bravura performance.

Bob Rusch (Cadence, CIMP) – The Blessed Prince

THE BLESSED PRINCE [#137/2016] is a 4/5&6/14 date with EMANUELE PARRINI [vln] leading a quartet [Dimitri Grechi Espinoza-as, Giovanni Maier-b, Andrea Melani-drm] on seven originals [42:49] from Parrini or Maier. There is a great soul to this CD. Parrini and Maier both play scratchy and sawing style on their strings and that style is complimented by Espinoza’s reed squawk alto style. There is a gutty density that reaches into your soul and then explodes outward in the joy of creativity. Gut-sy Jazz.THE BLESSED PRINCE [#137/2016] is a 4/5&6/14 date with EMANUELE PARRINI [vln] leading a quartet [Dimitri Grechi Espinoza-as, Giovanni Maier-b, Andrea Melani-drm] on seven originals [42:49] from Parrini or Maier. There is a great soul to this CD. Parrini and Maier both play scratchy and sawing style on their strings and that style is complimented by Espinoza’s reed squawk alto style. There is a gutty density that reaches into your soul and then explodes outward in the joy of creativity. Gut-sy Jazz.

All About Jazz Italia – The Blessed Prince

5 stelle *****

Abbiamo già parlato due volte di questo strepitoso quartetto di Emanuele Parrini e di questo disco, preparato due anni orsono con un concerto che ne precedette la registrazione e presentato quest’inverno con un altro live. E ne avevamo parlato bene. Adesso, dopo l’attento ascolto del CD, non possiamo che ripeterci.

L’album ripresenta infatti fedelmente quel che si era potuto ascoltare dal vivo, senza perdere né forza, né comunicativa, grazie alla ricchezza delle composizioni -quattro del leader, tre del contrabbassista Giovanni Maier -e della straordinaria vena dei quattro interpreti, perfettamente affiatati nel produrre una musica complessa ma godibile, libera ma drammaturgicamente lucida e coerente, incentrata su un suono che da individuale si fa collettivo.

Il disco è intitolato e dedicato ad Amiri Baraka, che aveva suonato con Parrini nel Dinamitri Jazz Folklore (ed è uscito un CD che lo documenta), essendo il suo cuore la suite eponima, in tre parti (anche se, curiosamente, la terza è staccata dalle altre due), che ha anche un’unità tematica che la differenzia dal resto del disco -peraltro stilisticamente assai coerente.

Infatti, fin dal primo brano -“Disk Dosk,” di Maier -il lavoro si sviluppa lungo una molteplicità di linee che si incrociano: quelle “portanti” del contrabbasso, che resterà protagonista per tutto il lavoro con Maier che vi offre una prestazione davvero spettacolare; quelle del violino del leader, libere e drammaticamente espressive; quelle del sax contralto di Dimitri Grechi Espinoza, ora altrettanto libere, ora invece liriche, ma sempre comunicativamente molto efficaci. Il brano, molto bello, alterna intensità dinamica collettiva a momenti più riflessivi -splendido il solo del contrabbasso -e ha una mirabile compiutezza. Dopo un brano più sospeso, sempre di Maier, inizia la suite “The Blessed Prince,” a firma di Parrini, la prima parte della quale si avvia sommessamente in modo corale per poi impennarsi con un tema teso che dà il via a improvvisazioni molto coinvolgenti. Un lungo solo di contrabbasso segna l’inizio della seconda parte, invece tutta su dinamiche moderate e condotta dal gruppo quasi sempre frammentato. La terza parte -che arriva dopo “San Frediano,” brano di Maier—riprende inizialmente la frammentarietà con un duetto tra Parrini ed Espinoza, poi si riapre su scenari collettivi più veloci e dinamicamente intensi, dalla forte libertà espressiva che richiama il clima anni Settanta caro a Parrini, dove eccelle la batteria di Andrea Melani, autore anche di un pregevole assolo. Il disco si chiude con un blues di Parrini, che unisce complessità e lirismo, scandito di nuovo da un magistrale Maier al contrabbasso e reso imprevedibile dalle corde del violino di Parrini.

Un disco davvero notevole, complesso e coinvolgente, a suo modo classico ma freschissimo, suonato in modo splendido. Da mettere senz’altro nella rosa delle cose migliori del 2016, non solo italiane.5 stelle *****

Abbiamo già parlato due volte di questo strepitoso quartetto di Emanuele Parrini e di questo disco, preparato due anni orsono con un concerto che ne precedette la registrazione e presentato quest’inverno con un altro live. E ne avevamo parlato bene. Adesso, dopo l’attento ascolto del CD, non possiamo che ripeterci.

L’album ripresenta infatti fedelmente quel che si era potuto ascoltare dal vivo, senza perdere né forza, né comunicativa, grazie alla ricchezza delle composizioni -quattro del leader, tre del contrabbassista Giovanni Maier -e della straordinaria vena dei quattro interpreti, perfettamente affiatati nel produrre una musica complessa ma godibile, libera ma drammaturgicamente lucida e coerente, incentrata su un suono che da individuale si fa collettivo.

Il disco è intitolato e dedicato ad Amiri Baraka, che aveva suonato con Parrini nel Dinamitri Jazz Folklore (ed è uscito un CD che lo documenta), essendo il suo cuore la suite eponima, in tre parti (anche se, curiosamente, la terza è staccata dalle altre due), che ha anche un’unità tematica che la differenzia dal resto del disco -peraltro stilisticamente assai coerente.

Infatti, fin dal primo brano -“Disk Dosk,” di Maier -il lavoro si sviluppa lungo una molteplicità di linee che si incrociano: quelle “portanti” del contrabbasso, che resterà protagonista per tutto il lavoro con Maier che vi offre una prestazione davvero spettacolare; quelle del violino del leader, libere e drammaticamente espressive; quelle del sax contralto di Dimitri Grechi Espinoza, ora altrettanto libere, ora invece liriche, ma sempre comunicativamente molto efficaci. Il brano, molto bello, alterna intensità dinamica collettiva a momenti più riflessivi -splendido il solo del contrabbasso -e ha una mirabile compiutezza. Dopo un brano più sospeso, sempre di Maier, inizia la suite “The Blessed Prince,” a firma di Parrini, la prima parte della quale si avvia sommessamente in modo corale per poi impennarsi con un tema teso che dà il via a improvvisazioni molto coinvolgenti. Un lungo solo di contrabbasso segna l’inizio della seconda parte, invece tutta su dinamiche moderate e condotta dal gruppo quasi sempre frammentato. La terza parte -che arriva dopo “San Frediano,” brano di Maier—riprende inizialmente la frammentarietà con un duetto tra Parrini ed Espinoza, poi si riapre su scenari collettivi più veloci e dinamicamente intensi, dalla forte libertà espressiva che richiama il clima anni Settanta caro a Parrini, dove eccelle la batteria di Andrea Melani, autore anche di un pregevole assolo. Il disco si chiude con un blues di Parrini, che unisce complessità e lirismo, scandito di nuovo da un magistrale Maier al contrabbasso e reso imprevedibile dalle corde del violino di Parrini.

Un disco davvero notevole, complesso e coinvolgente, a suo modo classico ma freschissimo, suonato in modo splendido. Da mettere senz’altro nella rosa delle cose migliori del 2016, non solo italiane.

Solar Ipse – Flawless Dust

Flawless Dust si chiama fuori da tutto ciò che è abrasivo/debordante con una serie di dialoghi fluidi, asciutti, privi di scorie.
La strada scelta è quella de mimetismo difensivo e del suono come organismo, quindi molti giochi di luce creati dal rincorrersi puntillistico e zero fretta di pervenire a una forma.
Bel disco perché dimostrare, più delle ricette col giusto dosaggio, conta la fantasia, l’estro.Flawless Dust si chiama fuori da tutto ciò che è abrasivo/debordante con una serie di dialoghi fluidi, asciutti, privi di scorie.
La strada scelta è quella de mimetismo difensivo e del suono come organismo, quindi molti giochi di luce creati dal rincorrersi puntillistico e zero fretta di pervenire a una forma.
Bel disco perché dimostrare, più delle ricette col giusto dosaggio, conta la fantasia, l’estro.

The New York City Jazz Record – Flawless Dust

Best known as a teacher and author of guitar instruction manuals, a busman’s holiday for guitarist Garrison Fewell, who died a year ago this month at 61, involved challenging sessions with players ranging from pianist George Cables and bassist Cecil McBee to saxophonist John Tchicai. Like author/activist W.E.B. Du Bois, who became more radical as he aged, Fewell seemed headed on the same path. Flawless Dust consists of nine knotty and reductionist tracks improvised alongside Italian soprano saxophonist Gianni Mimmo, whose concepts widen the hairline fissure where jazz and experimental music meet.
Fewell was open to many modes of expression. There are no ‘songs’, per se, among these tracks ranging from barely one minute to almost 14. Mimmo, who previously matched wits with the likes of cellist Daniel Levin and electronics maven Lawrence Casserley, challenges the guitarist by unexpectedly dribbling delicate pastoral timbres or spraying clotted textures all over the shorter pieces. In response, Fewell uses pinched strings or ringing strums to pour figurative cold water on the saxophonist’s excesses while outlining reciprocal harmonies.
The two ascend and descend with mountain- climber-like resolution from the centerpiece “A Floating Caravan”, the lengthiest duet, which organically redefines intense blending, spidery string crawls and angled reed exhalations, giving way to buttressed blowing and echoing strokes, only to climax with a dual unbroken line both soothing and substantial.
A departure from his larger ensemble and more mainstream efforts, Flawless Dust shows that Fewell could hold his own in the most demanding situations and that Mimmo was an enabling collaborator.Best known as a teacher and author of guitar instruction manuals, a busman’s holiday for guitarist Garrison Fewell, who died a year ago this month at 61, involved challenging sessions with players ranging from pianist George Cables and bassist Cecil McBee to saxophonist John Tchicai. Like author/activist W.E.B. Du Bois, who became more radical as he aged, Fewell seemed headed on the same path. Flawless Dust consists of nine knotty and reductionist tracks improvised alongside Italian soprano saxophonist Gianni Mimmo, whose concepts widen the hairline fissure where jazz and experimental music meet.
Fewell was open to many modes of expression. There are no ‘songs’, per se, among these tracks ranging from barely one minute to almost 14. Mimmo, who previously matched wits with the likes of cellist Daniel Levin and electronics maven Lawrence Casserley, challenges the guitarist by unexpectedly dribbling delicate pastoral timbres or spraying clotted textures all over the shorter pieces. In response, Fewell uses pinched strings or ringing strums to pour figurative cold water on the saxophonist’s excesses while outlining reciprocal harmonies.
The two ascend and descend with mountain- climber-like resolution from the centerpiece “A Floating Caravan”, the lengthiest duet, which organically redefines intense blending, spidery string crawls and angled reed exhalations, giving way to buttressed blowing and echoing strokes, only to climax with a dual unbroken line both soothing and substantial.
A departure from his larger ensemble and more mainstream efforts, Flawless Dust shows that Fewell could hold his own in the most demanding situations and that Mimmo was an enabling collaborator.

Tracce di Jazz – Flawless Dust

4 STELLE ****
Al cospetto di “A floating caravan” s’intravede una sorta di narrazione di un’esperienza psicofisica di soglia, nella perdita di orizzonte e nell’implacabile radiazione di un clima desertico.
Nell’ampiezza come nel dettaglio delle possibilità espressive strumentali si distende una lenta processione di rifrazioni di voci interiori che si manifestano solo per poco tempo, come per restituire acusticamente un fenomeno ottico di “fatamorgana” o, spiritualmente, una transizione fra sottili stati di coscienza: il divenire salmodiante del tono di Mimmo condiziona accuratamente un senso complessivo di necessaria resa.
Se nel corpo dell’intero, la drammaturgia di “A floating caravan” si erge a tempio per dimensione, attorno a esso circum-ambulano alcune miniature che, anche quando cantano, si offrono come oggetti sonori, simboli dalle proprietà impronunciabili perché soggette alla legge della pura contemplazione dove assumono una qualità differente a seconda dell’angolazione di ‘sensitività’ (“Flawless dust”).
Altrove è impressionante la costruzione della tensione emotiva, taluna serrata (“News from beyond”, “Grainy fabric”), talaltra più espansa (“Struggente”) in cui gli interventi sulla linea quanto nella fibra del suono sembrano sempre tendere al controllo della posizione nel suo farsi materico, cioè alla precisione, alla visione lucida, alla sincerità di quello vi che sta accadendo.
La scelta estetica degli autori di non includere altri brani prodotti nella seduta di registrazione per favorire una percezione bilanciata dell’opera, denota un’attenzione – stavo per dire umiltà – nei riguardi del controllo e della tenuta nel tempo della propria produzione e un rispetto per l’ascoltatore: dato il mutamento (polverizzazione) della fruizione, anche il complementare concetto stesso di produzione è messo in discussione, quindi la responsabilità di evitare una seppure minima aggiunta per questo scopo è un’ulteriore personale ragione per aumentare la fiducia per Gianni Mimmo.
Il disco è da questi dedicato a Garrison Fewell, scomparso il 5 luglio 2015
In questa loro creatura, anche per coloro (come chi sta scrivendo) che hanno potuto approssimarsi solo recentemente a questi potenziali ‘mondi’, si possono riconoscere limpidamente le condizioni della ricerca della bellezza e del senso artistico.4 STELLE ****
Al cospetto di “A floating caravan” s’intravede una sorta di narrazione di un’esperienza psicofisica di soglia, nella perdita di orizzonte e nell’implacabile radiazione di un clima desertico.
Nell’ampiezza come nel dettaglio delle possibilità espressive strumentali si distende una lenta processione di rifrazioni di voci interiori che si manifestano solo per poco tempo, come per restituire acusticamente un fenomeno ottico di “fatamorgana” o, spiritualmente, una transizione fra sottili stati di coscienza: il divenire salmodiante del tono di Mimmo condiziona accuratamente un senso complessivo di necessaria resa.
Se nel corpo dell’intero, la drammaturgia di “A floating caravan” si erge a tempio per dimensione, attorno a esso circum-ambulano alcune miniature che, anche quando cantano, si offrono come oggetti sonori, simboli dalle proprietà impronunciabili perché soggette alla legge della pura contemplazione dove assumono una qualità differente a seconda dell’angolazione di ‘sensitività’ (“Flawless dust”).
Altrove è impressionante la costruzione della tensione emotiva, taluna serrata (“News from beyond”, “Grainy fabric”), talaltra più espansa (“Struggente”) in cui gli interventi sulla linea quanto nella fibra del suono sembrano sempre tendere al controllo della posizione nel suo farsi materico, cioè alla precisione, alla visione lucida, alla sincerità di quello vi che sta accadendo.
La scelta estetica degli autori di non includere altri brani prodotti nella seduta di registrazione per favorire una percezione bilanciata dell’opera, denota un’attenzione – stavo per dire umiltà – nei riguardi del controllo e della tenuta nel tempo della propria produzione e un rispetto per l’ascoltatore: dato il mutamento (polverizzazione) della fruizione, anche il complementare concetto stesso di produzione è messo in discussione, quindi la responsabilità di evitare una seppure minima aggiunta per questo scopo è un’ulteriore personale ragione per aumentare la fiducia per Gianni Mimmo.
Il disco è da questi dedicato a Garrison Fewell, scomparso il 5 luglio 2015
In questa loro creatura, anche per coloro (come chi sta scrivendo) che hanno potuto approssimarsi solo recentemente a questi potenziali ‘mondi’, si possono riconoscere limpidamente le condizioni della ricerca della bellezza e del senso artistico.

Anonimo – Flawless Dust

Fewell & Mimmo’s work is delightful, they’re both sensitive and subtles. I’ve listened to this recording reading the conversations between Fewell & Tchicai in the french translation of his book > http://www.lenkalente.com/product/de-l-esprit-dans-la-musique-creative-de-garrison-fewell and this is now a powerful memory.Fewell & Mimmo’s work is delightful, they’re both sensitive and subtles. I’ve listened to this recording reading the conversations between Fewell & Tchicai in the french translation of his book > http://www.lenkalente.com/product/de-l-esprit-dans-la-musique-creative-de-garrison-fewell and this is now a powerful memory.

Papatamus Newsletter – Flawless Dust

This may well be Fewell’s last recording as he died from cancer in July 2015. The flow here is relaxed with Fewell randomly snatching notes out of the air and Mimmo filling in and following up to a point until the duologue finds their independent lines and set off into a juxtaposition of inspired speak. This is minimalism to a point but stays below the ozone.This may well be Fewell’s last recording as he died from cancer in July 2015. The flow here is relaxed with Fewell randomly snatching notes out of the air and Mimmo filling in and following up to a point until the duologue finds their independent lines and set off into a juxtaposition of inspired speak. This is minimalism to a point but stays below the ozone.

Kathodic – Flawless Dust

4 STELLE ****
La “polvere perfetta” cui fanno riferimento il sassofonista Gianni Mimmo e il chitarrista Garrison Fewell (da poco scomparso) è quella che si irradia fin dall’omonima traccia d’apertura: lo stato quasi gassoso di una musica rarefatta ma non ermetica, di un’eleganza impalpabile che non scade mai nel manierismo. La chitarra mette in scena pulsazioni che sembrano provenire dallo spazio cosmico, mentre il sax – ad esempio in Song – mantiene la rotta della linea melodica. News from Beyond offre un esempio di decostruzione chitarristica intensa ed essenziale: il suono molecolarizzato delle corde dialoga con un sax in perpetuo movimento. I segnali morse si alternano alle lunghe note flautate in Struggente, una piccola perla di equilibrio. A Floating Caravan trasporta l’ascoltatore su piste esotiche, non si sa se orientali o interstellari: il tintinnio misterioso di campanelli, suoni come di serpenti a sonagli e le incursioni di chitarra e sax paiono sospendere la forza di gravità. Chiude (senza concludere, ma questo lo lasciamo scoprire all’ascoltatore) Grainy Fabric, in un’accelerazione delle particelle musicali. Lavoro complesso e poetico ma non snob, che invita l’ascoltatore a lasciarsi andare nel flusso sonoro.4 STELLE ****
La “polvere perfetta” cui fanno riferimento il sassofonista Gianni Mimmo e il chitarrista Garrison Fewell (da poco scomparso) è quella che si irradia fin dall’omonima traccia d’apertura: lo stato quasi gassoso di una musica rarefatta ma non ermetica, di un’eleganza impalpabile che non scade mai nel manierismo. La chitarra mette in scena pulsazioni che sembrano provenire dallo spazio cosmico, mentre il sax – ad esempio in Song – mantiene la rotta della linea melodica. News from Beyond offre un esempio di decostruzione chitarristica intensa ed essenziale: il suono molecolarizzato delle corde dialoga con un sax in perpetuo movimento. I segnali morse si alternano alle lunghe note flautate in Struggente, una piccola perla di equilibrio. A Floating Caravan trasporta l’ascoltatore su piste esotiche, non si sa se orientali o interstellari: il tintinnio misterioso di campanelli, suoni come di serpenti a sonagli e le incursioni di chitarra e sax paiono sospendere la forza di gravità. Chiude (senza concludere, ma questo lo lasciamo scoprire all’ascoltatore) Grainy Fabric, in un’accelerazione delle particelle musicali. Lavoro complesso e poetico ma non snob, che invita l’ascoltatore a lasciarsi andare nel flusso sonoro.