Your Very Eyes – ImprojazzEmballé avec goût dans un « super jewel box » plus esthétique que le boîtier sans âme auquel nous a habitué l’industrie, cette exploration de l’univers sonore d’un église-grotte souterraine de la ville de Matera dans les Pouilles nous révèle une belle surprise. Gianni Mimmo est un véritable maître du sax soprano, héritier de Steve Lacy, influence de laquelle il s ‘émancipe sensiblement. Son acolyte est un sound maker électronique et objétiste assez suivi en Italie, Xabier Iriondo. On entend le son de l’église et la réverbération toute particulière de ce caveau de tuf dont les parois sont ornées de fresques. Un détail curieux et oculaire tiré d’une fresque orne la pochette et donne son titre à l’album. Le saxophoniste prend le temps de déplier les volutes de sa musique et d’étirer les harmoniques en se rapprochant des parois. Sans tenter d’impressionner l’auditeur par sa technique, Gianni Mimmo se concentre sur la plénitude du son et un lyrisme sincère. Il s’agit d’un véritable spécialiste de l’instrument et non pas d’une extension du ténor dans le registre aigu comme nous y a habitué la majorité des saxophonistes qui utilisent l’instrument.
Iriondo utilise des motifs répétitifs avec un semblant de guitare primitive actionnée avec un mécanisme. Un univers sonore particulier qui entend échapper à une quelconque école mais peut ambitionner de s’adresser à différents publics qui finiront bien un jour par se lasser des étiquettes qu’on veut leur imposer et trouveraient bien leur bonheur en laissant flotter l’ imagination à l’écoute de cette échappée très particulière, toute imprégnée de l’acoustique caverneuse de Santa Lucia alle Malve. Une bien belle réussite !Your Very Eyes – ImprojazzEmballé avec goût dans un « super jewel box » plus esthétique que le boîtier sans âme auquel nous a habitué l’industrie, cette exploration de l’univers sonore d’un église-grotte souterraine de la ville de Matera dans les Pouilles nous révèle une belle surprise. Gianni Mimmo est un véritable maître du sax soprano, héritier de Steve Lacy, influence de laquelle il s ‘émancipe sensiblement. Son acolyte est un sound maker électronique et objétiste assez suivi en Italie, Xabier Iriondo. On entend le son de l’église et la réverbération toute particulière de ce caveau de tuf dont les parois sont ornées de fresques. Un détail curieux et oculaire tiré d’une fresque orne la pochette et donne son titre à l’album. Le saxophoniste prend le temps de déplier les volutes de sa musique et d’étirer les harmoniques en se rapprochant des parois. Sans tenter d’impressionner l’auditeur par sa technique, Gianni Mimmo se concentre sur la plénitude du son et un lyrisme sincère. Il s’agit d’un véritable spécialiste de l’instrument et non pas d’une extension du ténor dans le registre aigu comme nous y a habitué la majorité des saxophonistes qui utilisent l’instrument.
Iriondo utilise des motifs répétitifs avec un semblant de guitare primitive actionnée avec un mécanisme. Un univers sonore particulier qui entend échapper à une quelconque école mais peut ambitionner de s’adresser à différents publics qui finiront bien un jour par se lasser des étiquettes qu’on veut leur imposer et trouveraient bien leur bonheur en laissant flotter l’ imagination à l’écoute de cette échappée très particulière, toute imprégnée de l’acoustique caverneuse de Santa Lucia alle Malve. Une bien belle réussite !
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Dandelions On Fire – The Wire
Dandelions Dn Fire is an Italian project driven by composer and guitarist Simone Massaron, whose connection with Bozulich is presumably via LA guitarist Nels Cline. Opener “Never Saw Your Face” is a lowering two-chord drama with bowed bass and harmonium, and we are broadly in Tom Waits territory. Massaron, whose speciality is fretless guitar, also brings banjo and lap steel, and young Italian drummer Zeno de Rossi is moodily appropriate on brushes and junkyard percussion. Bozulich moves in restrained mode between tender and creepy; her lyrics and vocal performances are great, and because this is not her group she’s careful not to break out and start testifying. Tracks like “Five Dollar Lottery” are hypnotic, grinding riffs full of colour and menace, while for the title track it’s back to the sour sweet of Country: “When you shine, this dandelion’s on fire.”Dandelions Dn Fire is an Italian project driven by composer and guitarist Simone Massaron, whose connection with Bozulich is presumably via LA guitarist Nels Cline. Opener “Never Saw Your Face” is a lowering two-chord drama with bowed bass and harmonium, and we are broadly in Tom Waits territory. Massaron, whose speciality is fretless guitar, also brings banjo and lap steel, and young Italian drummer Zeno de Rossi is moodily appropriate on brushes and junkyard percussion. Bozulich moves in restrained mode between tender and creepy; her lyrics and vocal performances are great, and because this is not her group she’s careful not to break out and start testifying. Tracks like “Five Dollar Lottery” are hypnotic, grinding riffs full of colour and menace, while for the title track it’s back to the sour sweet of Country: “When you shine, this dandelion’s on fire.”
Dandelions On Fire – Rolling Stone
Un brano decostruito, intenso, rumorista, disperatamente blues. Questa è la collaborazione tra il chitarrista sperimentale Simone Massaron e la straordinaria Carla Bozulich, cantante e, per questa colla- borazione, autrice di testi viscerali. Dandelions on Fire è un album dal profilo internazionale, parla un linguaggio che, se pur relegato a un ristrettissimo spazio sul territorio italiano, ha una propria identità nel mondo. Come un diamante grezzo, Massaron e la Bozulich grattano fino ad arrivare al cuore della canzone per scoprirne tutta la bellezza, come nel brano che dà il titolo all’album o nella più sfaccettata e bluesistica The Gateway Man o come in Five Dollar Lottery, sette minuti di intuizione organica e sperimentazione che sfociano in una specie di grave, tuonante voodoo. Partecipano al disco Zeno de Rossi, straordinario batterista, Andrea Viti e Xabier Iriondo, ex-Afterhours. Rompere le righe sarebbe stato semplice. Massaron ha invece saputo tenere le briglie e ha licenziato un gran bel disco.Un brano decostruito, intenso, rumorista, disperatamente blues. Questa è la collaborazione tra il chitarrista sperimentale Simone Massaron e la straordinaria Carla Bozulich, cantante e, per questa colla- borazione, autrice di testi viscerali. Dandelions on Fire è un album dal profilo internazionale, parla un linguaggio che, se pur relegato a un ristrettissimo spazio sul territorio italiano, ha una propria identità nel mondo. Come un diamante grezzo, Massaron e la Bozulich grattano fino ad arrivare al cuore della canzone per scoprirne tutta la bellezza, come nel brano che dà il titolo all’album o nella più sfaccettata e bluesistica The Gateway Man o come in Five Dollar Lottery, sette minuti di intuizione organica e sperimentazione che sfociano in una specie di grave, tuonante voodoo. Partecipano al disco Zeno de Rossi, straordinario batterista, Andrea Viti e Xabier Iriondo, ex-Afterhours. Rompere le righe sarebbe stato semplice. Massaron ha invece saputo tenere le briglie e ha licenziato un gran bel disco.
Dandelions On Fire – Rockerilla
La montagna e il topolino si incontrano. Uno spirito fragile e controverso come quello di Carla Bozulich, cantautrice dalle vicende personali anche drammatiche e che si riflettono in una personalità a tratti difficile e diffidente, mette a disposizione di Simone Massaron, dotato chitarrista italiano che abbiamo apprezzato nel suo esordio solista “Breaking News”, il suo universo fatto di stelle e buchi neri. Con una visuale più allargata si potrebbe dire che la sensibiltà contaminata di questa autrice va a mettersi in contatto stretto con la tradizione vasta ed eterogenea del cantautorato made in U .S.A. mediata grazie all’impronta più sperimentale del chitarrista italiano. Mettiamo subito in chiaro che questo non è il nuovo disco della Bozulich che ha partecipato scrivendo testi e cantando sulle musiche scritte da Massaron. Un album quindi prettamente italiano ma di respiro internazionale che ha avuto una gestaziol1é difficile e sofferta. Una scommessa che in Italia pochi avrebbero avuto il coraggio di lanciare e che si può dire vinta in tutto e per tutto. Simone Massaron pesca dal folk, dal blues, dal rock più classico giungendo fino a improvvisazioni sonore fuorvianti, mentre la Bozulich si rivela interprete di gran classe, travestendosi da Tom Waits al femminile, da Diamanda Galas, da Patty Smith, ma mantenendo quel carattere di originalità che ha fatto di “Evangelista”, il suo disco di un paio di anni fa, un esordio sconvolgente. Il connubio Massaron-Bozulich è una meraviglia da custodire gelosamente.La montagna e il topolino si incontrano. Uno spirito fragile e controverso come quello di Carla Bozulich, cantautrice dalle vicende personali anche drammatiche e che si riflettono in una personalità a tratti difficile e diffidente, mette a disposizione di Simone Massaron, dotato chitarrista italiano che abbiamo apprezzato nel suo esordio solista “Breaking News”, il suo universo fatto di stelle e buchi neri. Con una visuale più allargata si potrebbe dire che la sensibiltà contaminata di questa autrice va a mettersi in contatto stretto con la tradizione vasta ed eterogenea del cantautorato made in U .S.A. mediata grazie all’impronta più sperimentale del chitarrista italiano. Mettiamo subito in chiaro che questo non è il nuovo disco della Bozulich che ha partecipato scrivendo testi e cantando sulle musiche scritte da Massaron. Un album quindi prettamente italiano ma di respiro internazionale che ha avuto una gestaziol1é difficile e sofferta. Una scommessa che in Italia pochi avrebbero avuto il coraggio di lanciare e che si può dire vinta in tutto e per tutto. Simone Massaron pesca dal folk, dal blues, dal rock più classico giungendo fino a improvvisazioni sonore fuorvianti, mentre la Bozulich si rivela interprete di gran classe, travestendosi da Tom Waits al femminile, da Diamanda Galas, da Patty Smith, ma mantenendo quel carattere di originalità che ha fatto di “Evangelista”, il suo disco di un paio di anni fa, un esordio sconvolgente. Il connubio Massaron-Bozulich è una meraviglia da custodire gelosamente.
Dandelions On Fire – Buscadero
Dandelions On Fire – Rumore
E’ un piacere (forse soprattutto personale) ritrovare Carla Bozulich pacificata dagli strepiti anche recenti pubblicati sotto lo pseudonimo di Evangelista, Merito dell’Italia? Sicuramente di Simone Massaron, chitarrista e compositore che la guida tra onde elettriche e, vera sorpresa dell’album, toni tradizionalisti americani e ballate in profumo di fifties, Così per chi conosce lé Bozulich come la versione di Patti Smith con l’esorcista alle calcagna sarà stupefacente ammirarla tra i quieti lidi country della title track (Norah Jones è a un metro di distanza) o nelle brezze jazz di My Hometown. Per chi la gradisce assalita dai consueti fantasmi il consiglio è rivolgersi al Velvet- Come di Never Saw Your Face, al quasi Tom Waits di The Getaway Man o alla tesissima (Radio Ethiopia!..) Five Dollar Lottery, con Xabier Iriondo prese nella sua parte di uomo di “rumori e colori”.E’ un piacere (forse soprattutto personale) ritrovare Carla Bozulich pacificata dagli strepiti anche recenti pubblicati sotto lo pseudonimo di Evangelista, Merito dell’Italia? Sicuramente di Simone Massaron, chitarrista e compositore che la guida tra onde elettriche e, vera sorpresa dell’album, toni tradizionalisti americani e ballate in profumo di fifties, Così per chi conosce lé Bozulich come la versione di Patti Smith con l’esorcista alle calcagna sarà stupefacente ammirarla tra i quieti lidi country della title track (Norah Jones è a un metro di distanza) o nelle brezze jazz di My Hometown. Per chi la gradisce assalita dai consueti fantasmi il consiglio è rivolgersi al Velvet- Come di Never Saw Your Face, al quasi Tom Waits di The Getaway Man o alla tesissima (Radio Ethiopia!..) Five Dollar Lottery, con Xabier Iriondo prese nella sua parte di uomo di “rumori e colori”.
Dandelions On Fire on Blow Up
Carla Bozulich vive ormai una seconda giovinezza, e particolarmente dalle nostre parti, Appena a ridosso del nuovo album la ritroviamo difatti a cantare nel disco d’esordio del chitarrista e compo- sitore Simone Massaron, che l’ha voluta alla voce assieme a Zeno Oe Rossi alla batteria [dalla band di Vinicio Capossela], Andrea Viti al basso e Xabier Iriondo ai “rumori e colori”, “Dandelions On Fire” è un album che riconcilierà i vecchi fan dei Geraldine Fibbers che non hanno amato troppo le sue ultime uscite, e ancor più quanti pongono in cima al piedistallo delle proprie preferenze le cover di “Red Headed Stranger”‘, La scrittura di Massaron è difatti generalmente tradizionalista e in linea con le classiche ballate dell’alternative country; così si leggono l’accorata ballad The Getaway Man, i deliziosi fifties a doppio passo della title track e di Here In The Blue, il prewar folk appena accarezzato di Love Me Mine, il jazzettino d’antan My Hometown. Suonano invece più scorbutici lo scorticato blues Five Dollar Lottery, la cupa e tesa Never Saw Your Face e le improwisazioni baluginanti e sfasciate Baby You So Creepy (il momento in cui Iriondo emerge di più) e I Saw Him, luogo terminale che chiude il cerchio dell’album riportando all’oggi l’ispirazione combattuta e febbricitante di Carla, Massaron è un ottimo strumentista e un ancor più valido scrittore, perfettamente a suo agio nel disegnare perimetri country come pulsanti e chitarrosi blues; la cosa più interessante del disco è difatti come il gruppo riesca a gestire in maniera estremamente calibrata anche i momenti in cui l’introversione di Carla tenderebbe a strabordare lasciando scivolare via le canzoni (penso soprattutto a I Saw Him e Baby You So Creepy). Ne viene fuori quindi un’immagine ancora una volta nuova e diversa di Carla e della ‘sua’ musica: e mi si perdonerà quindi l’aver recensito il disco centrando tutto l’interesse sulla sua presenza piuttosto che su quella dell’autore e degli altri musicisti; ma al cuore, come si dice in questi casi, non si riesce proprio a comandare.
Dandelions on Fire disponibile su iTunes
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Technicolor – Musica Jazz
Scordiamoci per il momento la Mosaic Orchestra. Alla testa del nuovo quartetto Technicolor, Maier abbraccia con decisione l’universo elettrico, offrendo due vibranti se- dute cariche di climi rock e fusion (a partire dai classici modelli di Miles Davis e dei Weather Report) entro un universo variegato nelle soluzioni architettoniche e nello spettro cromalico: si va da momenti tradizionali a collettivi free, da temi attentamente costruiti a episodi di fortissimo impatto. caratterizzati dall’estro dei solisti. Il disco più coinvolgente è quello centrato sulle chitarre di Ribot e Massaron, il cui impeto è esaltato dal ricco lavoro ritmico di Maier e de Rossi, maturato in una lunga frequentazione. Gli ingredienti in gioco son tutti noti ma la rielabo- razione, eterogenea e fantasiosa. rende la pietanza attrattiva fino all’ultimo. Meno frenetico risulta il secondo disco, che si caratterizza per il bel dosaggio tra dimensione . scritta e interventi personali: sul contrasto tra i lenti fondali delle tastiere e il dinamico drumming di de Rossi, il basso elettrico di Maier emerge con sobrietà e ricchezza narrativa.Scordiamoci per il momento la Mosaic Orchestra. Alla testa del nuovo quartetto Technicolor, Maier abbraccia con decisione l’universo elettrico, offrendo due vibranti se- dute cariche di climi rock e fusion (a partire dai classici modelli di Miles Davis e dei Weather Report) entro un universo variegato nelle soluzioni architettoniche e nello spettro cromalico: si va da momenti tradizionali a collettivi free, da temi attentamente costruiti a episodi di fortissimo impatto. caratterizzati dall’estro dei solisti. Il disco più coinvolgente è quello centrato sulle chitarre di Ribot e Massaron, il cui impeto è esaltato dal ricco lavoro ritmico di Maier e de Rossi, maturato in una lunga frequentazione. Gli ingredienti in gioco son tutti noti ma la rielabo- razione, eterogenea e fantasiosa. rende la pietanza attrattiva fino all’ultimo. Meno frenetico risulta il secondo disco, che si caratterizza per il bel dosaggio tra dimensione . scritta e interventi personali: sul contrasto tra i lenti fondali delle tastiere e il dinamico drumming di de Rossi, il basso elettrico di Maier emerge con sobrietà e ricchezza narrativa.
Technicolor – Jazz
Il nuovo e ambizioso progetto di Giovanni Maier – un doppio cd contenente due session di rock progressive- psichedelico-sperimentale del quartetto Technicolor fa parte degli sforzi che la Long Song sta compiendo per affermarsi come etichetta dalla forte identità radicale, concedendo ampio spazio alle proposte di musicisti (affermati e non) desiderosi di esplorare e innovare. Azzardo da premiare visto che da questa atipica formazione con due tastiere, composta da alcuni dei musicisti italiani più aperti alle novità, scaturisce una gran varietà di situazioni, con tessiture d’effetto e sonorità a metà tra il vintage e il contemporaneo, che in A Turtle Soup scoprono qua e là ascendenze dal primo Davis “elettrico” e dal trio Medeski-Martin-Wood. Ribot e Massaron (ospiti nel primo cd) non fanno che saturare ulteriormente i colori – un vero e proprio technicolor – con le loro chitarre, involandosi spesso e volentieri in cavalcate torride e intossi- canti (salvo ammorbidirsi episodicamente, con sfumature a metà strada tra Frisell e Ry Cooder.Il nuovo e ambizioso progetto di Giovanni Maier – un doppio cd contenente due session di rock progressive- psichedelico-sperimentale del quartetto Technicolor fa parte degli sforzi che la Long Song sta compiendo per affermarsi come etichetta dalla forte identità radicale, concedendo ampio spazio alle proposte di musicisti (affermati e non) desiderosi di esplorare e innovare. Azzardo da premiare visto che da questa atipica formazione con due tastiere, composta da alcuni dei musicisti italiani più aperti alle novità, scaturisce una gran varietà di situazioni, con tessiture d’effetto e sonorità a metà tra il vintage e il contemporaneo, che in A Turtle Soup scoprono qua e là ascendenze dal primo Davis “elettrico” e dal trio Medeski-Martin-Wood. Ribot e Massaron (ospiti nel primo cd) non fanno che saturare ulteriormente i colori – un vero e proprio technicolor – con le loro chitarre, involandosi spesso e volentieri in cavalcate torride e intossi- canti (salvo ammorbidirsi episodicamente, con sfumature a metà strada tra Frisell e Ry Cooder.