Reciprocal Uncles – http://freejazz-stef.blogspot.com/

The two Italians, the two Giannis are an almost perfect match for each other: sensitive, lyrical and abstract, a rare combination. Their music is one of story-telling, with themes that come up and change, evolve, sometimes light-footed, as on “Consideration”, sometimes dark and foreboding, as on “One Or More”, and listen how Mimmo’s soprano sax lifts Lenoci out of his deep rumbling sounds, injects hope into despair, making the pianist even sing at the end, single-toned and pure. They can leave the beaten track and explore just sound, as on the long “What The Truth Is Made For”, fragile and vulnerable, creating a glass monument out of shattered pieces.
Jazzy playfulness in “Steppin’ Elements”, and modern classical permeate all pieces. It is not easy listening, yet very rewarding.The two Italians, the two Giannis are an almost perfect match for each other: sensitive, lyrical and abstract, a rare combination. Their music is one of story-telling, with themes that come up and change, evolve, sometimes light-footed, as on “Consideration”, sometimes dark and foreboding, as on “One Or More”, and listen how Mimmo’s soprano sax lifts Lenoci out of his deep rumbling sounds, injects hope into despair, making the pianist even sing at the end, single-toned and pure. They can leave the beaten track and explore just sound, as on the long “What The Truth Is Made For”, fragile and vulnerable, creating a glass monument out of shattered pieces.
Jazzy playfulness in “Steppin’ Elements”, and modern classical permeate all pieces. It is not easy listening, yet very rewarding.

Reciprocal Uncles – lisolachenoncera.it

Un’ancia e un pianoforte stanno al centro di un album con chiarezza di intenti e tracciati e magari qualcosa in più
sul piano squisitamente creativo: Reciprocal Uncles (Amirani) del sopranista Gianni Mimmo col pianista Gianni
Lenoci.
Qui il terreno è quello della sperimentazione di marca – diciamo così – post-free: Mimmo riecheggia una volta di
più la magistrale lezione di Steve Lacy, mentre Lenoci appare qui più libero, ricettivo che mai. Vi domina un rigore veramente ammirevole, tracciati aperti per quanto – lo si avverte chiaramente – sempre sorvegliati, frutto di una progettualità palese.
Che sta anzitutto in un esplicito senso di appartenenza a una data “costola” dell’improvvisare oggi.
Maiuscolo.Un’ancia e un pianoforte stanno al centro di un album con chiarezza di intenti e tracciati e magari qualcosa in più
sul piano squisitamente creativo: Reciprocal Uncles (Amirani) del sopranista Gianni Mimmo col pianista Gianni
Lenoci.
Qui il terreno è quello della sperimentazione di marca – diciamo così – post-free: Mimmo riecheggia una volta di
più la magistrale lezione di Steve Lacy, mentre Lenoci appare qui più libero, ricettivo che mai. Vi domina un rigore veramente ammirevole, tracciati aperti per quanto – lo si avverte chiaramente – sempre sorvegliati, frutto di una progettualità palese.
Che sta anzitutto in un esplicito senso di appartenenza a una data “costola” dell’improvvisare oggi.
Maiuscolo.

Yeah… we're still alive!

As some of you may have noticed, we’ve just released two new albums. These productions are in collaboration with our friends: Amirani Records and Wallace Records.

The first is “KC”, the third album by The Shipwreck Bag Show, a really unusual duo: in these 11 new tracks they walk away from experimental avant-rock and join the primitive blues vein into “songs”.

The second one is “Reciprocal Uncles”, again a duo, but this one looks in another direction: contemporary istant compositions signed by the elegant and intense touch on piano by Gianni Lenoci and the morphing sound statement of the soprano saxophone of Gianni Mimmo.

We hope you’ll enjoy these new efforts!

Come alcuni di voi avranno notato, ci sono due novità nel nostro catalogo. Queste ultime produzioni sono state fatte in collaborazione con Amirani RecordsWallace Records.

Il primo si intitola “KC” ed è il terzo album della formazione “The Shipwreck Bag Show”.  Il duo in questa terza prova discografica si allontana ulteriormente dall’ avant-rock sperimentale del miniCD d’esordio pompando la vena del blues primitivo ed impacchettandolo in undici tracce a forma di (sorpresa!) canzone.

Il secondo è “Reciprocal Uncles”, ancora un duo ma con una direzione completamente differente… composizioni estemporanee caratterizzate dall’elegante e intenso tocco di Gianni Lenoci al pianoforte e dal suono cangiante del soprano di Gianni Mimmo.

Speriamo che queste due nuove proposte solletichino il vostro orecchio..

Reciprocal Uncles – Blow Up

Orizzonti stretti attorno al purismo acustico, occhi puntati su free e dintorni. Risultato: qualche ripetitività di troppo su cui si
può anche soprassedere e tanto trasporto in un set di improvvisazioni che trovano momenti di grande intesa.

La plasticità del suono di entrambi gli interpreti del resto aiuta l’amalgama: da una parte il sax soprano di Mimmo sicuro in ogni attacco e lucido nella costruzione, dall’altra il pianoforte di Lenoci, aspro e tagliente nel normale tracciato, ma anche bluesy quando occorre. (7)Orizzonti stretti attorno al purismo acustico, occhi puntati su free e dintorni. Risultato: qualche ripetitività di troppo su cui si
può anche soprassedere e tanto trasporto in un set di improvvisazioni che trovano momenti di grande intesa.

La plasticità del suono di entrambi gli interpreti del resto aiuta l’amalgama: da una parte il sax soprano di Mimmo sicuro in ogni attacco e lucido nella costruzione, dall’altra il pianoforte di Lenoci, aspro e tagliente nel normale tracciato, ma anche bluesy quando occorre. (7)

Reciprocal Uncles – musicboom.it

Un disco insolito per il panorama musicale nazionale, questo duo fra Gianni Mimmo al sax soprano e Gianni Lenoci al pianoforte. Un momento piuttosto eterodosso di cui gli zii del titolo sarebbero certamente contenti. Il riferimento è certo a Steve Lacy, il grande sassofonista soprano con cui i due hanno studiato ed appreso che oltre le armonie e le melodie la musica ha qualcosa in più con cui esprimersi, o con cui esprimere le inquietudini o la nevrosi del musicista
Siamo nell´area creativa, in cui tutto è possibile, ed infatti già il brano di apertura è costruito con un approccio eterodosso agli strumenti, il pianoforte pizzicato dall´interno, il soffio, il respiro che arriva dal soprano di Mimmo. E subito dopo arrivano suoni piú consueti, quello che Lacy ha lasciato come patrimonio a chi lo ha seguito durante la sua residenza europea, le note di un pianoforte così sottile ed allo stesso tempo ricco di momenti comunicativi. Atmosfere che evocano poesie, meditazioni, uno spazio espressivo in cui l´empatia fra i due attori e la musica regna sovrana così che si fa fatica ad interrompere il flusso di idee una volta che il CD ha cominciato a spargere le sue note così evocative.
Sono momenti compiuti, storie che nella loro astrattezza hanno una compiutezza, una logica che viene fuori dall´inconscio musicale, da un passato interiorizzato, da zii musicali che hanno lasciato una traccia che fortunatamente qualcuno segue ancora.
Un lavoro forse complesso per chi non è abituato ai suoni dell´avanguardia, ma su cui vale la pena soffermarsi.Un disco insolito per il panorama musicale nazionale, questo duo fra Gianni Mimmo al sax soprano e Gianni Lenoci al pianoforte. Un momento piuttosto eterodosso di cui gli zii del titolo sarebbero certamente contenti. Il riferimento è certo a Steve Lacy, il grande sassofonista soprano con cui i due hanno studiato ed appreso che oltre le armonie e le melodie la musica ha qualcosa in più con cui esprimersi, o con cui esprimere le inquietudini o la nevrosi del musicista
Siamo nell´area creativa, in cui tutto è possibile, ed infatti già il brano di apertura è costruito con un approccio eterodosso agli strumenti, il pianoforte pizzicato dall´interno, il soffio, il respiro che arriva dal soprano di Mimmo. E subito dopo arrivano suoni piú consueti, quello che Lacy ha lasciato come patrimonio a chi lo ha seguito durante la sua residenza europea, le note di un pianoforte così sottile ed allo stesso tempo ricco di momenti comunicativi. Atmosfere che evocano poesie, meditazioni, uno spazio espressivo in cui l´empatia fra i due attori e la musica regna sovrana così che si fa fatica ad interrompere il flusso di idee una volta che il CD ha cominciato a spargere le sue note così evocative.
Sono momenti compiuti, storie che nella loro astrattezza hanno una compiutezza, una logica che viene fuori dall´inconscio musicale, da un passato interiorizzato, da zii musicali che hanno lasciato una traccia che fortunatamente qualcuno segue ancora.
Un lavoro forse complesso per chi non è abituato ai suoni dell´avanguardia, ma su cui vale la pena soffermarsi.

Reciprocal Uncles

A lifting wind revealing how sparkling is the relationship between two musicians that share intentions, derivations, approaches whole perspective dialogic moves.

Una brezza si leva, rivelando come è frizzante la relazione tra questi due musicisti, che condividono intenzioni, derivazioni e l’approccio all’intera prospettiva dialogica.

Entrambi vedono il suono come una materia plasmabile, con un’attitudine plastica.

L’obiettivo è (di nuovo) quello di effettuare percorsi in aree di conoscenza, una meditazione lirica e contemporanea.

La genealogia dell’albero sonoro: radici eterne, foglie cangianti.

Uno degli epiteti di Atena è “dagli occhi grigi”.

Il suo dono ai greci è stato l’olivo.

Il lato inferiore della foglia di olivo è grigio, e quando il vento solleva le foglie, mostra i tanti “occhi” di Atena.

Grandi composizioni contemporanee estemporanee da parte di un interessante duo contraddistinto dall’elegante e intenso suono di pianoforte di Gianni Lenoci e il malleabile suono di soprano del sassofonista Gianni Mimmo. Una registrazione memorabile, orgogliosamente co-prodotta insieme a Amirani Records.

Credits

  • gianni lenoci _ piano
  • gianni mimmo _ soprano saxophone
  • music _ Gianni Lenoci & Gianni Mimmo
  • recording _ May ’09, Itaca recording studios, Bari, Italy
  • sound engineer _ Mirko Patella
  • mixing _ Gianni Lenoci and Mirko Patella
  • mastering _ Maurizio Giannotti, New mastering studio, Milano, Italy
  • photos _ Elda Papa
  • graphics _ Nicola Guazzaloca
  • production _ Gianni Mimmo for Amirani Records & Fabrizio Perissinotto for LongSong Records and the support of John “sugar-daddy” Rottiers

A lifting wind revealing how sparkling is the relationship between two musicians that share intentions, derivations, approaches whole perspective dialogic moves.

They both look at the sound as a morphing matter, with a plastic sculpting attitude.

The goal is (again) to make distances possible knowledge areas, a contemporary, lyric meditation.

The sound tree genealogy: eternal roots, changing leaves

One of Athena’s epithets is “Grey-eyed”.

Her gift to the Greeks was the useful olive tree.

The underside of the olive tree’s leaf is grey, and when the wind lifts the leaves, it shows Athena’s many “eyes”.

Great contemporary istant compositions from a challenging duo signed by the elegant and intense touch on piano by Gianni Lenoci and the morphing sound statement of the soprano saxophone of Gianni Mimmo. A memorable recording proudly co-produced with Amirani Records.

Credits

  • gianni lenoci _ piano
  • gianni mimmo _ soprano saxophone
  • music _ Gianni Lenoci & Gianni Mimmo
  • recording _ May ’09, Itaca recording studios, Bari, Italy
  • sound engineer _ Mirko Patella
  • mixing _ Gianni Lenoci and Mirko Patella
  • mastering _ Maurizio Giannotti, New mastering studio, Milano, Italy
  • photos _ Elda Papa
  • graphics _ Nicola Guazzaloca
  • production _ Gianni Mimmo for Amirani Records & Fabrizio Perissinotto for LongSong Records and the support of John “sugar-daddy” Rottiers

KC

Ad un solo anno dal precedente album la coppia di naufraghi Xabier Iriondo/Roberto Bertacchini è già in pista con una nuova collezione di brani dalla freschissima creatività. Il duo in questa terza prova discografica si allontana ulteriormente dall’ avant-rock sperimentale del miniCD d’esordio pompando la vena del blues primitivo ed impacchettandolo in undici tracce a forma di (sorpresa!) canzone.

Infatti “KC” è un album fatto di canzoni perché Iriondo svolge prima di tutto di chitarrista con tanto di riff e distorsioni, e Bertacchini raddrizza lievemente il ritmo del suo inconfondibile drumming lasciando che sia la voce ad essere l’elemento aritmico e ubriaco del loro suono. A suggellare la magnifica prova “canterina” dell’ ex-Starfuckers/Sinistri ci sono i suoi testi visionari e grotteschi.Only one year has passed since the previous album, and the two survivors Xabier Iriondo / Roberto Bertacchini are already ready with a new collection of songs, thanks to their fresh creativity. The duo in this third album moves away from the ‘avant-rock experimental miniCD debut, pumping the vein of early blues and bundle it into eleven tracks in the form of song.

“KC” is an album consisting of songs, because Iriondo first acts as a guitarist with a lot of riffs and distortion, and Bertacchini straighten a bit the rhythm of his drumming letting the voice to be the element of their a-rhythmic and drunk sound. To seal the magnificent proof there are his lyrics, visionaries and grotesque.

Tongs – sodapop.it

Disco che suona parecchio intrigante alle mie orecchie questo Jazz With The Megaphone?, frutto della collaborazione tra Luca Serrapiglio, Antonio Bretoni e Carlo Garof. Si tratta in sostanza di jazz rock, o rock jazz, se così si può dire, che in funzione dei pezzi una o l’altra caratteristica si fa predominante, ottimamente arrangiato e suonato, sporcato di elettronica quando serve e all’occorrenza dotato di gran tiro. Tiro in gran parte derivante dalla fisicità della parte ritmica, interpretata con piglio molto solido e diretto, mentre a mantenere saldi i legami con gli aspetti più jazz del trio intervengono le linee armoniche dei fiati, suonati, nel caso del sax, con uno stile che deve sicuramente molto a certo free (Coleman, Mitchell…) ibridato con gli accenti duri del funk. Il meccanismo dei pezzi è incentrato su frasi musicali quasi “cantabili”, potrei dire swinganti, molto accentate (non mi vengono altri termini) e alternate a momenti dove sembra esserci maggiore spazio per l’improvvisazione e per un calibrato uso dell’elettronica, sotto forma di distorsioni, rumori, frammenti ambientali. Certo, questa è una descrizione approssimativa, le influenze sono molteplici e i tre Tongs tendono ad una fusione di stili che rasenta la perfezione, giocando con temi e atmosfere assai diverse, arrivando addirittura a lambire territori apertamente noise (o, per contro, a giocare con suggestioni cameristiche), e riuscendo a mantenere ogni cosa in un equilibrio perfetto in cui nessuno degli ingredienti prevarica sull’altro. Certi momenti mi hanno fatto pensare ad alcune cose di Fred Frith, ma anche paralleli con gli Zu più morbidi e jazz, penso alla loro collaborazione con Spaceways Inc. e all’album Radiale, non li ritengo poi così azzardati. Un ottimo disco e un gruppo con una fortissima personalità, davvero una gran sorpresa. Consigliatissimo.Disco che suona parecchio intrigante alle mie orecchie questo Jazz With The Megaphone?, frutto della collaborazione tra Luca Serrapiglio, Antonio Bretoni e Carlo Garof. Si tratta in sostanza di jazz rock, o rock jazz, se così si può dire, che in funzione dei pezzi una o l’altra caratteristica si fa predominante, ottimamente arrangiato e suonato, sporcato di elettronica quando serve e all’occorrenza dotato di gran tiro. Tiro in gran parte derivante dalla fisicità della parte ritmica, interpretata con piglio molto solido e diretto, mentre a mantenere saldi i legami con gli aspetti più jazz del trio intervengono le linee armoniche dei fiati, suonati, nel caso del sax, con uno stile che deve sicuramente molto a certo free (Coleman, Mitchell…) ibridato con gli accenti duri del funk. Il meccanismo dei pezzi è incentrato su frasi musicali quasi “cantabili”, potrei dire swinganti, molto accentate (non mi vengono altri termini) e alternate a momenti dove sembra esserci maggiore spazio per l’improvvisazione e per un calibrato uso dell’elettronica, sotto forma di distorsioni, rumori, frammenti ambientali. Certo, questa è una descrizione approssimativa, le influenze sono molteplici e i tre Tongs tendono ad una fusione di stili che rasenta la perfezione, giocando con temi e atmosfere assai diverse, arrivando addirittura a lambire territori apertamente noise (o, per contro, a giocare con suggestioni cameristiche), e riuscendo a mantenere ogni cosa in un equilibrio perfetto in cui nessuno degli ingredienti prevarica sull’altro. Certi momenti mi hanno fatto pensare ad alcune cose di Fred Frith, ma anche paralleli con gli Zu più morbidi e jazz, penso alla loro collaborazione con Spaceways Inc. e all’album Radiale, non li ritengo poi così azzardati. Un ottimo disco e un gruppo con una fortissima personalità, davvero una gran sorpresa. Consigliatissimo.

Jusi In The Winehouse – Blow Up

Supergruppo solido e potente che annovera lo Zu Massimo Pupillo, tre Gallo Rojo come Zeno De Rossi (batteria), Simone Massaron (chitarre), Giorgio Pacorig (piano) e un non meglio precisato Pacho alle percussioni. Intensa la vocazione heavy all’interno della trama improvvisativa che caratterizza gran parte della proposta. Se l’approccio complessivo non può che riportare alla mente lo Zorn più giapponese, certe aperture ironiche sembrano legarsi a esperienze di buon crossover come quello dei Mr. Bungle o di Marc Ribot (più che stilisticamente citato da Massaron in Fifties Panorama). Altre divagazioni: la breve e luminosa parentesi quasi hawaiana di Oh Man!, con chitarra strozzata a sostegno di un piccolo tema fischettante. Diversamente però a farla da padrone sono le lunghe e martellanti galoppate che si aprono in certi casi su giri accordali di genesi jazzistica ma di linguaggio più orientato al grind, in altri su un ben organizzato free guidato dal lucido Pacorig. Da non sottovalutare il lavoro in studio e si parla di Officine Meccaniche, un elemento questo che nella pletora di produzioni off non si fa spesso notare per uguale profes- sionalità. Un convinto (8).Supergruppo solido e potente che annovera lo Zu Massimo Pupillo, tre Gallo Rojo come Zeno De Rossi (batteria), Simone Massaron (chitarre), Giorgio Pacorig (piano) e un non meglio precisato Pacho alle percussioni. Intensa la vocazione heavy all’interno della trama improvvisativa che caratterizza gran parte della proposta. Se l’approccio complessivo non può che riportare alla mente lo Zorn più giapponese, certe aperture ironiche sembrano legarsi a esperienze di buon crossover come quello dei Mr. Bungle o di Marc Ribot (più che stilisticamente citato da Massaron in Fifties Panorama). Altre divagazioni: la breve e luminosa parentesi quasi hawaiana di Oh Man!, con chitarra strozzata a sostegno di un piccolo tema fischettante. Diversamente però a farla da padrone sono le lunghe e martellanti galoppate che si aprono in certi casi su giri accordali di genesi jazzistica ma di linguaggio più orientato al grind, in altri su un ben organizzato free guidato dal lucido Pacorig. Da non sottovalutare il lavoro in studio e si parla di Officine Meccaniche, un elemento questo che nella pletora di produzioni off non si fa spesso notare per uguale profes- sionalità. Un convinto (8).