Glauco Benedetti

Glauco Benedetti(classe 1987) intraprende lo studio della tuba in giovanissima età, iniziando presto a collaborare con enti lirici e sinfonici. Accanto all’attività di orchestrale coltiva da subito l’interesse e lo studio di altre tradizioni musicali quali jazz, rock e pop, esplorando le possibilità del proprio strumento nei più vari e spesso inconsueti contesti musicali.

Ha conseguito il diploma tradizionale di tuba nel 2008, nel 2013 il diploma di secondo livello di Jazz presso il Conservatorio “F. Venezze” di Rovigo.

Ha collaborato tra gli altri con Francesco Diodati, Ada Montellanico, Achille Succi, John De Leo, Jacopo Jacopetti, Piero Bittolo Bon, Christian Escoudé, Marco Tamburini,

Roberto Gatto, Roberto Cecchetto, Domenico Caliri, Pasquale Mirra, Marco Frattini, Enrico Morello, Enrico Zanisi,

Tiziana Ghiglioni..

Ha partecipato al Back-up tour 2013 di Jovanotti.

Tommaso Cappellato

Tommaso Cappellato è un batterista e compositore eclettico e creativo. Forte di un groove deciso, nutrito da 9 anni di residenza a New York, studi alla New School University e due anni come leader della house band alla prestigiosa Rainbow Room, arricchisce il suo linguaggio con viaggi in diverse parti del mondo tra cui Africa, Brasile, India, Australia e Giappone. Ha suonato con Don Byron, Michael Blake, George Cables, Aaron Goldberg, Steve Grossman, Debbie Harry, Jon Hendricks, The Jazz Passengers, Enrico Pieranunzi, Enrico Rava, Marc Ribot, Kurt Rosenwinkel. Tra i suoi ultimi progetti spiccano il trio “Blackground” con Don Byron e Fabrizio Puglisi, la “Tommaso Cappellato Orchestra” composta da 13 elementi arrangiata da Michele Corcella, e “Astral Travel” un tributo allo Spiritual Jazz e una dedica al pianista e compositore Harry Whitaker, uno dei suoi mentori piu’ significativi.Drummer and composer Tommaso Cappellato spent a decade in New York crafting his technique and style. He received a BFA in Jazz Performance at The New School University, and took part to several musical projects playing all styles if music. He extensively travelled the world (Africa, India, Brazil, Australia, Japan) to tour and collaborate with many influential artists, including Don Byron, Michael Blake, George Cables, Aaron Goldberg, Steve Grossman, Debbie Harry, Jon Hendricks, The Jazz Passengers, Enrico Pieranunzi, Enrico Rava, Marc Ribot, Kurt Rosenwinkel. Among his latest projects are “Blackground Trio” with Don Byron and Fabrizio Puglisi, his own 14-piece Orchestra arranged and conducted by Michele Corcella and “Astral Travel”, a tribute to Spiritual Jazz and a dedication to the memory of late pianist, composer and arranger Harry Whitaker.

www.ithinkmagazine.it – Refugio

Uno sguardo su LABOULE

 

1.Chi sei, da dove vieni e che musica proponi.

Sono Paolo, in arte Laboule, vengo da Sondrio (valtellina) propongo musica per chitarra acustica e voce.

 

2.Il panorama musicale italiano aveva bisogno di te?

Ovviamente no. Se sapessi perché sono qui ve lo direi. Giuro…

 

3.Se tu fossi una meta da raggiungere con il “navigatore musicale”, quali coordinate di artisti del passato o del presente dovremmo impostare, come strada da percorrere per arrivare al tuo sound?

Credo che bisognerebbe partire dalla musica popolare, quella modale più strumentale ed improvvisata, per poi passare attraverso al punk rock (inteso non solo come genere ma come attitudine), passando vicino alla musica cretese ed ai chitarristi della Takoma quali John Fahey, Robbie Basho, Sandy Bull.

 

4.Il brano del tuo repertorio che preferisci e perché questa scelta. 

 

 

Tecnocuna. Non è finita sul disco ma funziona molto dal vivo. Potete ascoltarla qui: https://soundcloud.com/#laboule-1

 

5.Il disco che ti ha cambiato la vita.

jjj dei Milaus. Perché mi ha portato fuori dai binari.

 

6.Il tuo live più bello e quello invece peggio organizzato.

Il live più bello è stato in Francia, in una brasserie. Ero di spalla a Musica Da Cucina: venivamo da 3 date tedesche e quando riesci ad infilarne diverse in fila verso la terza sei veramente caldo e a tuo agio al punto giusto; inoltre stare lontano da casa ti fa sentire molto libero ed il pubblico ti accoglie con una sana curiosità.

Il peggiore direi senza dubbio nella metropolitana di Milano, per un “famoso” festival: ogni volta che passava il treno si azzerava qualsiasi emissione sonora. L’apoteosi dell’assurdo è stato sentire l’altoparlante annunciare a tutto volume, a metà di un brano, i live in metropolitana.

 

7.Il locale di musica dal vivo secondo te ancora troppo sottovalutato e, al contrario, quello eccessivamente valutato tra quelli dove hai suonato o ascoltato concerti di altri.

I locali più sottovalutati credo che siano le case e tutti quegli spazi che abitualmente non ospitano concerti.

Quelli sopravvalutati sono quelli che hanno un nome di prestigio e una pessima programmazione.

 

 

8.Le tre migliori band emergenti della tua regione.

Fuseaux: http://www.rockit.it/fuseauxtalia

Puciaro: https://soundcloud.com/puciaro

Musica Da Cucina:http://www.musicadacucina.it/

 

9.Come seguirti, contattarti, scambiare pareri con te.

www.longsongrecords.comwww.laboule.ithttps://www.facebook.com/pages/LABOULE/175752562444628

 

10.La decima domanda, che mancava: “Fatti una domanda e datti una risposta”.

D: Ne vale veramente la pena?

R: È necessario.Uno sguardo su LABOULE

 

1.Chi sei, da dove vieni e che musica proponi.

Sono Paolo, in arte Laboule, vengo da Sondrio (valtellina) propongo musica per chitarra acustica e voce.

 

2.Il panorama musicale italiano aveva bisogno di te?

Ovviamente no. Se sapessi perché sono qui ve lo direi. Giuro…

 

3.Se tu fossi una meta da raggiungere con il “navigatore musicale”, quali coordinate di artisti del passato o del presente dovremmo impostare, come strada da percorrere per arrivare al tuo sound?

Credo che bisognerebbe partire dalla musica popolare, quella modale più strumentale ed improvvisata, per poi passare attraverso al punk rock (inteso non solo come genere ma come attitudine), passando vicino alla musica cretese ed ai chitarristi della Takoma quali John Fahey, Robbie Basho, Sandy Bull.

 

4.Il brano del tuo repertorio che preferisci e perché questa scelta. 

 

 

Tecnocuna. Non è finita sul disco ma funziona molto dal vivo. Potete ascoltarla qui: https://soundcloud.com/#laboule-1

 

5.Il disco che ti ha cambiato la vita.

jjj dei Milaus. Perché mi ha portato fuori dai binari.

 

6.Il tuo live più bello e quello invece peggio organizzato.

Il live più bello è stato in Francia, in una brasserie. Ero di spalla a Musica Da Cucina: venivamo da 3 date tedesche e quando riesci ad infilarne diverse in fila verso la terza sei veramente caldo e a tuo agio al punto giusto; inoltre stare lontano da casa ti fa sentire molto libero ed il pubblico ti accoglie con una sana curiosità.

Il peggiore direi senza dubbio nella metropolitana di Milano, per un “famoso” festival: ogni volta che passava il treno si azzerava qualsiasi emissione sonora. L’apoteosi dell’assurdo è stato sentire l’altoparlante annunciare a tutto volume, a metà di un brano, i live in metropolitana.

 

7.Il locale di musica dal vivo secondo te ancora troppo sottovalutato e, al contrario, quello eccessivamente valutato tra quelli dove hai suonato o ascoltato concerti di altri.

I locali più sottovalutati credo che siano le case e tutti quegli spazi che abitualmente non ospitano concerti.

Quelli sopravvalutati sono quelli che hanno un nome di prestigio e una pessima programmazione.

 

 

8.Le tre migliori band emergenti della tua regione.

Fuseaux: http://www.rockit.it/fuseauxtalia

Puciaro: https://soundcloud.com/puciaro

Musica Da Cucina:http://www.musicadacucina.it/

 

9.Come seguirti, contattarti, scambiare pareri con te.

www.longsongrecords.comwww.laboule.ithttps://www.facebook.com/pages/LABOULE/175752562444628

 

10.La decima domanda, che mancava: “Fatti una domanda e datti una risposta”.

D: Ne vale veramente la pena?

R: È necessario.

bodyspace.net – Refugio

Uma guitarra nos Alpes.

Primeiro as apresentações. LABOULE é o projecto de Paolo Novellino, nascido em Milão em 1984 e crescido em Valtellina, entre abundante natureza. Depois de várias experiências em bandas, o músico vestiu a pele de Laboule depois de ouvir “Rocky Mountain raga”, de Robbie Basho. E isso faz todo o sentido quando ouvimos Refugio.

Refugio, gravado algures nos Alpes, é um disco de guitarra. Pode ter outros instrumentos (clarinete, tuba ou cães) mas é essencialmente um disco de guitarra. E um disco onde se prova a polivalência da interpretação de Paolo Novellino: no centro está o fingerpicking norte-americano, à volta está tudo o resto. E o resto são paisagens.

Refugio é um disco de paisagens. De canções que são paisagens, de melodias que são paisagens e de paisagens que são paisagens. E é um disco de uma beleza fundamental. Uma canção como “Gogol” diz tudo aquilo que é preciso ser dito acerca de um disco como Refugio: diz que um disco de guitarra ainda pode ser assim emocional e ao mesmo tempo complexo.

Uma guitarra nos Alpes.

Primeiro as apresentações. LABOULE é o projecto de Paolo Novellino, nascido em Milão em 1984 e crescido em Valtellina, entre abundante natureza. Depois de várias experiências em bandas, o músico vestiu a pele de Laboule depois de ouvir “Rocky Mountain raga”, de Robbie Basho. E isso faz todo o sentido quando ouvimos Refugio.

Refugio, gravado algures nos Alpes, é um disco de guitarra. Pode ter outros instrumentos (clarinete, tuba ou cães) mas é essencialmente um disco de guitarra. E um disco onde se prova a polivalência da interpretação de Paolo Novellino: no centro está o fingerpicking norte-americano, à volta está tudo o resto. E o resto são paisagens.

Refugio é um disco de paisagens. De canções que são paisagens, de melodias que são paisagens e de paisagens que são paisagens. E é um disco de uma beleza fundamental. Uma canção como “Gogol” diz tudo aquilo que é preciso ser dito acerca de um disco como Refugio: diz que um disco de guitarra ainda pode ser assim emocional e ao mesmo tempo complexo.

freejazzblog.org – Haptikon

On Haptikon, Elliott Sharp moves into the more mainstream world of jazz fusion, with obvious influences from rock and Indian music. Sharp has a tendency on other albums to present too self-indulgent music, as with many fusion guitarists and tenor opera singers, yet that’s less the case here. Assisted by programmed music on computer, with recognisable bass and drums, the guitarists plays layers of electric guitar in loops and manipulated sound, and the end result is really compelling, hopefully also to non-jazz fans. David Torn comes to mind at times, and that’s a good reference, and on “Phosphenes” the most bluesy of the tracks, Hendrix comes to mind, and that’s not a bad reference either, on “Pireps“, his high bended and sustained notes are reminiscent of David Gilmour, and that’s equally not a bad reference. Sharp avoids high speed solos and the kind of look-what-I-can pyrotechnics, rather focusing on creating great compositions and sound experiences, and at times incredibly strong dramatic effects. The joy of electric guitar.On Haptikon, Elliott Sharp moves into the more mainstream world of jazz fusion, with obvious influences from rock and Indian music. Sharp has a tendency on other albums to present too self-indulgent music, as with many fusion guitarists and tenor opera singers, yet that’s less the case here. Assisted by programmed music on computer, with recognisable bass and drums, the guitarists plays layers of electric guitar in loops and manipulated sound, and the end result is really compelling, hopefully also to non-jazz fans. David Torn comes to mind at times, and that’s a good reference, and on “Phosphenes” the most bluesy of the tracks, Hendrix comes to mind, and that’s not a bad reference either, on “Pireps“, his high bended and sustained notes are reminiscent of David Gilmour, and that’s equally not a bad reference. Sharp avoids high speed solos and the kind of look-what-I-can pyrotechnics, rather focusing on creating great compositions and sound experiences, and at times incredibly strong dramatic effects. The joy of electric guitar.