rockon.it – Dot to Dot

Se mi trovassi in un’intervista stile Iene, alla domanda “Descrivi in una parola il terzo disco delle Lilies on Mars”, risponderei senza indugio: profondamente femminile. E con questo non intendo escludere alcun tipo di ascoltatore target, ma mi riferisco piuttosto all’incredibile capacità di Dot To Dot di rispecchiare le infinite, complesse sfaccettature che rendono unica la donna per antonomasia.

A cominciare dall’euforia-tribe di See You Sun, maratona della batterista  Valentina Magaletti (The Oscillation, Buttonhead) interrotta da dolci soste di vocals dilatati e da un caracollante agitarsi di triangoli e strumenti a percussione, che sembra quasi salutare il sole londinese dopo aver fatto capolino, illudendoti per l’ennesima volta. Essenzialmente femminile nella fischiettabile spensieratezza della splendida No way, più fedele alla natura acustica del songwriting made in LOM, a tratti surfeggiante, perfetta per una pedalata tra i campi fuori dalla metropoli inglese. O nell’enigmatica sensualità di Entre temps, che crea un’alchimia melodica grazie ad ammalianti giri chitarristici e carillon, e nella maturità compositiva del primo singolo Oceanic Landscape, che accosta un wall of sound di remoti cori illusionistici e onde sonore distorte all’inconfondibile voce di Battiato. Femminile nella giocosa voglia di “sporcarsi” con diversi strumenti e di rinascere in ogni canzone come se fosse un nuovo giorno, come accade in Interval 1 e Interval 2, che distruggendo e ricomponendo creano efficaci ragnatele elettroniche tra un brano e l’altro, o nella duttilità dell’arrangiamento della closing trackMartians. E poi, come tralasciare l’aspetto più dark, percepibile in For the First 3 Years, dove tornano protagoniste le percussioni, l’umore plumbeo e l’acidità sonora, con la novità dei lyrics‘inafferrabili’ in italiano che ondeggiano come un pendolo tra l’orecchio sinistro e il destro. Eccezion fatta per la mediocre ballad So Far Dear America, Lisa e Marina riescono a dar vita a canzoni calde e pervasive, che abbracciano olisticamente la nostra parte più fragile e sognante arrivando persino a consolare, tratteggiando sempre con estrema delicatezza ricordi, réverie, demoni atavici. Questo avverto personalmente in Side ABCDE, uno dei brani più belli del disco con i suoi eco abissali e gli epidermici synth che avvolgono l’atmosfera e si fondono in un’imbrillantinata scia di shoegaze, oppure nella potente energia indie incamerata da Impossible Child.

Ultimo aspetto che a mio parere caratterizza Dot To Dot è la capacità di estraniare l’ascoltatore in modi diversi: più riflessivo e riverberante nella bellissima Sugar is Gone, che con il suo incipit chillout e i controrni sfumati è un forte veicolo di recondite passioni, un momento di distacco dopo una serata grandiosa o un indispensabile bisogno di crearsi mentalmente nuovi finali per qualcosa che ci è precluso; più quotidiano in Dream of Bees, la colonna sonora che ripercorre a scatti le nostre routine mattutine, dalle meccaniche azioni al risveglio fino allo slalom in mezzo alle folle all’ora di punta, davanti a porte che si aprono e si chiudono, dove è possibile e spesso così assolutamente necessario fluttuare e astrarsi per sopravvivere. Un episodio felice di un dreampop quasi tutto italiano… non male di questi tempi, no?.Se mi trovassi in un’intervista stile Iene, alla domanda “Descrivi in una parola il terzo disco delle Lilies on Mars”, risponderei senza indugio: profondamente femminile. E con questo non intendo escludere alcun tipo di ascoltatore target, ma mi riferisco piuttosto all’incredibile capacità di Dot To Dot di rispecchiare le infinite, complesse sfaccettature che rendono unica la donna per antonomasia.

A cominciare dall’euforia-tribe di See You Sun, maratona della batterista  Valentina Magaletti (The Oscillation, Buttonhead) interrotta da dolci soste di vocals dilatati e da un caracollante agitarsi di triangoli e strumenti a percussione, che sembra quasi salutare il sole londinese dopo aver fatto capolino, illudendoti per l’ennesima volta. Essenzialmente femminile nella fischiettabile spensieratezza della splendida No way, più fedele alla natura acustica del songwriting made in LOM, a tratti surfeggiante, perfetta per una pedalata tra i campi fuori dalla metropoli inglese. O nell’enigmatica sensualità di Entre temps, che crea un’alchimia melodica grazie ad ammalianti giri chitarristici e carillon, e nella maturità compositiva del primo singolo Oceanic Landscape, che accosta un wall of sound di remoti cori illusionistici e onde sonore distorte all’inconfondibile voce di Battiato. Femminile nella giocosa voglia di “sporcarsi” con diversi strumenti e di rinascere in ogni canzone come se fosse un nuovo giorno, come accade in Interval 1 e Interval 2, che distruggendo e ricomponendo creano efficaci ragnatele elettroniche tra un brano e l’altro, o nella duttilità dell’arrangiamento della closing trackMartians. E poi, come tralasciare l’aspetto più dark, percepibile in For the First 3 Years, dove tornano protagoniste le percussioni, l’umore plumbeo e l’acidità sonora, con la novità dei lyrics‘inafferrabili’ in italiano che ondeggiano come un pendolo tra l’orecchio sinistro e il destro. Eccezion fatta per la mediocre ballad So Far Dear America, Lisa e Marina riescono a dar vita a canzoni calde e pervasive, che abbracciano olisticamente la nostra parte più fragile e sognante arrivando persino a consolare, tratteggiando sempre con estrema delicatezza ricordi, réverie, demoni atavici. Questo avverto personalmente in Side ABCDE, uno dei brani più belli del disco con i suoi eco abissali e gli epidermici synth che avvolgono l’atmosfera e si fondono in un’imbrillantinata scia di shoegaze, oppure nella potente energia indie incamerata da Impossible Child.

Ultimo aspetto che a mio parere caratterizza Dot To Dot è la capacità di estraniare l’ascoltatore in modi diversi: più riflessivo e riverberante nella bellissima Sugar is Gone, che con il suo incipit chillout e i controrni sfumati è un forte veicolo di recondite passioni, un momento di distacco dopo una serata grandiosa o un indispensabile bisogno di crearsi mentalmente nuovi finali per qualcosa che ci è precluso; più quotidiano in Dream of Bees, la colonna sonora che ripercorre a scatti le nostre routine mattutine, dalle meccaniche azioni al risveglio fino allo slalom in mezzo alle folle all’ora di punta, davanti a porte che si aprono e si chiudono, dove è possibile e spesso così assolutamente necessario fluttuare e astrarsi per sopravvivere. Un episodio felice di un dreampop quasi tutto italiano… non male di questi tempi, no?.

spaziorock.it – Dot to Dot

A furia di giocare a fare le Hole immerse in un’atmosfera dreamy in terra d’Albione, ci si deve stancare. Ecco perché le Lilies On Mars – ritornate alla forma originaria del duo dopo la dipartita del newyorkese Matthew Parker – vengono colte, al termine del meriggio d’or di bagordi noise rock dello scorso “Wish You Were A Pony”, da un tramonto oscuro che suggerisce voglia di intimità elettronica.

Lo stacco tra il precedente lavoro ed il qui presente “Dot To Dot” è tutto lì, dalla voglia di riporre le bambole delle nostre Lisa Masia e Marina Cristofaro e dare maggior enfasi a momenti di sognanti marce dove, a dettare i tempi, non è la batteria, ma il sintetizzaore. Ed ecco che i nomi da citare, nel cercare di analizzare questa terza fatica in studio delle Nostre, sono quelli dei Lali Puna (“No Way”), di Grimes (“SIDE ABCDE” – rigorosamente in capital come la Boucher impone), della Björk dispersa nelle sue inquietanti foreste tribali (“For The First 3 Years”), delle derive elettroniche shoegaze più contemplative degli Slowdive (“Dream Of Bees”) e della malinconia di una Julee Cruise davanti ad un sole destinato nell’imminente a scomparire (“Entre-Temps”). Poi, impossibile non citare il featuring di peso sul singolo “Oceanic Landscapes”, dove Franco Battiato arriva a restituire sì il favore della collaborazione con un ritardo di parecchi anni, ma donando altresì al pezzo quell’algido misticismo di cui lui sa essere così esclusivo portatore.
Peccato unicamente per una parte forse eccessivamente dispersiva sul finale, un piccolo screzio che, tuttavia, non intacca (troppo) la sensazione di netto miglioramento che le Lilies On Mars restituiscono dall’ascolto di queste sognanti e leggere note. Forse il fatto che qui ci sia molto meno casino che in passato  potrebbe far storcere le orecchie di qualcuno, noi preferiamo, invece, sottolineare la maggiore classe necessaria per confezionare una musica che si possa adattare a colorare a dovere un soffice quanto oscuro sogno. Brave ragazze, i gigli su marte sono più che mai in fiore.

A furia di giocare a fare le Hole immerse in un’atmosfera dreamy in terra d’Albione, ci si deve stancare. Ecco perché le Lilies On Mars – ritornate alla forma originaria del duo dopo la dipartita del newyorkese Matthew Parker – vengono colte, al termine del meriggio d’or di bagordi noise rock dello scorso “Wish You Were A Pony”, da un tramonto oscuro che suggerisce voglia di intimità elettronica.

Lo stacco tra il precedente lavoro ed il qui presente “Dot To Dot” è tutto lì, dalla voglia di riporre le bambole delle nostre Lisa Masia e Marina Cristofaro e dare maggior enfasi a momenti di sognanti marce dove, a dettare i tempi, non è la batteria, ma il sintetizzaore. Ed ecco che i nomi da citare, nel cercare di analizzare questa terza fatica in studio delle Nostre, sono quelli dei Lali Puna (“No Way”), di Grimes (“SIDE ABCDE” – rigorosamente in capital come la Boucher impone), della Björk dispersa nelle sue inquietanti foreste tribali (“For The First 3 Years”), delle derive elettroniche shoegaze più contemplative degli Slowdive (“Dream Of Bees”) e della malinconia di una Julee Cruise davanti ad un sole destinato nell’imminente a scomparire (“Entre-Temps”). Poi, impossibile non citare il featuring di peso sul singolo “Oceanic Landscapes”, dove Franco Battiato arriva a restituire sì il favore della collaborazione con un ritardo di parecchi anni, ma donando altresì al pezzo quell’algido misticismo di cui lui sa essere così esclusivo portatore.
Peccato unicamente per una parte forse eccessivamente dispersiva sul finale, un piccolo screzio che, tuttavia, non intacca (troppo) la sensazione di netto miglioramento che le Lilies On Mars restituiscono dall’ascolto di queste sognanti e leggere note. Forse il fatto che qui ci sia molto meno casino che in passato  potrebbe far storcere le orecchie di qualcuno, noi preferiamo, invece, sottolineare la maggiore classe necessaria per confezionare una musica che si possa adattare a colorare a dovere un soffice quanto oscuro sogno. Brave ragazze, i gigli su marte sono più che mai in fiore.

www.myword.it – Dot To Dot

“Matter, Its waves and radiation create sounds that enthrall. Inspired by this, we play music looking up”. Così si descrivono i Lilies On Mars, duo italiano (anche se non si direbbe) tutto al femminile, formato da Lisa Masia eMarina Cristofalo. Manipolatrici della materia, delle onde sonore e delle sue radiazioni, il tutto concentrato in una prospettiva spaziale, un’introduzione affascinante quanto inquietante, per questo ho voluto come punto di inizio di questa mia recensione la suddetta descrizione, onestamente non sarei riuscito a trovare parole migliori per raccontarvi DOT DO DOT, e cioè l’ultima fatica della band.

See You Sun, primo pezzo dell’album, è subito un colpo basso, echi e suoni elettronici si fondono intimamente con una particolarissima chitarra ritmica, ci si lascia subito portare via nel mondo dei “Gigli su Marte”, iniziare con un pezzo così bello è decisamente un colpo basso, si è per forza di cose obbligati a continuare il proprio viaggio. Arrivano prima Dream Of Bees, il quale è un concentrato raffinato di dream-pop, e poi la più esotica SIDE ABCDE, pezzo questo che si destreggia mirabilmente tra una tastierina che porta alla mente l’India e tra la nube di suono inglobante che nasce al minuto 1:40, il risultato è un altro brano fantastico. No Way e Entre-Temps scorrono piacevoli e conducono al pezzo di maggior risonanza (ma non più bello) dell’album: “Oceanic Landscape”, traccia in cui ad addobbare lo splendido modo di fare musica delle Lilies arriva l’ospite illustre Franco Battiato, il pezzo ne guadagna in colori e in qualità, pur mantenendosi sempre sulla linea guida di un pop sognante e psichedelico. A Impossibile Child, mi viene in mente la prima critica da muovere al disco: ok, i brani funzionano, le atmosfere sono quelle giuste, ma dopo 7 brani mi ci perdo quasi in queste atmosfere, sono troppo simili, il singolo pezzo in questo contesto rischia di perdere l’imprinting necessario. Neanche il tempo di mettere il moto il mio spirito da critico musicale di serie b, che parte So Far Dear America, i suoni si fanno più rarefatti e acidi, lo special finale è un trip onirico, non si perde però la linea musicale di fondo, ma cambiano i connotati della stessa, e inizia come una seconda parte dell’album, la quale racchiude l’aspetto più cupo del duo. Sugar Is Gone, sembra quasi un pezzo degli Aucan per come inizia (non li vedrei male in una collaborazione), e conferma la svolta verso ricordi e sonorità meno gioiose rispetto a quelle da cartolina sbiadita ascoltate fino ad ora. Penultima nell’ordine, ma prima nelle mie preferenze è For First 3 Year, compare qui un cantato in italiano quasi impercettibile e rarefatto, caratteristiche queste, che danno, insieme alla base musicale che si muove su suoni quasi irritanti, un mix estasiante di sensualità ed intrigo. I Crystal Castels tornano alla mente nell’atto conclusivo dato da Martians, se alla voce non c’è Alice Glass, sembra comunque di vederla, anche perché la qualità del pezzo e forse anche maggiore di quelli della band canadese.

Che dire, penso che il numero di volte in cui ho usato le parole: fantastico, estasiante, bello, sogno, atmosfere ecc., parlino da se. I Lilies On Mars hanno fatto un ottimo lavoro, hanno confezionato un viaggio mistico in un cd,  ci permettono di lasciarci trasportare via senza dover abbandonare la nostra cameretta, hanno dato vita ad un vero è proprio stupefacente legale(ma non per questo meno intrigante), poco costoso ed ottenibile da tutti. Ovviamente non si può vivere solo di sogni, ma si necessita anche di qualità musicale, e l’album ne è piena zeppa, questi brani non cavalcano spiccatamente nessuna onda “chill-qualcosa” d’oltralpe, ma segnano il percorso per una sperimentazione e una ricerca sonora molto interessante. Unica obiezione: fate più pezzi in italiano, brani come For First 3 Year chiedono maggior attenzione.“Matter, Its waves and radiation create sounds that enthrall. Inspired by this, we play music looking up”. Così si descrivono i Lilies On Mars, duo italiano (anche se non si direbbe) tutto al femminile, formato da Lisa Masia eMarina Cristofalo. Manipolatrici della materia, delle onde sonore e delle sue radiazioni, il tutto concentrato in una prospettiva spaziale, un’introduzione affascinante quanto inquietante, per questo ho voluto come punto di inizio di questa mia recensione la suddetta descrizione, onestamente non sarei riuscito a trovare parole migliori per raccontarvi DOT DO DOT, e cioè l’ultima fatica della band.

See You Sun, primo pezzo dell’album, è subito un colpo basso, echi e suoni elettronici si fondono intimamente con una particolarissima chitarra ritmica, ci si lascia subito portare via nel mondo dei “Gigli su Marte”, iniziare con un pezzo così bello è decisamente un colpo basso, si è per forza di cose obbligati a continuare il proprio viaggio. Arrivano prima Dream Of Bees, il quale è un concentrato raffinato di dream-pop, e poi la più esotica SIDE ABCDE, pezzo questo che si destreggia mirabilmente tra una tastierina che porta alla mente l’India e tra la nube di suono inglobante che nasce al minuto 1:40, il risultato è un altro brano fantastico. No Way e Entre-Temps scorrono piacevoli e conducono al pezzo di maggior risonanza (ma non più bello) dell’album: “Oceanic Landscape”, traccia in cui ad addobbare lo splendido modo di fare musica delle Lilies arriva l’ospite illustre Franco Battiato, il pezzo ne guadagna in colori e in qualità, pur mantenendosi sempre sulla linea guida di un pop sognante e psichedelico. A Impossibile Child, mi viene in mente la prima critica da muovere al disco: ok, i brani funzionano, le atmosfere sono quelle giuste, ma dopo 7 brani mi ci perdo quasi in queste atmosfere, sono troppo simili, il singolo pezzo in questo contesto rischia di perdere l’imprinting necessario. Neanche il tempo di mettere il moto il mio spirito da critico musicale di serie b, che parte So Far Dear America, i suoni si fanno più rarefatti e acidi, lo special finale è un trip onirico, non si perde però la linea musicale di fondo, ma cambiano i connotati della stessa, e inizia come una seconda parte dell’album, la quale racchiude l’aspetto più cupo del duo. Sugar Is Gone, sembra quasi un pezzo degli Aucan per come inizia (non li vedrei male in una collaborazione), e conferma la svolta verso ricordi e sonorità meno gioiose rispetto a quelle da cartolina sbiadita ascoltate fino ad ora. Penultima nell’ordine, ma prima nelle mie preferenze è For First 3 Year, compare qui un cantato in italiano quasi impercettibile e rarefatto, caratteristiche queste, che danno, insieme alla base musicale che si muove su suoni quasi irritanti, un mix estasiante di sensualità ed intrigo. I Crystal Castels tornano alla mente nell’atto conclusivo dato da Martians, se alla voce non c’è Alice Glass, sembra comunque di vederla, anche perché la qualità del pezzo e forse anche maggiore di quelli della band canadese.

Che dire, penso che il numero di volte in cui ho usato le parole: fantastico, estasiante, bello, sogno, atmosfere ecc., parlino da se. I Lilies On Mars hanno fatto un ottimo lavoro, hanno confezionato un viaggio mistico in un cd,  ci permettono di lasciarci trasportare via senza dover abbandonare la nostra cameretta, hanno dato vita ad un vero è proprio stupefacente legale(ma non per questo meno intrigante), poco costoso ed ottenibile da tutti. Ovviamente non si può vivere solo di sogni, ma si necessita anche di qualità musicale, e l’album ne è piena zeppa, questi brani non cavalcano spiccatamente nessuna onda “chill-qualcosa” d’oltralpe, ma segnano il percorso per una sperimentazione e una ricerca sonora molto interessante. Unica obiezione: fate più pezzi in italiano, brani come For First 3 Year chiedono maggior attenzione.

Dot To Dot

Un giorno su Marte forse troveranno dei Gigli. Qualcuno li sfiorerà ed essi produrranno musica. Se ciò accadrà, sarà molto facile che il suono che sgorgherà dai petali avrà tante somiglianze con quello delle Lilies on Mars. Un duo femminile “British/Italo-alieno”, ma di stanza a Londra, arrivato oggi con DOT TO DOT alla terza tappa di un percorso tutto personale e rigorosamente all‘insegna del DIY.

Dovendo incasellare in una definizione la loro musica, si potrebbe etichettare come dreampop. Ma in realtà il suono elaborato da Lisa Masia e Marina Cristofalo, che di questa terza opera come delle precedenti sono anche produttrici, va a toccare nelle sue varie diramazioni quasi quarant‘anni di musica onirica e psichedelica. C‘è Syd Barrett se quest‘ultimo si fosse messo ad armeggiare con l‘elettronica. C‘è il Brian Eno pop laddove questa parola è andata a sconfinare più coraggiosamente nell‘ambient. Ci sono i Cranes, I Broadcast e gli ultimi Blonde Redhead nelle voci infantili eppure uterine. Ma ci sono anche accenni ritmici industriali e chitarre shoegaze alla Slowdive.

Insomma c‘è tutto un mondo sonoro che si espande in immense ampiezze di aria e luce, e dà vita ad un immaginario siderale, psichedelico e giocoso che ha già fruttato alle Lilies on Mars alcune importanti apparizioni live (su tutte quella al SXSW Festival ad Austin, Texas) e una serie di collaborazioni non meno illustri.

Fra tutte non si può non citare quella con Franco Battiato che caratterizza il primo singolo di DOT TO DOT intitolato “Oceanic Landscape”. Le Lilies on Mars nel loro esordio avevano già reinterpretato “No U Turn” del musicista siciliano, che qui interviene in prima persona con un cameo vocale, per poi ospitare Lisa e Marina in alcune date del suo nuovo tour.

Tuttavia il singolo è solo uno dei tanti episodi eccellenti di un disco che riempie lo spazio e il tempo, portando l‘ascoltatore in dimensioni altre, aliene, eppure straordinariamente vive, pulsanti e sorprendenti. Proprio come un Giglio su Marte, che scosso dal vento emette una musica di ammaliante incanto.

Maybe one day Lilies will be found on Mars. Some will touch them lightly and they will produce music. If that happens, it’s possible that the sound that flows from the petals would have many similarities with that of Lilies on Mars. A female duo “British/Italo-Alien”, based in London, arrived today with their new album DOT TO DOT, which is the third stage of a very personal journey rooted in their strict dedication to DIY.

If having to pigeonhole their music, one might define it as dreampop. But in reality the sound created by Lisa Masia and Marina Cristofalo, who produce all their records, touches with its various branches almost forty years of music and psychedelia. There is Syd Barrett, if he was put to tinker with electronics. There’s Brian Eno pop, when pop strayed more courageously towards ambient soundscapes. Elements of Cranes, Pram, Broadcast and the latest Blonde Redhead in their child like voices. But there are also hints of industrial rhythms and shoegaze guitar, as with Slowdive. So there is a whole world of sound giving life to an imaginary sidereal, both playful and psychedelic, which has already gained Lilies on Mars some important live appearances (including the SXSW Festival in Austin, Texas) and a series of illustrious collaborations.

Franco Battiato features on the first single from DOT TO DOT entitled “Oceanic Landscape”. Whilst certainly a highlight, the single is still just one of many excellent episodes of an album which has the ability to take a listener into other dimensions, alien, yet extraordinarily alive, emotional and surprising.

Lilies On Mars

Lilies on Mars sono Lisa Masia e Marina Cristofalo, musiciste con sede a Londra affascinate dallo spirito DIY, hanno prodotto e mixato il loro debut album in Aprile 2009, masterizzato da B. Gautier, produttore dei Cure, Paul McCartney, Fleet Foxes e John Peel. Lo stesso anno le Lilies debuttano live con Franco Battiato al teatro Le Cigale di Parigi per poi continuare il loro tour in UK, Italia, Germania e USA. Nel 2010 vincono il contest Romaeropa Webfactory re-interpretando il brano di Christian Fennezs “The Seventh string” con il quale si esibiscono al Palladium di Roma. Fennezs, dice di loro: “Sono stato colpito immediatamente dal loro remix. Hanno colto in modo molto bello l’atmosfera e lo spirito della composizione originale e lo hanno trasferito in qualcosa di interamente nuovo, allo stesso tempo unico e bello”.

Nel Luglio del 2011 esce “Wish You Were a Pony”, secondo lavoro autoprodotto dal duo, mixato da Dan Brantigan ( musicista e co-writer di Kaki King ) a New York. “Aquarium’s Key” e “Crabs”, singoli estratti dal disco sono stati presentati in UK da Tom Robinson e Ruth Barnes su BBC 6 Music : “ We LOVE this band.. how could you NOT like the almost perfect slice of indie-pop that this girls dish up.” Sono state ospiti delle radio sperimentali e di culto londinese Resonance FM, Amazing radio, Strangeways radio e IATP negli Stati Uniti. Nel Marzo 2012 suonano 5 showcases al SXSW Festival in Austin TX, con Ringo Deathstarr, Cashier n9, Alpine, Kidstreet, Silver Swans etc.

Il 25 marzo del 2013 le Lilies on Mars pubblicano il loro terzo disco “DOT TO DOT”, per la Long Song Records/Elsewhere Factory distribuito da Audioglobe. Le registrazioni sono iniziate nel loro home studio a Londra, per poi essere ultimate nella casa al mare di Lisa in Sardegna. La calma, le passeggiate in spiaggia e l’aria della Sardegna hanno avuto un impatto fondamentale sull’ ispirazione e la ricerca di suoni nuovi. “Oceanic Landscape”, primo singolo estratto dal disco, vanta la prestigiosa partecipazione di Franco Battiato, generando una perfetta miscela tra pop e sperimentazione. Il brano ha ricevuto ottimi consensi dalla critica, e’ stato inoltre nominato “Track of the Week” da Simon Raymonde (Bella Union, Cocteau Twins) nel suo show su Amazing Radio in UK. Tra gli ospiti di DOT TO DOT anche la batterista Valentina Magaletti (The Oscillation, Kid Millions, Buttonhead).

Lilies on Mars is the recording project of Lisa Masia and Marina Cristofalo, two multi-instrumentalist musicians based in London.

Fascinated by the spirit of DIY, they produced and mixed their debut album, recorded at their home studio in east London and self-released in the spring of 2009 on their record label Elsewhere Factory. The album was mastered

by Bill Gautier (The Cure, Paul McCartney, John Peel, Fleet Foxes).

In May 2011 they released their second album “Wish You Were a Pony”, recorded and produced by Lilies on Mars and mixed by Dan Brantigan (Kaki King co-writer and musician). Aquarium’s Key, the first single from the record, was introduced in the UK by Tom Robinson and Ruth Barnes on BBC 6 Music: “We LOVE this band… that refrain about the ‘keeeeeys’ will get stuck in you head whether you like it or not. Then again how could you NOT like the almost perfect slice of indie-pop that these girls dish up.”

During their career Lilies on Mars have collaborated with highly respected musicians and composers, including Christian Fennesz, working on a remix of his song “The 7th String” which they have performed live together at the Palladium Theatre in Rome. After a very busy year performing in the London and UK underground scene they debuted at SXSW 2012 Festival in Austin, TX, opening for Ringo Deathstarr, Cashier N9, Alpine, Kidstreet and Silver Swans.

On the 25th of March 2013, Lilies on Mars release their third album titled “DOT TO DOT” on Long Song Records/Elsewhere Factory, Audioglobe distribuition. Recording sessions started at their home studio in London and ended at Lisa’s beach house in Sardinia, as their creative journey pulled them towards a tranquil space to develop and experiment with new sounds.

“Oceanic Landscape”, first single taken from the album features Italian singer-experimentalist Franco Battiato. Delivering the perfect blend of pop and experimentation is a trademark of both artists and gives a generous introduction to the full-length record. Oceanic Landscape has picked as “Track of The Week” by Simon Raymonde (Bella Union/Cocteau Twins) on his radio show on Amazing radio UK. Another special guest on DOT TO DOT is drummer Valentina Magaletti (The Oscillation, Kid Millions, Buttonhead).