radiobombay.it – Musica Da Cucina

L’avreste mai detto che mestoli, cucchiai, mattarelli e tutti quelli utensili tanto cari alle nostre nonne massaie dal cuore caldo e la pelle dura potessero produrre dei suoni non fastidiosi? Io si, dato che già da piccino mi cimentavo nella favolosa arte di ricavare suoni (e rumori) da qualsiasi cosa mi circondasse. Il “m’ha fattu na capu tanta!” di mia nonna non faceva che alimentare questa mia passione.

Quel che non avrei mai pensato è che ci sarebbe stato, a distanza di anni, un gruppo che avrebbe formalizzato quel mio modo embrionale di esprimermi in album di musica ambient (e non solo). Prendete un paio di chitarre, un basso e qualche altro strumento convenzionale e unitelo a posate, piatti lasciati cadere su un tavolo, rubinetti gocciolanti, biccheri di cristallo riempiti d’acqua e inizierete ad avere un’idea del lavoro dei “Musica da cucina”

Il progetto Musica da cucina nasce nel 2005 da un’idea di Fabio Bonelli, fondatore del laboratorio creativo People from the Mountains – Morbegno (SO), e il nome della band ci dice già tanto della loro arte. Quello che colpisce è la maestria nel rivisitare il concetto di musica e quello di “strumento musicale”. Non che i “Musica da cucina” siano stati i primi a farlo. I tedeschi Einsurzende Neubaten suonano da 30 anni un industrial ricavato da tubi d’acciaio, betoniere, seghe circolari, e altri materiali da cantiere. Ma il loro è uno stile differente: un ambient-cantautorale molto sobrio, rilassato e rilassante, che parla di montagne, di madri, di figlie, della vita e della morte.

Quello che personalmente mi ha affascinato è la naturalezza nel fondere gli oggetti più svariati, i loro suoni, con quelli delle chitarre e altri strumenti. Una musica per riflettere, per uscire dalla frenesia, dal “logorio della vita moderna”, magari mentre si prepara un buon risotto ai funghi con aglio e prezzemolo, da gustare in compagnia e senza fretta.

Esperienza consigliata (dopo l’acquisto dell’album): procuratevi una bicicletta e alle 9.30 uscite sulla Nomentana a Roma, tra le auto in traffico (più lente di voi) con i musica da cucina nelle orecchie. Procedete lentamente, con una marcia leggera: ditevi che non avete fretta alcuna e pensate al cielo su di voi. Se non raggiungerete la pace dei sensi, ci sarete andati comunque molto vicini. Sin quando non arriverà un maledetto tamarro con finestrino aperto e Gigi D’alessio a tutto volume a ricordarvi che il mondo è (molto) meno bello di come lo stavate immaginando. Buon ascolto.L’avreste mai detto che mestoli, cucchiai, mattarelli e tutti quelli utensili tanto cari alle nostre nonne massaie dal cuore caldo e la pelle dura potessero produrre dei suoni non fastidiosi? Io si, dato che già da piccino mi cimentavo nella favolosa arte di ricavare suoni (e rumori) da qualsiasi cosa mi circondasse. Il “m’ha fattu na capu tanta!” di mia nonna non faceva che alimentare questa mia passione.

Quel che non avrei mai pensato è che ci sarebbe stato, a distanza di anni, un gruppo che avrebbe formalizzato quel mio modo embrionale di esprimermi in album di musica ambient (e non solo). Prendete un paio di chitarre, un basso e qualche altro strumento convenzionale e unitelo a posate, piatti lasciati cadere su un tavolo, rubinetti gocciolanti, biccheri di cristallo riempiti d’acqua e inizierete ad avere un’idea del lavoro dei “Musica da cucina”

Il progetto Musica da cucina nasce nel 2005 da un’idea di Fabio Bonelli, fondatore del laboratorio creativo People from the Mountains – Morbegno (SO), e il nome della band ci dice già tanto della loro arte. Quello che colpisce è la maestria nel rivisitare il concetto di musica e quello di “strumento musicale”. Non che i “Musica da cucina” siano stati i primi a farlo. I tedeschi Einsurzende Neubaten suonano da 30 anni un industrial ricavato da tubi d’acciaio, betoniere, seghe circolari, e altri materiali da cantiere. Ma il loro è uno stile differente: un ambient-cantautorale molto sobrio, rilassato e rilassante, che parla di montagne, di madri, di figlie, della vita e della morte.

Quello che personalmente mi ha affascinato è la naturalezza nel fondere gli oggetti più svariati, i loro suoni, con quelli delle chitarre e altri strumenti. Una musica per riflettere, per uscire dalla frenesia, dal “logorio della vita moderna”, magari mentre si prepara un buon risotto ai funghi con aglio e prezzemolo, da gustare in compagnia e senza fretta.

Esperienza consigliata (dopo l’acquisto dell’album): procuratevi una bicicletta e alle 9.30 uscite sulla Nomentana a Roma, tra le auto in traffico (più lente di voi) con i musica da cucina nelle orecchie. Procedete lentamente, con una marcia leggera: ditevi che non avete fretta alcuna e pensate al cielo su di voi. Se non raggiungerete la pace dei sensi, ci sarete andati comunque molto vicini. Sin quando non arriverà un maledetto tamarro con finestrino aperto e Gigi D’alessio a tutto volume a ricordarvi che il mondo è (molto) meno bello di come lo stavate immaginando. Buon ascolto.

distorsioni-it.blogspot.com – Musica Da Cucina

Che sia il tintinnare di un bicchiere con una posata, grattugiare, percuotere un colapasta o una pentola con un mestolo poco conta, il sogno di Fabio Bonelli, meglio conosciuto come Musica da cucina, è sempre stato quello di suonare con e il mondo che lo circonda. Arrivato alla seconda prova sulla lunga distanza, dopo l’omonimo ed ormai introvabile primo disco
(“Musica da Cucina s/t Cane Andaluso”, City Living, Mondopop Edizioni Musicali, release 2007), uno split con Above the Tree(“Above The Tree/Musica Da Cucina -Split” Brigadisco, People From The Mountains, Musica Per Organi Caldi, Shipwreck Records, Uaooo Records,Marinaio Gaio, Boring Machines, Lotar Records, release 2010), svariate sonorizzazioni di film e una serie di esibizioni live in giro per il mondo, ci consegna un lavoro certosino, una autentica chicca di artigianato musicale. Dodici composizioni che vogliono essere fotografie dettagliate di una realtà montanara e rupestre che il nostro ha voluto omaggiare, quella della sua terra natia, la Valtellina. Suonato con gli utensili più vari (pentole, grattugie, mestoli, sbattiuova solo per nominarne alcuni) affiancati da strumenti tradizionali quali chitarra, clarinetto, pianoforte, una loop station, etc. e con lo spirito ludico che mai lo ha abbandonato, il disco è un’opera omogenea, dove i due elementi antitetici si sposano alla perfezione creando un insieme di dolci canzoni dal taglio pop/folk e momenti più dilatati e sperimentali. Una musica che travalica i generi, una specie di evoluzione della musica popolare, con il chiaro intento di ampliare il concetto di musica concreta; un progetto che acquista sicuramente di fascinazione durante i live, (numerosi i concerti in giro per l’Italia e soprattutto in Europa, dove è molto apprezzato, ne è testimonianza il tour di supporto alle islandesi Amiina) dove l’atmosfera si fa magica e coinvolgente e il pubblico sente l’esigenza di partecipare attivamente a questo rito primitivo, di entrare, attraverso il suono delle cose, a contatto con la terra, con l’universo. L’introduzione è affidata alla brevissima Arigna e se Lungo il mera è una canzone melanconica da ascoltare la sera, Today dovrebbe aprire le giornate di tutti gli esseri del creato, un gioiello pop da custodire gelosamente in testa tutta la giornata, con la chiara consapevolezza che ‘today is the day’. Elvira e Amelia invece si distingue per un giro di chitarra mesto e un riverbero creato soffiando e cantando su una carta stagnola (vederlo fare dal vivo è una cosa molto affascinante). Il pezzo prende il nome dalle due prozie materne, in particolare la novantenne Elvira, è anche la bizzarra creatrice dei simpatici disegnini “visionari” che compongono la copertina dell’album. L’infanzia torna sotto forma di ricordo nel piattino da caffè fatto cadere a terra della delicata The rest song o il vino che ribolle nella botte della briosa Zeffirina o ancora il pane fatto in casa di Lievito tu o lievito io, nonna?.
Tanta neve, piedi freddi vuole esser un addio ai monti, una dipartita cadenzata da colpi di pentola e contraddistinta da un lieve crescendo di droni; viene facile immaginarsi un Fabio ragazzo tutto incappucciato incamminarsi nei suoi scarponi da trekking verso una nuova meta. Mentre il ritmo allegro di Tanti piccoli chicchi di riso che sorridono felici (tutti molto curiosi i suoi titoli nda) sembra riflettersi nell’occhio gigante dei Residents e risente della collaborazione con l’amico/collega Above the Tree, For Ellen (che dovrebbe avere il significato tedesco di trota) è una ballata deliziosa e fluttuante, sorretta da un’ariosa armonica e intervallata qui e lì ora dall’accento di una pentola sfregata con mestolo, ora da un inusuale sbattiuova amplificato mandato a loop. L’opera scivola via sognante, intima, intrisa di un tepore casalingo, quello necessario per realizzare la Pasta madre ingrediente fondamentale per una lievitazione perfetta. Musica da cucina dunque propone ricette insolite ma che attingono fortemente alla tradizione, se siete golosi, dovete solo apparecchiare la tavola al resto ci penserà lo chef Fabio.Che sia il tintinnare di un bicchiere con una posata, grattugiare, percuotere un colapasta o una pentola con un mestolo poco conta, il sogno di Fabio Bonelli, meglio conosciuto come Musica da cucina, è sempre stato quello di suonare con e il mondo che lo circonda. Arrivato alla seconda prova sulla lunga distanza, dopo l’omonimo ed ormai introvabile primo disco
(“Musica da Cucina s/t Cane Andaluso”, City Living, Mondopop Edizioni Musicali, release 2007), uno split con Above the Tree(“Above The Tree/Musica Da Cucina -Split” Brigadisco, People From The Mountains, Musica Per Organi Caldi, Shipwreck Records, Uaooo Records,Marinaio Gaio, Boring Machines, Lotar Records, release 2010), svariate sonorizzazioni di film e una serie di esibizioni live in giro per il mondo, ci consegna un lavoro certosino, una autentica chicca di artigianato musicale. Dodici composizioni che vogliono essere fotografie dettagliate di una realtà montanara e rupestre che il nostro ha voluto omaggiare, quella della sua terra natia, la Valtellina. Suonato con gli utensili più vari (pentole, grattugie, mestoli, sbattiuova solo per nominarne alcuni) affiancati da strumenti tradizionali quali chitarra, clarinetto, pianoforte, una loop station, etc. e con lo spirito ludico che mai lo ha abbandonato, il disco è un’opera omogenea, dove i due elementi antitetici si sposano alla perfezione creando un insieme di dolci canzoni dal taglio pop/folk e momenti più dilatati e sperimentali. Una musica che travalica i generi, una specie di evoluzione della musica popolare, con il chiaro intento di ampliare il concetto di musica concreta; un progetto che acquista sicuramente di fascinazione durante i live, (numerosi i concerti in giro per l’Italia e soprattutto in Europa, dove è molto apprezzato, ne è testimonianza il tour di supporto alle islandesi Amiina) dove l’atmosfera si fa magica e coinvolgente e il pubblico sente l’esigenza di partecipare attivamente a questo rito primitivo, di entrare, attraverso il suono delle cose, a contatto con la terra, con l’universo. L’introduzione è affidata alla brevissima Arigna e se Lungo il mera è una canzone melanconica da ascoltare la sera, Today dovrebbe aprire le giornate di tutti gli esseri del creato, un gioiello pop da custodire gelosamente in testa tutta la giornata, con la chiara consapevolezza che ‘today is the day’. Elvira e Amelia invece si distingue per un giro di chitarra mesto e un riverbero creato soffiando e cantando su una carta stagnola (vederlo fare dal vivo è una cosa molto affascinante). Il pezzo prende il nome dalle due prozie materne, in particolare la novantenne Elvira, è anche la bizzarra creatrice dei simpatici disegnini “visionari” che compongono la copertina dell’album. L’infanzia torna sotto forma di ricordo nel piattino da caffè fatto cadere a terra della delicata The rest song o il vino che ribolle nella botte della briosa Zeffirina o ancora il pane fatto in casa di Lievito tu o lievito io, nonna?.
Tanta neve, piedi freddi vuole esser un addio ai monti, una dipartita cadenzata da colpi di pentola e contraddistinta da un lieve crescendo di droni; viene facile immaginarsi un Fabio ragazzo tutto incappucciato incamminarsi nei suoi scarponi da trekking verso una nuova meta. Mentre il ritmo allegro di Tanti piccoli chicchi di riso che sorridono felici (tutti molto curiosi i suoi titoli nda) sembra riflettersi nell’occhio gigante dei Residents e risente della collaborazione con l’amico/collega Above the Tree, For Ellen (che dovrebbe avere il significato tedesco di trota) è una ballata deliziosa e fluttuante, sorretta da un’ariosa armonica e intervallata qui e lì ora dall’accento di una pentola sfregata con mestolo, ora da un inusuale sbattiuova amplificato mandato a loop. L’opera scivola via sognante, intima, intrisa di un tepore casalingo, quello necessario per realizzare la Pasta madre ingrediente fondamentale per una lievitazione perfetta. Musica da cucina dunque propone ricette insolite ma che attingono fortemente alla tradizione, se siete golosi, dovete solo apparecchiare la tavola al resto ci penserà lo chef Fabio.

shiverwebzine.com – Musica Da Cucina

Si usa dire in certi casi che un progetto è più interessante sulla carta che nella realtà. Di fronte aMusica da Cucina mi sento di invertire i termini: “cantautorato intimo e minimale per chitarra, voce e tavolo apparecchiato” è una definizione che mi ha fatto accapponare la pelle.

L’aspettativa di sottoporre le mie orecchie all’ennesimo menestrello nostrano dalla voce esile e stonata, accompagnato da arrangiamenti al limite della denuncia per molestia sessuale ai danni della musa Euterpe, mi ha fatto accostare al secondo album di Fabio Bonelli con qualche pregiudizio. Che poco dopo aver premuto il tasto play si sono rivelati del tutto infondati. Il “tavolo apparecchiato” ha sì un ruolo di primo piano nell’economia degli arrangiamenti, ma si mimetizza alla perfezione nelle melodie eteree – ma non per questo soporifere – che pervadono l’album. Un dosato gusto pop fa da contrappeso all’impianto percussivo da musica concreta e non ci si accorge nemmeno che in “Today” sono sbattiuova, grattugia, mestoli di legno e cucchiai a creare il tappeto ritmico sottostante. Lungo l’album si trova di tutto, carta stagnola, arpetta tagliauova, piattini da caffé, glockenspiel di cucchiai, teiere usate come amplificatori per la voce, ma mai la sperimentazione era stata così piacevole e – passatemi il termine – discreta.
È musica che ti muove qualcosa dentro, solletica ricordi sopiti sul letto della malinconia, ha un che di chiaroscurale e al contempo di luminoso, sta sospesa tra l’oggi e lo ieri, tra la torta che la mamma sta cuocendo nel forno quando hai 10 anni e tutto il tempo del mondo a disposizione e il caffé che gorgoglia quando di anni ne hai 30 e solo pochi minuti prima che passi l’ultimo autobus utile per timbrare l’ingresso in tempo. Purtroppo è anche musica tragicamente di nicchia. Se ne accorgeranno in quattro fortunati gatti. Buon per loro.Si usa dire in certi casi che un progetto è più interessante sulla carta che nella realtà. Di fronte aMusica da Cucina mi sento di invertire i termini: “cantautorato intimo e minimale per chitarra, voce e tavolo apparecchiato” è una definizione che mi ha fatto accapponare la pelle.

L’aspettativa di sottoporre le mie orecchie all’ennesimo menestrello nostrano dalla voce esile e stonata, accompagnato da arrangiamenti al limite della denuncia per molestia sessuale ai danni della musa Euterpe, mi ha fatto accostare al secondo album di Fabio Bonelli con qualche pregiudizio. Che poco dopo aver premuto il tasto play si sono rivelati del tutto infondati. Il “tavolo apparecchiato” ha sì un ruolo di primo piano nell’economia degli arrangiamenti, ma si mimetizza alla perfezione nelle melodie eteree – ma non per questo soporifere – che pervadono l’album. Un dosato gusto pop fa da contrappeso all’impianto percussivo da musica concreta e non ci si accorge nemmeno che in “Today” sono sbattiuova, grattugia, mestoli di legno e cucchiai a creare il tappeto ritmico sottostante. Lungo l’album si trova di tutto, carta stagnola, arpetta tagliauova, piattini da caffé, glockenspiel di cucchiai, teiere usate come amplificatori per la voce, ma mai la sperimentazione era stata così piacevole e – passatemi il termine – discreta.
È musica che ti muove qualcosa dentro, solletica ricordi sopiti sul letto della malinconia, ha un che di chiaroscurale e al contempo di luminoso, sta sospesa tra l’oggi e lo ieri, tra la torta che la mamma sta cuocendo nel forno quando hai 10 anni e tutto il tempo del mondo a disposizione e il caffé che gorgoglia quando di anni ne hai 30 e solo pochi minuti prima che passi l’ultimo autobus utile per timbrare l’ingresso in tempo. Purtroppo è anche musica tragicamente di nicchia. Se ne accorgeranno in quattro fortunati gatti. Buon per loro.

HC9 Live @ Laboratorio Morion

HC9 Live

Ecco uno Sketch che ci arriva dal nostro amico Piero Bittolo Bon, con la sua classe di improvvisazione: in questo caso hanno lavorato sui brani di “Space Is The Place” di Sun Ra. Ecco la line up:

Piero Bittolo Bon – sax baritono, basso elettrico, effetti, violino (!), voce, direzione
Dario Sevieri – tastiere, melodica, violino, voce
Alberto Collodel – clarinetto basso, voce
Duccio De Rossi – tromba, conchiglie, voce
Valentina Giugie – tastiere
Paolo Notargiacomo – fisarmonica
Francesco Morfini – batteria
Andrea Vitucci – batteria
Aurelio Latella – batteria elettronica

guest: Francesco Gibaldi – marranzano, flauto in pvc

Registrato da Simone SacchiHC9 Live

Here is a sketch that comes from our friend Piero Bittolo Bon, with his class of improvisation: in this case they worked on the songs of “Space Is The Place” by Sun Ra. Here’s the lineup:

Piero Bittolo Bon – baritone sax, bass, effects, violin (!), Voice, direction
Dario Sevieri – keyboards, melodica, violin, voice
Alberto Collodel – bass clarinet, voice
Duccio De Rossi – trumpet, shells, voice
Valentina Giugie – keyboards
Paolo Notargiacomo – accordion
Francesco Morfini – drums
Andrea Vitucci – drums
Aurelio Latella – electronic drums

Guest: Francis Gibaldi – marranzano, pvc pipe

Sound Engineer: Simone Sacchi

storiadellamusica.it – Musica Da Cucina

Dicono che le Amiina, il quartetto d’archi femminile meglio noto per essere presenza fissa e costante nei tour mondiali degli islandesi Sigur Rós, dal vivo siano in grado di imbastire una spettacolare, delicata rappresentazione fiabesca, pur nei limiti obbligati dalla trasposizione su palco. Mi piacerebbe essere più convincente e ficcante riguardo all’argomento, che invece sono costretto ad abbandonare per mancanza di riscontro diretto. Chi, invece, ha avuto l’occasione e la fortuna di assistere ad una delle loro recenti date italiane, con ogni probabilità, si ricorderà anche di Fabio Bonelli, il musicista in apertura di cartellone nascosto dietro il moniker Musica Da Cucina. Il classico pseudonimo weird di tricolore tinto da sbandierare nelle perigliose e da noi tanto amate gare del famolo strano, ci si sentirebbe in dovere di pensare. La realtà, al contrario, è un pochino diversa, giacché la correlazione tra i due mondi – gastronomico e sonoro, s’intende – non è, per questa volta, campata in aria, ma curiosa e ben tangibile: gli utensili culinari sono trasformati di ruolo in nuovi strumenti di disturbo, fonti di suoni e rumori, metallofoni e idiofoni, ammodernatori della musique concrète, da posizionare sui fornelli.

Decisamente bizzarro il contesto e la sua realizzazione, è vero. Molto meno stravagante ciò che viene costruito tutt’attorno al nucleo di “Musica Da Cucina”, secondo disco con questo titolo dopo l’esordio datato 2007. Bonelli, aiutato da un consistente numero di amici artisti, sceglie la carta dell’introspezione a singhiozzo, tinteggiando le diapositive di una musica che nasce, essenzialmente, negli ambiti chiusi delle piccole camere, con ascendenze post rock, minuti ricami folk, dolci armonie, dialoghi vocali. A tratti il mood, come quando entra in scena il clarinetto, tra scarni battiti ambientali ed essenziali arpeggi di chitarra, in “Lungo Il Mera”, è perfettamente speculare ai crepuscoli malinconici del Frank Schultge Blumm di “Summer Kling”. Nelle pieghe giocattolose che prendono alcuni pezzi, vedesi nello specifico il gorgogliante glockenspiel di “Zeffirina” o i sussulti freak nella lentezza cinematografica di “For Ellen”, si ripropone la questione dell’urgenza di un art pop tutto italiano, già sollevata l’anno scorso dal bislacco Music For Eleven Instruments. Il risultato finale è un album che fa della sua fragilità un grande punto di forza e sfodera una compattezza persino inusuale per il genere, perso nei balocchi di sonorità teoricamente astratte, ma realizzate pragmaticamente in maniera forbita e raffinata.

Musica Da Cucina, si fa sapere nella relativa biografia, ha suonato oltre 300 date in quattro anni, fra teatri, ristoranti, nursery e gallerie d’arte. Un po’ come ?aloS, il progetto solista di Stefania Pedretti degli OvO, ma non fatelo sapere ai puristi. Certo meno urticanti sono le combinazioni stilistiche, anche se gli esiti proposti non mancano di stuzzicare la curiosità. Il salto stilistico offre una certa, piacevole discontinuità di superficie, passando dalla perfetta concisione drakeiana di “Today” alle chitarre multistrati di “Chicchi Di Riso”, dalle sparute note di pianoforte scheggiate da decine di percussioni non convenzionali in “Arigna” al dagherrotipo autunnale di “Elvira E Amelia”, dal lieve crescendo per droni “fisici” in “Tanta Neve, Piedi Freddi” – forse l’episodio più genuinamente post rock dell’intera collezione, tra Dresda e certi Giardini Di Mirò – alla finale, conclusiva “Pasta Madre” (amplificata e riverberata a dovere tra le pareti del castello di Itri, in provincia di Latina), capace di raggrumare attorno a sé un’intensità sonora senza precedenti insistendo, con caparbietà minimalista, su un solo tema di poche note screziato da field recordings.

I disegni di copertina sono della nonna ottantacinquenne di Bonelli, Elvira Giorgetti. A voi stabilire se si tratta dell’ennesima presa di posizione arty o dell’ultimo tassello di un disegno coerente: noi ci siamo già schierati.Dicono che le Amiina, il quartetto d’archi femminile meglio noto per essere presenza fissa e costante nei tour mondiali degli islandesi Sigur Rós, dal vivo siano in grado di imbastire una spettacolare, delicata rappresentazione fiabesca, pur nei limiti obbligati dalla trasposizione su palco. Mi piacerebbe essere più convincente e ficcante riguardo all’argomento, che invece sono costretto ad abbandonare per mancanza di riscontro diretto. Chi, invece, ha avuto l’occasione e la fortuna di assistere ad una delle loro recenti date italiane, con ogni probabilità, si ricorderà anche di Fabio Bonelli, il musicista in apertura di cartellone nascosto dietro il moniker Musica Da Cucina. Il classico pseudonimo weird di tricolore tinto da sbandierare nelle perigliose e da noi tanto amate gare del famolo strano, ci si sentirebbe in dovere di pensare. La realtà, al contrario, è un pochino diversa, giacché la correlazione tra i due mondi – gastronomico e sonoro, s’intende – non è, per questa volta, campata in aria, ma curiosa e ben tangibile: gli utensili culinari sono trasformati di ruolo in nuovi strumenti di disturbo, fonti di suoni e rumori, metallofoni e idiofoni, ammodernatori della musique concrète, da posizionare sui fornelli.

Decisamente bizzarro il contesto e la sua realizzazione, è vero. Molto meno stravagante ciò che viene costruito tutt’attorno al nucleo di “Musica Da Cucina”, secondo disco con questo titolo dopo l’esordio datato 2007. Bonelli, aiutato da un consistente numero di amici artisti, sceglie la carta dell’introspezione a singhiozzo, tinteggiando le diapositive di una musica che nasce, essenzialmente, negli ambiti chiusi delle piccole camere, con ascendenze post rock, minuti ricami folk, dolci armonie, dialoghi vocali. A tratti il mood, come quando entra in scena il clarinetto, tra scarni battiti ambientali ed essenziali arpeggi di chitarra, in “Lungo Il Mera”, è perfettamente speculare ai crepuscoli malinconici del Frank Schultge Blumm di “Summer Kling”. Nelle pieghe giocattolose che prendono alcuni pezzi, vedesi nello specifico il gorgogliante glockenspiel di “Zeffirina” o i sussulti freak nella lentezza cinematografica di “For Ellen”, si ripropone la questione dell’urgenza di un art pop tutto italiano, già sollevata l’anno scorso dal bislacco Music For Eleven Instruments. Il risultato finale è un album che fa della sua fragilità un grande punto di forza e sfodera una compattezza persino inusuale per il genere, perso nei balocchi di sonorità teoricamente astratte, ma realizzate pragmaticamente in maniera forbita e raffinata.

Musica Da Cucina, si fa sapere nella relativa biografia, ha suonato oltre 300 date in quattro anni, fra teatri, ristoranti, nursery e gallerie d’arte. Un po’ come ?aloS, il progetto solista di Stefania Pedretti degli OvO, ma non fatelo sapere ai puristi. Certo meno urticanti sono le combinazioni stilistiche, anche se gli esiti proposti non mancano di stuzzicare la curiosità. Il salto stilistico offre una certa, piacevole discontinuità di superficie, passando dalla perfetta concisione drakeiana di “Today” alle chitarre multistrati di “Chicchi Di Riso”, dalle sparute note di pianoforte scheggiate da decine di percussioni non convenzionali in “Arigna” al dagherrotipo autunnale di “Elvira E Amelia”, dal lieve crescendo per droni “fisici” in “Tanta Neve, Piedi Freddi” – forse l’episodio più genuinamente post rock dell’intera collezione, tra Dresda e certi Giardini Di Mirò – alla finale, conclusiva “Pasta Madre” (amplificata e riverberata a dovere tra le pareti del castello di Itri, in provincia di Latina), capace di raggrumare attorno a sé un’intensità sonora senza precedenti insistendo, con caparbietà minimalista, su un solo tema di poche note screziato da field recordings.

I disegni di copertina sono della nonna ottantacinquenne di Bonelli, Elvira Giorgetti. A voi stabilire se si tratta dell’ennesima presa di posizione arty o dell’ultimo tassello di un disegno coerente: noi ci siamo già schierati.

hatetv.it – Musica Da Cucina

Musica da Cucina è un progetto capitanato da Fabio Bonelli che a partire dal 2007, data di uscita dell’omonimo e ormai introvabile disco, ha effettuato circa 300 concerti in tutta Europa e oltre suonando in teatri, case, ristoranti, mense, orti pubblici, scuole, nursery, gallerie d’arte, rassegne e festival di vario tipo, fra cui è da segnalare il tour di supporto alle Amiina, il quartetto d’archi dei Sigur Ròs.
Già dal nome si intuisce l’essenza del progetto: Musica da Cucina. In equilibrio fra un onirico pop, ambient e sensibilità post rock, il tutto amalgamato con suoni prodotti con diversi oggetti da cucina come un glockenspiel di cucchiai, sbattiuova amplificato, pentolone scolapasta basso e voci filtrate in modi poco convenzionali come carta stagnola, teiera e pentole.

Un po’ come se gli Einstürzende Neubauten si ritrovassero serenamente in cucina a giocare coi suoni insieme ai Sigur Ròs, in una di quelle casette di montagna coi muri di legno per trattenere il calore. Nelle note e nei suoni ricercati di questo album si ritrova un’intimità cantautoriale rara, poche parole e tanti suoni che esprimono perfettamente ciò che le canzoni ci vogliono dire, trasmettendo sentimenti che vanno da una sorta di gioiosa malinconia in Lungo il Mera alla spensieratezza di Chicchi di Riso passando attraverso paesaggi sonori incredibilmente vari eppure sempre familiari.
Il nuovo disco di Musica da Cucina è un prodotto maturo, composto con una cura certosina, registrato magistralmente da Lorenzo Monti e prodotto altrettanto bene da Fabrizio Perissinotto.

Un album stupefacente, diverso da quasi tutta la musica contemporanea, molto ricercato ma al contempo facile e immediato da ascoltare, difficile non innamorarsene.Musica da Cucina è un progetto capitanato da Fabio Bonelli che a partire dal 2007, data di uscita dell’omonimo e ormai introvabile disco, ha effettuato circa 300 concerti in tutta Europa e oltre suonando in teatri, case, ristoranti, mense, orti pubblici, scuole, nursery, gallerie d’arte, rassegne e festival di vario tipo, fra cui è da segnalare il tour di supporto alle Amiina, il quartetto d’archi dei Sigur Ròs.
Già dal nome si intuisce l’essenza del progetto: Musica da Cucina. In equilibrio fra un onirico pop, ambient e sensibilità post rock, il tutto amalgamato con suoni prodotti con diversi oggetti da cucina come un glockenspiel di cucchiai, sbattiuova amplificato, pentolone scolapasta basso e voci filtrate in modi poco convenzionali come carta stagnola, teiera e pentole.

Un po’ come se gli Einstürzende Neubauten si ritrovassero serenamente in cucina a giocare coi suoni insieme ai Sigur Ròs, in una di quelle casette di montagna coi muri di legno per trattenere il calore. Nelle note e nei suoni ricercati di questo album si ritrova un’intimità cantautoriale rara, poche parole e tanti suoni che esprimono perfettamente ciò che le canzoni ci vogliono dire, trasmettendo sentimenti che vanno da una sorta di gioiosa malinconia in Lungo il Mera alla spensieratezza di Chicchi di Riso passando attraverso paesaggi sonori incredibilmente vari eppure sempre familiari.
Il nuovo disco di Musica da Cucina è un prodotto maturo, composto con una cura certosina, registrato magistralmente da Lorenzo Monti e prodotto altrettanto bene da Fabrizio Perissinotto.

Un album stupefacente, diverso da quasi tutta la musica contemporanea, molto ricercato ma al contempo facile e immediato da ascoltare, difficile non innamorarsene.

nerdsattack.net – Musica Da Cucina

A quattro anni dal debutto discografico ritorna Fabio Bonelli e il suo personalissimo-originalissimo progetto sonoro Musica da Cucina. In questo lasso di tempo l’artista (o si potrebbe senz’altro dire l’artigiano Bonelli) ha dato spessore alla bontà della sua proposta suonando praticamente sempre e ovunque. Le dodici piccole pièce semi-strumentali ci immergono in un clima inclemente e gelido riscaldato però dall’animo garbato e premuroso che sanno riflettere mentre tutt’attorno suona e profuma d’incanto. Gli oggetti della cucina vengono come al solito fusi in un corpo unico assieme alla marimba, al clarinetto, all’armonica, al banjo, alle voci sussurrate, in un estremo dondolio che culla l’ascoltatore in uno spazio decisamente fuori dal tempo. Tanti ricamati rintocchi, tanta minuziosa ricerca, tanta delicata passione verso il folk che stringe il cuore. Un album più completo e riuscito di quanto si osi pensare, un album probabilmente più avanti di tante pseudo derive, colte solo a parole, ricche solo negli intenti. [****]A quattro anni dal debutto discografico ritorna Fabio Bonelli e il suo personalissimo-originalissimo progetto sonoro Musica da Cucina. In questo lasso di tempo l’artista (o si potrebbe senz’altro dire l’artigiano Bonelli) ha dato spessore alla bontà della sua proposta suonando praticamente sempre e ovunque. Le dodici piccole pièce semi-strumentali ci immergono in un clima inclemente e gelido riscaldato però dall’animo garbato e premuroso che sanno riflettere mentre tutt’attorno suona e profuma d’incanto. Gli oggetti della cucina vengono come al solito fusi in un corpo unico assieme alla marimba, al clarinetto, all’armonica, al banjo, alle voci sussurrate, in un estremo dondolio che culla l’ascoltatore in uno spazio decisamente fuori dal tempo. Tanti ricamati rintocchi, tanta minuziosa ricerca, tanta delicata passione verso il folk che stringe il cuore. Un album più completo e riuscito di quanto si osi pensare, un album probabilmente più avanti di tante pseudo derive, colte solo a parole, ricche solo negli intenti. [****]