Klaviermassagen – altremusiche.it

Dall’uso di un pianoforte rotto – il cui suono deformato era terreno di esplorazione in cui si giocava una musicalità prima di tutto da re-inventare – si è passati a uno strumento integro, ma fatto risuonare in maniera del tutto insolita. All’opera il pianista svizzero Nicola Cipani, che rimane ancora fedele a quella indetermitezza dell’esplorazione sonora fatta filtrare attraverso l’effetto di un accurato massaggio della cordiera di un pianoforte acustico. La tecnica più che una preparazione tradizionale di cageiana memoria sembra quella di una scelta molto concentrata sugli strumenti usati per percuotere, frizionare, strusciare le corde. Ricorrente l’uso di un oggetto che ruota su se stesso come un piccolo ventilatore – così sembra – che posto sulle corde lasciate in risonanza crea una sorta di interminabile effetto cetra-centrifugata, che è drone ipnotico e allucinato.

Ovviamente le informazioni sulle procedure di organizzazione del suono, nate dal semplice ascolto, purtroppo non sono date in pubblicazioni che puntano poco al dato empirico-razionalista. Per sintesi poniamo comunque il musicista all’interno dell’equazione: Cipani sta al pianoforte come Paolo Angeli alla chitarra acustica. Rimane un mistero sapere se al pianoforte il massaggio è poi piaciuto….

The Talking Bass – supermizzi

Giovanni Maier, classe 1965, è un contrabbassista coi fiocchi, uno che ha suonato con gente del calibro di Rava e Trovesi, ma anche con un chitarrista come Marc Ribot. Insomma, credenziali di tutto rispetto, tanto che sul suo nuovo cd pubblicato da Long Song Records si poteva giustamente riporre qualche lecita aspettativa. Assieme a lui, ecco Luca Calabrese alla tromba, Emanuele Parrini al violino e alla viola e Scott Amendola alla batteria, per un classico quartetto. Il disco non delude affatto e risulta un perfetto esempio di jazz libero e scapestrato, messo in piedi da musicisti molto bravi ciascuno nel proprio strumento, ma soprattutto capaci di un dialogo avvincente. Tutte le composizioni sono di Maier, canovacci sui quali ciascuno ha saputo dare il meglio di sé. Come scritto a chiare lettere nelle note d’accompagnamento, tutte le tracce sono “first take”, ossia “buona la prima”, a soddisfare un’urgenza espressiva che diventa il fuoco ardente di queste nove tracce. Scelta da condividere, visti i risultati, che non tradiscono affatto le intenzioni di partenza.Giovanni Maier, classe 1965, è un contrabbassista coi fiocchi, uno che ha suonato con gente del calibro di Rava e Trovesi, ma anche con un chitarrista come Marc Ribot. Insomma, credenziali di tutto rispetto, tanto che sul suo nuovo cd pubblicato da Long Song Records si poteva giustamente riporre qualche lecita aspettativa. Assieme a lui, ecco Luca Calabrese alla tromba, Emanuele Parrini al violino e alla viola e Scott Amendola alla batteria, per un classico quartetto. Il disco non delude affatto e risulta un perfetto esempio di jazz libero e scapestrato, messo in piedi da musicisti molto bravi ciascuno nel proprio strumento, ma soprattutto capaci di un dialogo avvincente. Tutte le composizioni sono di Maier, canovacci sui quali ciascuno ha saputo dare il meglio di sé. Come scritto a chiare lettere nelle note d’accompagnamento, tutte le tracce sono “first take”, ossia “buona la prima”, a soddisfare un’urgenza espressiva che diventa il fuoco ardente di queste nove tracce. Scelta da condividere, visti i risultati, che non tradiscono affatto le intenzioni di partenza.