Disco che suona parecchio intrigante alle mie orecchie questo Jazz With The Megaphone?, frutto della collaborazione tra Luca Serrapiglio, Antonio Bretoni e Carlo Garof. Si tratta in sostanza di jazz rock, o rock jazz, se così si può dire, che in funzione dei pezzi una o l’altra caratteristica si fa predominante, ottimamente arrangiato e suonato, sporcato di elettronica quando serve e all’occorrenza dotato di gran tiro. Tiro in gran parte derivante dalla fisicità della parte ritmica, interpretata con piglio molto solido e diretto, mentre a mantenere saldi i legami con gli aspetti più jazz del trio intervengono le linee armoniche dei fiati, suonati, nel caso del sax, con uno stile che deve sicuramente molto a certo free (Coleman, Mitchell…) ibridato con gli accenti duri del funk. Il meccanismo dei pezzi è incentrato su frasi musicali quasi “cantabili”, potrei dire swinganti, molto accentate (non mi vengono altri termini) e alternate a momenti dove sembra esserci maggiore spazio per l’improvvisazione e per un calibrato uso dell’elettronica, sotto forma di distorsioni, rumori, frammenti ambientali. Certo, questa è una descrizione approssimativa, le influenze sono molteplici e i tre Tongs tendono ad una fusione di stili che rasenta la perfezione, giocando con temi e atmosfere assai diverse, arrivando addirittura a lambire territori apertamente noise (o, per contro, a giocare con suggestioni cameristiche), e riuscendo a mantenere ogni cosa in un equilibrio perfetto in cui nessuno degli ingredienti prevarica sull’altro. Certi momenti mi hanno fatto pensare ad alcune cose di Fred Frith, ma anche paralleli con gli Zu più morbidi e jazz, penso alla loro collaborazione con Spaceways Inc. e all’album Radiale, non li ritengo poi così azzardati. Un ottimo disco e un gruppo con una fortissima personalità, davvero una gran sorpresa. Consigliatissimo.Disco che suona parecchio intrigante alle mie orecchie questo Jazz With The Megaphone?, frutto della collaborazione tra Luca Serrapiglio, Antonio Bretoni e Carlo Garof. Si tratta in sostanza di jazz rock, o rock jazz, se così si può dire, che in funzione dei pezzi una o l’altra caratteristica si fa predominante, ottimamente arrangiato e suonato, sporcato di elettronica quando serve e all’occorrenza dotato di gran tiro. Tiro in gran parte derivante dalla fisicità della parte ritmica, interpretata con piglio molto solido e diretto, mentre a mantenere saldi i legami con gli aspetti più jazz del trio intervengono le linee armoniche dei fiati, suonati, nel caso del sax, con uno stile che deve sicuramente molto a certo free (Coleman, Mitchell…) ibridato con gli accenti duri del funk. Il meccanismo dei pezzi è incentrato su frasi musicali quasi “cantabili”, potrei dire swinganti, molto accentate (non mi vengono altri termini) e alternate a momenti dove sembra esserci maggiore spazio per l’improvvisazione e per un calibrato uso dell’elettronica, sotto forma di distorsioni, rumori, frammenti ambientali. Certo, questa è una descrizione approssimativa, le influenze sono molteplici e i tre Tongs tendono ad una fusione di stili che rasenta la perfezione, giocando con temi e atmosfere assai diverse, arrivando addirittura a lambire territori apertamente noise (o, per contro, a giocare con suggestioni cameristiche), e riuscendo a mantenere ogni cosa in un equilibrio perfetto in cui nessuno degli ingredienti prevarica sull’altro. Certi momenti mi hanno fatto pensare ad alcune cose di Fred Frith, ma anche paralleli con gli Zu più morbidi e jazz, penso alla loro collaborazione con Spaceways Inc. e all’album Radiale, non li ritengo poi così azzardati. Un ottimo disco e un gruppo con una fortissima personalità, davvero una gran sorpresa. Consigliatissimo.
Archivio mensile:Marzo 2010
Jusi In The Winehouse – Blow Up
Supergruppo solido e potente che annovera lo Zu Massimo Pupillo, tre Gallo Rojo come Zeno De Rossi (batteria), Simone Massaron (chitarre), Giorgio Pacorig (piano) e un non meglio precisato Pacho alle percussioni. Intensa la vocazione heavy all’interno della trama improvvisativa che caratterizza gran parte della proposta. Se l’approccio complessivo non può che riportare alla mente lo Zorn più giapponese, certe aperture ironiche sembrano legarsi a esperienze di buon crossover come quello dei Mr. Bungle o di Marc Ribot (più che stilisticamente citato da Massaron in Fifties Panorama). Altre divagazioni: la breve e luminosa parentesi quasi hawaiana di Oh Man!, con chitarra strozzata a sostegno di un piccolo tema fischettante. Diversamente però a farla da padrone sono le lunghe e martellanti galoppate che si aprono in certi casi su giri accordali di genesi jazzistica ma di linguaggio più orientato al grind, in altri su un ben organizzato free guidato dal lucido Pacorig. Da non sottovalutare il lavoro in studio e si parla di Officine Meccaniche, un elemento questo che nella pletora di produzioni off non si fa spesso notare per uguale profes- sionalità. Un convinto (8).Supergruppo solido e potente che annovera lo Zu Massimo Pupillo, tre Gallo Rojo come Zeno De Rossi (batteria), Simone Massaron (chitarre), Giorgio Pacorig (piano) e un non meglio precisato Pacho alle percussioni. Intensa la vocazione heavy all’interno della trama improvvisativa che caratterizza gran parte della proposta. Se l’approccio complessivo non può che riportare alla mente lo Zorn più giapponese, certe aperture ironiche sembrano legarsi a esperienze di buon crossover come quello dei Mr. Bungle o di Marc Ribot (più che stilisticamente citato da Massaron in Fifties Panorama). Altre divagazioni: la breve e luminosa parentesi quasi hawaiana di Oh Man!, con chitarra strozzata a sostegno di un piccolo tema fischettante. Diversamente però a farla da padrone sono le lunghe e martellanti galoppate che si aprono in certi casi su giri accordali di genesi jazzistica ma di linguaggio più orientato al grind, in altri su un ben organizzato free guidato dal lucido Pacorig. Da non sottovalutare il lavoro in studio e si parla di Officine Meccaniche, un elemento questo che nella pletora di produzioni off non si fa spesso notare per uguale profes- sionalità. Un convinto (8).