Quella di Xabier Iriondo e Roberto Bertacchini è un’accoppiata vincente nella ricerca di sonorità originali in grado di caratterizzare il loro progetto. Questa nuova uscita è la diretta continuazione del mini cd che chiudeva la WallaceMailSeries ed è un album che spiazza al primo ascolto, incuriosisce nel pro- seguo e affascina quando lo si ha introiettato. Un album strano, fatto di canzoni bizzarre, blues notturni, disturbati e intrisi di alcol e incubi. Strumenti a corda e percussioni si rincorrono o seguono strade proprie, assaporano. il frutto maturo dell’avvicinamento per poi scappare dietro ritmi sincopati e stranianti. Non è facile definire questo tipo di musica, sia chiaro. La ricerca sonora la potremmo avvicinare, per facilitarci la comprensione, a certe intuizioni di Tom Waits, le canzoni predono un po’ dal folk, anche se primitivizzato in chiave moderna (“Two Castaway Tramps”), dal blues chiaramente, reso minimale nella sua espressività popolare (“Scoppia”), e del jazz d’avanguardia nella ritmica e nel non dare mai niente per scontato. Non c’è auto-compiacimento in questo lavoro, non c’è l’alternativo a tutti i costi, parlerei piuttosto di un processo di stile che si concretizza in una forma personale e fuori dagli schemi della forma canzone più classica. Un album, in conclusione, che comunica, non in modo diretto, con input quasi scheletrici, ma secondo direttrici che è prezioso scoprire. Non abbiate paura a conoscere The Shipwreck Bag Show.Quella di Xabier Iriondo e Roberto Bertacchini è un’accoppiata vincente nella ricerca di sonorità originali in grado di caratterizzare il loro progetto. Questa nuova uscita è la diretta continuazione del mini cd che chiudeva la WallaceMailSeries ed è un album che spiazza al primo ascolto, incuriosisce nel pro- seguo e affascina quando lo si ha introiettato. Un album strano, fatto di canzoni bizzarre, blues notturni, disturbati e intrisi di alcol e incubi. Strumenti a corda e percussioni si rincorrono o seguono strade proprie, assaporano. il frutto maturo dell’avvicinamento per poi scappare dietro ritmi sincopati e stranianti. Non è facile definire questo tipo di musica, sia chiaro. La ricerca sonora la potremmo avvicinare, per facilitarci la comprensione, a certe intuizioni di Tom Waits, le canzoni predono un po’ dal folk, anche se primitivizzato in chiave moderna (“Two Castaway Tramps”), dal blues chiaramente, reso minimale nella sua espressività popolare (“Scoppia”), e del jazz d’avanguardia nella ritmica e nel non dare mai niente per scontato. Non c’è auto-compiacimento in questo lavoro, non c’è l’alternativo a tutti i costi, parlerei piuttosto di un processo di stile che si concretizza in una forma personale e fuori dagli schemi della forma canzone più classica. Un album, in conclusione, che comunica, non in modo diretto, con input quasi scheletrici, ma secondo direttrici che è prezioso scoprire. Non abbiate paura a conoscere The Shipwreck Bag Show.
Archivio mensile:Aprile 2009
The Ill-Tempered Piano – AAJ Italia
Sorprende e affascina il debutto pianistico di Nicola Cipani, insegnante alla New York University e artista eclettico, che ha trascorso due anni a scovare pianoforti rotti e scordati per realizzare un percorso sonoro tanto estremo quanto coerente nelle sue linee generali.
L’aspetto singolare del disco non sta ovviamente nel porsi agli antipodi dal “Clavicembalo ben temperato” di Bach ma nel reinventare visionarie identità musicali sulla base di rottami giudicati inservibili: nascono così 24 bozzetti (mediamente di 2 minuti l’uno) dove Cipani trae dai pianoforti (o ciò che resta di loro) effetti timbrici e soluzioni ritmiche sorprendentemente logiche, all’interno di invenzioni improvvisate solo apparentemente rumoristiche. Non c’è volontà di destrutturare la forma ma, al contrario, di trovare nuovi equilibri espressivi sulla base del singolare materiale trovato.
Dagli strumenti che ha sottomano Cipani trae soluzioni nuove e creative, usando tastiera, corde e legno fino a trovare sorprendenti vicinanze espressive sia con l’universo delle musiche etniche che coi percorsi delle avanguardie storiche (da John Cage a Derek Bailey).
Una musica a tratti ritualistica e iterativa ma più spesso disposta a rischiare soluzioni imprevedibili allo stesso autore, in un itinerario suggestivo che si alimenta della propria anomalia. Può apparire azzardato ma al termine del percorso l’estetica di riferimento appare molto più tradizionale (addirittura cameristica) di quanto l’ascoltatore può supporre nei primi minuti d’ascolto.Sorprende e affascina il debutto pianistico di Nicola Cipani, insegnante alla New York University e artista eclettico, che ha trascorso due anni a scovare pianoforti rotti e scordati per realizzare un percorso sonoro tanto estremo quanto coerente nelle sue linee generali.
L’aspetto singolare del disco non sta ovviamente nel porsi agli antipodi dal “Clavicembalo ben temperato” di Bach ma nel reinventare visionarie identità musicali sulla base di rottami giudicati inservibili: nascono così 24 bozzetti (mediamente di 2 minuti l’uno) dove Cipani trae dai pianoforti (o ciò che resta di loro) effetti timbrici e soluzioni ritmiche sorprendentemente logiche, all’interno di invenzioni improvvisate solo apparentemente rumoristiche. Non c’è volontà di destrutturare la forma ma, al contrario, di trovare nuovi equilibri espressivi sulla base del singolare materiale trovato.
Dagli strumenti che ha sottomano Cipani trae soluzioni nuove e creative, usando tastiera, corde e legno fino a trovare sorprendenti vicinanze espressive sia con l’universo delle musiche etniche che coi percorsi delle avanguardie storiche (da John Cage a Derek Bailey).
Una musica a tratti ritualistica e iterativa ma più spesso disposta a rischiare soluzioni imprevedibili allo stesso autore, in un itinerario suggestivo che si alimenta della propria anomalia. Può apparire azzardato ma al termine del percorso l’estetica di riferimento appare molto più tradizionale (addirittura cameristica) di quanto l’ascoltatore può supporre nei primi minuti d’ascolto.