In “Your very eyes” ogni suono diviene strumento, come dimostra la titletrack, specchio di un dialogo continuo tra le inventive del sax soprano e il suono orientaleggiante del taisho koto e mahal metak, due strumenti a corda dall´aspetto esotico, che porta ad oriente la partitura di “Psalm of days”, come in una sorta di sorprendente fantasmagoria. In brani come “Side voice” e “Several calls and a perfect pair of opinions” si palesano inoltre le importanze dei silenzi, funzionali alla costruzione musicale dei brani che si susseguono senza soluzione di continuità, fino alla chiusura di “Completion”. Il filosofeggiare tra Mimmo e Iriondo sembra comunque non voler terminale, lasciando aperta una finestra dalla quale ascoltare le rimembranze di un disco, che pur non conquistando a pieno, riesce per la sua genesi e per il suo sviluppo a regalare qualcosa di unico.In “Your very eyes” ogni suono diviene strumento, come dimostra la titletrack, specchio di un dialogo continuo tra le inventive del sax soprano e il suono orientaleggiante del taisho koto e mahal metak, due strumenti a corda dall´aspetto esotico, che porta ad oriente la partitura di “Psalm of days”, come in una sorta di sorprendente fantasmagoria. In brani come “Side voice” e “Several calls and a perfect pair of opinions” si palesano inoltre le importanze dei silenzi, funzionali alla costruzione musicale dei brani che si susseguono senza soluzione di continuità, fino alla chiusura di “Completion”. Il filosofeggiare tra Mimmo e Iriondo sembra comunque non voler terminale, lasciando aperta una finestra dalla quale ascoltare le rimembranze di un disco, che pur non conquistando a pieno, riesce per la sua genesi e per il suo sviluppo a regalare qualcosa di unico.
Archivio mensile:Luglio 2008
Your Very Eyes – lascena.it
Dopo diverse collaborazioni Gianni Mimmo e Xabier Iriondo hanno deciso di fare un disco coi loro nomi. Per farlo hanno deciso di registrare queste nove tracce in un luogo speciale: la chiesa rupestre del X° secolo di S. Lucia alle Malve, a Matera. Le ragioni di questa scelta sono state sia di ordine acustico – dato che la composizione della pietra si è ben prestata alle esigenze acustiche del duo – sia di ordine artistico, poiché nei piani dei due musicisti c’era l’intenzione di creare un vero e proprio meta-linguaggio. In effetti meta-linguaggio la loro musica lo è a tutti gli effetti dal momento che Mimmo si è inerpicato sulle improvvisazioni jazz, senza mai strafare peraltro, bensì restando sempre su livelli di contenuto minimalismo, mentre l’ex Afterhours ha lavorato come un grande artigiano sulle macchine, cesellando suoni, rumori, vibrazioni e disturbi, costanti o spezzettati che fossero, intermittenti o dilatati.
Quello che ne esce alla fine è, come ormai da tradizione per la Wallace e per Iriondo, un grande progetto, nel quale si toccano gli orizzonti dell’arte sperimentale, sempre imprevedibile e per certi versi mistica.Dopo diverse collaborazioni Gianni Mimmo e Xabier Iriondo hanno deciso di fare un disco coi loro nomi. Per farlo hanno deciso di registrare queste nove tracce in un luogo speciale: la chiesa rupestre del X° secolo di S. Lucia alle Malve, a Matera. Le ragioni di questa scelta sono state sia di ordine acustico – dato che la composizione della pietra si è ben prestata alle esigenze acustiche del duo – sia di ordine artistico, poiché nei piani dei due musicisti c’era l’intenzione di creare un vero e proprio meta-linguaggio. In effetti meta-linguaggio la loro musica lo è a tutti gli effetti dal momento che Mimmo si è inerpicato sulle improvvisazioni jazz, senza mai strafare peraltro, bensì restando sempre su livelli di contenuto minimalismo, mentre l’ex Afterhours ha lavorato come un grande artigiano sulle macchine, cesellando suoni, rumori, vibrazioni e disturbi, costanti o spezzettati che fossero, intermittenti o dilatati.
Quello che ne esce alla fine è, come ormai da tradizione per la Wallace e per Iriondo, un grande progetto, nel quale si toccano gli orizzonti dell’arte sperimentale, sempre imprevedibile e per certi versi mistica.
Dandelions On Fire – Les Inrocks
Une chanteuse qui s’appelle Carla B., avec un guitariste italien . . prenomme Simone: sur le papier, ce disque a l’air d’une blague. En l’écoutant, on ne va pas rigoler beaucoup, mais on va s’extasier une fois de plus sur la voix de Carla RI! y a des lustres, on avait découvert cette fille perdue du country-punk au sein des Geraldine Fibbers. L’an dernier, elle nous hantait sur l’album d’Evangelista. Dande/ions on Pire, écrit par le guitariste Simone Massaron pour Carla Bozulich, est l’écrin d’un diamant noir. Entre Patsy Cline et Patti Smith, Carla Bozulich poursuit son exploration passionnante de mondes qui se croisent rarement -la country et la musique expérimentale -, renouant avec l’esprit de la old weird America, l’époque où la musique folk était un terrain vierge et parfois dangereux. Carla Bozulich envoie les violons, mais c’est un disciple de John Cale qui les martyrise, accompagné de musiciens plus à l’aise dans la zone industrielle qu’à la campagne. Country music dans la salle des machines, un jour de tremblement de terre, Dande/ions on Pire est un des ces albums extrêmes et dérangés que PJ Harvey aurait pu rêver d’enregistrer.Une chanteuse qui s’appelle Carla B., avec un guitariste italien . . prenomme Simone: sur le papier, ce disque a l’air d’une blague. En l’écoutant, on ne va pas rigoler beaucoup, mais on va s’extasier une fois de plus sur la voix de Carla RI! y a des lustres, on avait découvert cette fille perdue du country-punk au sein des Geraldine Fibbers. L’an dernier, elle nous hantait sur l’album d’Evangelista. Dande/ions on Pire, écrit par le guitariste Simone Massaron pour Carla Bozulich, est l’écrin d’un diamant noir. Entre Patsy Cline et Patti Smith, Carla Bozulich poursuit son exploration passionnante de mondes qui se croisent rarement -la country et la musique expérimentale -, renouant avec l’esprit de la old weird America, l’époque où la musique folk était un terrain vierge et parfois dangereux. Carla Bozulich envoie les violons, mais c’est un disciple de John Cale qui les martyrise, accompagné de musiciens plus à l’aise dans la zone industrielle qu’à la campagne. Country music dans la salle des machines, un jour de tremblement de terre, Dande/ions on Pire est un des ces albums extrêmes et dérangés que PJ Harvey aurait pu rêver d’enregistrer.