Technicolor – Rolling Stone

Lo abbiamo lasciato in situazioni più acustiche, al limite dell’improvvisazione, ora lo ritroviamo alla guida di un nuovo quartetto (più ospiti) elettrico, i Technicolor. Una declinazione moderna, mai stucchevole, già sentita. L’amalgama di gruppo funziona alla perfezione e Alfonso Santimone, un maghetto elettronico, dà un contributo unico. Tutti sanno organizzare la propria fantasia senza mai arginare quella altrui, anche quando arriva l’ospite a sorpresa Marc Ribot, musicista incredibile che offre un colore ancora diverso, country, psichedelico ed ora mettalico al suono complessivo. Due dischi preziosi nei quali Giovanni Maier si presenta al basso elettrico. Eccolo qui evocato il sincretismo tra antico e moderno, nella rivalutazione di una dimensione elettrica ed elettronica applicata ad ambiti improvvisati o strutturati quanto basta.Lo abbiamo lasciato in situazioni più acustiche, al limite dell’improvvisazione, ora lo ritroviamo alla guida di un nuovo quartetto (più ospiti) elettrico, i Technicolor. Una declinazione moderna, mai stucchevole, già sentita. L’amalgama di gruppo funziona alla perfezione e Alfonso Santimone, un maghetto elettronico, dà un contributo unico. Tutti sanno organizzare la propria fantasia senza mai arginare quella altrui, anche quando arriva l’ospite a sorpresa Marc Ribot, musicista incredibile che offre un colore ancora diverso, country, psichedelico ed ora mettalico al suono complessivo. Due dischi preziosi nei quali Giovanni Maier si presenta al basso elettrico. Eccolo qui evocato il sincretismo tra antico e moderno, nella rivalutazione di una dimensione elettrica ed elettronica applicata ad ambiti improvvisati o strutturati quanto basta.

Dandelions On Fire – Mucchio Selvaggio

Un chitarrista italiano, spalleggiato da un pugno di eccellenti musicisti connazionali, e una cantautrice statunitense amante della sperimentazione e delle atmosfere più cupe e morbose. Ecco gli ingredienti di quello che ha tutte le carte in regola per essere uno dei dischi più interessanti del 2007 in ambito cantautoriale, a patto naturalmente :di intendere questo termine nell’accezione maggiormente avventurosa e meno convenzionale. A mettere parole e voce in Dandelions On Fire (Long Song/Audioglobe) provvede Carla Bozulich, già protagonista su queste pagine un paio di mesi fa con album del suo nuovo progetto Evangelista; la parte musicale, invece, è appannaggio di Simone Massaron, chitarrista milanese di area jazz che tuttavia non disdegna incursioni in territori blues e rock. A dare loro man forte, gli ex Afterhours Xabier Iriondo (chitarra) e Andrea Viti (basso), e Zeno De Rossi, già batterista di Vinicio Capossela. Insomma, se non è un dream-team poco ci manca. E il risultato come si diceva, è all’altezza delle aspettative: ballate notturne e introspettive, venate del country meno convenzionale e intrise di blues; cupe, ma non per questo minacciose (lo è, comunque, l’iniziale Never Saw Your Face), visto che sovente il punto di riferimento più prossimo potrebbe essere la Patti Smith (relativamente) pacificata di Trampin’. Canzoni solide e fascinose, che solo verso la fine del programma mettono in mostra l’inquietudine dei loro autori, sfaldandosi e scricchiolando senza però mai perdersi del tutto.Un chitarrista italiano, spalleggiato da un pugno di eccellenti musicisti connazionali, e una cantautrice statunitense amante della sperimentazione e delle atmosfere più cupe e morbose. Ecco gli ingredienti di quello che ha tutte le carte in regola per essere uno dei dischi più interessanti del 2007 in ambito cantautoriale, a patto naturalmente :di intendere questo termine nell’accezione maggiormente avventurosa e meno convenzionale. A mettere parole e voce in Dandelions On Fire (Long Song/Audioglobe) provvede Carla Bozulich, già protagonista su queste pagine un paio di mesi fa con album del suo nuovo progetto Evangelista; la parte musicale, invece, è appannaggio di Simone Massaron, chitarrista milanese di area jazz che tuttavia non disdegna incursioni in territori blues e rock. A dare loro man forte, gli ex Afterhours Xabier Iriondo (chitarra) e Andrea Viti (basso), e Zeno De Rossi, già batterista di Vinicio Capossela. Insomma, se non è un dream-team poco ci manca. E il risultato come si diceva, è all’altezza delle aspettative: ballate notturne e introspettive, venate del country meno convenzionale e intrise di blues; cupe, ma non per questo minacciose (lo è, comunque, l’iniziale Never Saw Your Face), visto che sovente il punto di riferimento più prossimo potrebbe essere la Patti Smith (relativamente) pacificata di Trampin’. Canzoni solide e fascinose, che solo verso la fine del programma mettono in mostra l’inquietudine dei loro autori, sfaldandosi e scricchiolando senza però mai perdersi del tutto.

Your Very Eyes – All About Jazz Italy

Le geometrie austere di Santa Lucia alle Malve, un’antica chiesa del X secolo, incastonata nello scenario mozzafiato dei Sassi di Matera.

I muri imponenti, maestosi ma nudi, porosi e ricchi di cavità e aperture, un invito alla ricerca del suono primordiale e puro, alla circolazione dell’aria tra echi e riverberi naturali.

Due musicisti “nudi“, appena coperti dai rispettivi strumenti, che si esibiscono durante il solstizio d’estate, momento carico di magia e ricco di significati arcani.

Gianni Mimmo, al sax soprano, personalizza l’insegnamento di Steve Lacy. Lo strumento come parte del proprio respiro, come verga nelle sapienti mani di un rabdomante alla ricerca di recondite vibrazioni e nascoste particelle di suono.

Xabier Iriondo, con un paio di strumenti cordofoni di provenienza esotica come il taisho koto ed il mahai metak, funge da guastatore sonoro. La natura ricreata ed evocata, frammenti di materia che l’amplificazione low-fi raccoglie dalla storia e fa risplendere più vive che mai.

Frequenze e rumori esaltano la purezza del soprano di Mimmo, le corde sfregate, pizzicate, percosse lanciano un ponte instabile tra passato e futuro. Il candore della pietra contaminato dal nero di cavi e fili elettrici, la silhouette di un microfono che sostiene un poco imbarazzata lo sguardo di affreschi secolari.
Magia, poesia, follia. Di due musicisti fuori dal comune, e di una musica di misteriosa bellezza.

Your Very Eyes – altremusiche.it

“Your Very Eyes”, ovvero quando un luogo in cui si svolge una performance diventa non solo un elemento di ispirazione, ma strumento stesso che genera forma e dirige specifiche scelte. Limitandoci alle situazioni più in sintonia con la presente, vale la pena qui ricordare il lavoro di John Butcher in una miniera giapponese (“Cavern with Nightlife”). La performance di Gianni Mimmo (sax soprano) e Xabier Iriondo (apparecchiature lo-fi e strumenti a corda autocostruiti: taishi koto, mahai metak) sfrutta spazi che fino a questo momento non avevano goduto di analoghe esplorazioni come la chiesa di Santa Maria alle Malve di Matera, luogo scavato nella roccia e risalente al X secolo. L’atmosfera fresca e rarefatta di questa sessione di registrazioni, effettuate in un’unica presa nel giugno del 2007, impone scelte compositive che non si fa fatica a immaginare: sfruttamento del riverbero ambientale, dosaggio dei suoni, scelta precisa dei timbri e un certo qual contegno liturgico in rispetto alla sacralità del luogo (Mimmo parla appunto di “salmodia laica”).

A dispetto di un’articolazione che suddivide la performance in brani distinti, un continuum armonico-strutturale determina un’unità complessiva basata soprattutto sui drones creati da Iriondo sugli strumenti a corda, ribattuti, messi in risonanza e sporcati da microfoni e circuiti low-fi. Il sax di Mimmo è plastico e controllato, non sempre in funzione di pura ricerca di suoni, bensì in quasi costante costruzione melodica. La fraseologia è secca, segmentata, mai compiaciuta o indotta a facili lirismi.
Perché, sebbene non si possa certo ascrivere lavori come “Your Very Eyes” all’alveo dell’improvvisazione più radicale, questi paesaggi non sono quasi mai di natura consolatoria. Tanto per fare qualche paragone scomodo, quando si portano degli artisti in chiesa, può capitare di provocare infatuazioni mistiche che provocano stucchevoli ispirazioni musicali (basti dare un’occhiata a certe location in cui recentemente si è mosso uno come Surman). Qui, fortunatamente, nulla del genere eppure un certo volto umano rende il lavoro di Mimmo e Iriondo di quasi immediato impatto, proprio perché non sovraccarico di sovrastrutture. Merito forse anche del caldo sole del Sud e del fresco dei millenari sassi di Matera.“Your Very Eyes”, ovvero quando un luogo in cui si svolge una performance diventa non solo un elemento di ispirazione, ma strumento stesso che genera forma e dirige specifiche scelte. Limitandoci alle situazioni più in sintonia con la presente, vale la pena qui ricordare il lavoro di John Butcher in una miniera giapponese (“Cavern with Nightlife”). La performance di Gianni Mimmo (sax soprano) e Xabier Iriondo (apparecchiature lo-fi e strumenti a corda autocostruiti: taishi koto, mahai metak) sfrutta spazi che fino a questo momento non avevano goduto di analoghe esplorazioni come la chiesa di Santa Maria alle Malve di Matera, luogo scavato nella roccia e risalente al X secolo. L’atmosfera fresca e rarefatta di questa sessione di registrazioni, effettuate in un’unica presa nel giugno del 2007, impone scelte compositive che non si fa fatica a immaginare: sfruttamento del riverbero ambientale, dosaggio dei suoni, scelta precisa dei timbri e un certo qual contegno liturgico in rispetto alla sacralità del luogo (Mimmo parla appunto di “salmodia laica”).

A dispetto di un’articolazione che suddivide la performance in brani distinti, un continuum armonico-strutturale determina un’unità complessiva basata soprattutto sui drones creati da Iriondo sugli strumenti a corda, ribattuti, messi in risonanza e sporcati da microfoni e circuiti low-fi. Il sax di Mimmo è plastico e controllato, non sempre in funzione di pura ricerca di suoni, bensì in quasi costante costruzione melodica. La fraseologia è secca, segmentata, mai compiaciuta o indotta a facili lirismi.
Perché, sebbene non si possa certo ascrivere lavori come “Your Very Eyes” all’alveo dell’improvvisazione più radicale, questi paesaggi non sono quasi mai di natura consolatoria. Tanto per fare qualche paragone scomodo, quando si portano degli artisti in chiesa, può capitare di provocare infatuazioni mistiche che provocano stucchevoli ispirazioni musicali (basti dare un’occhiata a certe location in cui recentemente si è mosso uno come Surman). Qui, fortunatamente, nulla del genere eppure un certo volto umano rende il lavoro di Mimmo e Iriondo di quasi immediato impatto, proprio perché non sovraccarico di sovrastrutture. Merito forse anche del caldo sole del Sud e del fresco dei millenari sassi di Matera.

Your Very Eyes – Improjazz

Your Very Eyes – ImprojazzEmballé avec goût dans un « super jewel box » plus esthétique que le boîtier sans âme auquel nous a habitué l’industrie, cette exploration de l’univers sonore d’un église-grotte souterraine de la ville de Matera dans les Pouilles nous révèle une belle surprise. Gianni Mimmo est un véritable maître du sax soprano, héritier de Steve Lacy, influence de laquelle il s ‘émancipe sensiblement. Son acolyte est un sound maker électronique et objétiste assez suivi en Italie, Xabier Iriondo. On entend le son de l’église et la réverbération toute particulière de ce caveau de tuf dont les parois sont ornées de fresques. Un détail curieux et oculaire tiré d’une fresque orne la pochette et donne son titre à l’album. Le saxophoniste prend le temps de déplier les volutes de sa musique et d’étirer les harmoniques en se rapprochant des parois. Sans tenter d’impressionner l’auditeur par sa technique, Gianni Mimmo se concentre sur la plénitude du son et un lyrisme sincère. Il s’agit d’un véritable spécialiste de l’instrument et non pas d’une extension du ténor dans le registre aigu comme nous y a habitué la majorité des saxophonistes qui utilisent l’instrument.
Iriondo utilise des motifs répétitifs avec un semblant de guitare primitive actionnée avec un mécanisme. Un univers sonore particulier qui entend échapper à une quelconque école mais peut ambitionner de s’adresser à différents publics qui finiront bien un jour par se lasser des étiquettes qu’on veut leur imposer et trouveraient bien leur bonheur en laissant flotter l’ imagination à l’écoute de cette échappée très particulière, toute imprégnée de l’acoustique caverneuse de Santa Lucia alle Malve. Une bien belle réussite !Your Very Eyes – ImprojazzEmballé avec goût dans un « super jewel box » plus esthétique que le boîtier sans âme auquel nous a habitué l’industrie, cette exploration de l’univers sonore d’un église-grotte souterraine de la ville de Matera dans les Pouilles nous révèle une belle surprise. Gianni Mimmo est un véritable maître du sax soprano, héritier de Steve Lacy, influence de laquelle il s ‘émancipe sensiblement. Son acolyte est un sound maker électronique et objétiste assez suivi en Italie, Xabier Iriondo. On entend le son de l’église et la réverbération toute particulière de ce caveau de tuf dont les parois sont ornées de fresques. Un détail curieux et oculaire tiré d’une fresque orne la pochette et donne son titre à l’album. Le saxophoniste prend le temps de déplier les volutes de sa musique et d’étirer les harmoniques en se rapprochant des parois. Sans tenter d’impressionner l’auditeur par sa technique, Gianni Mimmo se concentre sur la plénitude du son et un lyrisme sincère. Il s’agit d’un véritable spécialiste de l’instrument et non pas d’une extension du ténor dans le registre aigu comme nous y a habitué la majorité des saxophonistes qui utilisent l’instrument.
Iriondo utilise des motifs répétitifs avec un semblant de guitare primitive actionnée avec un mécanisme. Un univers sonore particulier qui entend échapper à une quelconque école mais peut ambitionner de s’adresser à différents publics qui finiront bien un jour par se lasser des étiquettes qu’on veut leur imposer et trouveraient bien leur bonheur en laissant flotter l’ imagination à l’écoute de cette échappée très particulière, toute imprégnée de l’acoustique caverneuse de Santa Lucia alle Malve. Une bien belle réussite !

Dandelions On Fire – The Wire

Dandelions Dn Fire is an Italian project driven by composer and guitarist Simone Massaron, whose connection with Bozulich is presumably via LA guitarist Nels Cline. Opener “Never Saw Your Face” is a lowering two-chord drama with bowed bass and harmonium, and we are broadly in Tom Waits territory. Massaron, whose speciality is fretless guitar, also brings banjo and lap steel, and young Italian drummer Zeno de Rossi is moodily appropriate on brushes and junkyard percussion. Bozulich moves in restrained mode between tender and creepy; her lyrics and vocal performances are great, and because this is not her group she’s careful not to break out and start testifying. Tracks like “Five Dollar Lottery” are hypnotic, grinding riffs full of colour and menace, while for the title track it’s back to the sour sweet of Country: “When you shine, this dandelion’s on fire.”Dandelions Dn Fire is an Italian project driven by composer and guitarist Simone Massaron, whose connection with Bozulich is presumably via LA guitarist Nels Cline. Opener “Never Saw Your Face” is a lowering two-chord drama with bowed bass and harmonium, and we are broadly in Tom Waits territory. Massaron, whose speciality is fretless guitar, also brings banjo and lap steel, and young Italian drummer Zeno de Rossi is moodily appropriate on brushes and junkyard percussion. Bozulich moves in restrained mode between tender and creepy; her lyrics and vocal performances are great, and because this is not her group she’s careful not to break out and start testifying. Tracks like “Five Dollar Lottery” are hypnotic, grinding riffs full of colour and menace, while for the title track it’s back to the sour sweet of Country: “When you shine, this dandelion’s on fire.”

Dandelions On Fire – Rolling Stone

Un brano decostruito, intenso, rumorista, disperatamente blues. Questa è la collaborazione tra il chitarrista sperimentale Simone Massaron e la straordinaria Carla Bozulich, cantante e, per questa colla- borazione, autrice di testi viscerali. Dandelions on Fire è un album dal profilo internazionale, parla un linguaggio che, se pur relegato a un ristrettissimo spazio sul territorio italiano, ha una propria identità nel mondo. Come un diamante grezzo, Massaron e la Bozulich grattano fino ad arrivare al cuore della canzone per scoprirne tutta la bellezza, come nel brano che dà il titolo all’album o nella più sfaccettata e bluesistica The Gateway Man o come in Five Dollar Lottery, sette minuti di intuizione organica e sperimentazione che sfociano in una specie di grave, tuonante voodoo. Partecipano al disco Zeno de Rossi, straordinario batterista, Andrea Viti e Xabier Iriondo, ex-Afterhours. Rompere le righe sarebbe stato semplice. Massaron ha invece saputo tenere le briglie e ha licenziato un gran bel disco.Un brano decostruito, intenso, rumorista, disperatamente blues. Questa è la collaborazione tra il chitarrista sperimentale Simone Massaron e la straordinaria Carla Bozulich, cantante e, per questa colla- borazione, autrice di testi viscerali. Dandelions on Fire è un album dal profilo internazionale, parla un linguaggio che, se pur relegato a un ristrettissimo spazio sul territorio italiano, ha una propria identità nel mondo. Come un diamante grezzo, Massaron e la Bozulich grattano fino ad arrivare al cuore della canzone per scoprirne tutta la bellezza, come nel brano che dà il titolo all’album o nella più sfaccettata e bluesistica The Gateway Man o come in Five Dollar Lottery, sette minuti di intuizione organica e sperimentazione che sfociano in una specie di grave, tuonante voodoo. Partecipano al disco Zeno de Rossi, straordinario batterista, Andrea Viti e Xabier Iriondo, ex-Afterhours. Rompere le righe sarebbe stato semplice. Massaron ha invece saputo tenere le briglie e ha licenziato un gran bel disco.

Dandelions On Fire – Rockerilla

La montagna e il topolino si incontrano. Uno spirito fragile e controverso come quello di Carla Bozulich, cantautrice dalle vicende personali anche drammatiche e che si riflettono in una personalità a tratti difficile e diffidente, mette a disposizione di Simone Massaron, dotato chitarrista italiano che abbiamo apprezzato nel suo esordio solista “Breaking News”, il suo universo fatto di stelle e buchi neri. Con una visuale più allargata si potrebbe dire che la sensibiltà contaminata di questa autrice va a mettersi in contatto stretto con la tradizione vasta ed eterogenea del cantautorato made in U .S.A. mediata grazie all’impronta più sperimentale del chitarrista italiano. Mettiamo subito in chiaro che questo non è il nuovo disco della Bozulich che ha partecipato scrivendo testi e cantando sulle musiche scritte da Massaron. Un album quindi prettamente italiano ma di respiro internazionale che ha avuto una gestaziol1é difficile e sofferta. Una scommessa che in Italia pochi avrebbero avuto il coraggio di lanciare e che si può dire vinta in tutto e per tutto. Simone Massaron pesca dal folk, dal blues, dal rock più classico giungendo fino a improvvisazioni sonore fuorvianti, mentre la Bozulich si rivela interprete di gran classe, travestendosi da Tom Waits al femminile, da Diamanda Galas, da Patty Smith, ma mantenendo quel carattere di originalità che ha fatto di “Evangelista”, il suo disco di un paio di anni fa, un esordio sconvolgente. Il connubio Massaron-Bozulich è una meraviglia da custodire gelosamente.La montagna e il topolino si incontrano. Uno spirito fragile e controverso come quello di Carla Bozulich, cantautrice dalle vicende personali anche drammatiche e che si riflettono in una personalità a tratti difficile e diffidente, mette a disposizione di Simone Massaron, dotato chitarrista italiano che abbiamo apprezzato nel suo esordio solista “Breaking News”, il suo universo fatto di stelle e buchi neri. Con una visuale più allargata si potrebbe dire che la sensibiltà contaminata di questa autrice va a mettersi in contatto stretto con la tradizione vasta ed eterogenea del cantautorato made in U .S.A. mediata grazie all’impronta più sperimentale del chitarrista italiano. Mettiamo subito in chiaro che questo non è il nuovo disco della Bozulich che ha partecipato scrivendo testi e cantando sulle musiche scritte da Massaron. Un album quindi prettamente italiano ma di respiro internazionale che ha avuto una gestaziol1é difficile e sofferta. Una scommessa che in Italia pochi avrebbero avuto il coraggio di lanciare e che si può dire vinta in tutto e per tutto. Simone Massaron pesca dal folk, dal blues, dal rock più classico giungendo fino a improvvisazioni sonore fuorvianti, mentre la Bozulich si rivela interprete di gran classe, travestendosi da Tom Waits al femminile, da Diamanda Galas, da Patty Smith, ma mantenendo quel carattere di originalità che ha fatto di “Evangelista”, il suo disco di un paio di anni fa, un esordio sconvolgente. Il connubio Massaron-Bozulich è una meraviglia da custodire gelosamente.

Dandelions On Fire – Rumore

E’ un piacere (forse soprattutto personale) ritrovare Carla Bozulich pacificata dagli strepiti anche recenti pubblicati sotto lo pseudonimo di Evangelista, Merito dell’Italia? Sicuramente di Simone Massaron, chitarrista e compositore che la guida tra onde elettriche e, vera sorpresa dell’album, toni tradizionalisti americani e ballate in profumo di fifties, Così per chi conosce lé Bozulich come la versione di Patti Smith con l’esorcista alle calcagna sarà stupefacente ammirarla tra i quieti lidi country della title track (Norah Jones è a un metro di distanza) o nelle brezze jazz di My Hometown. Per chi la gradisce assalita dai consueti fantasmi il consiglio è rivolgersi al Velvet- Come di Never Saw Your Face, al quasi Tom Waits di The Getaway Man o alla tesissima (Radio Ethiopia!..) Five Dollar Lottery, con Xabier Iriondo prese nella sua parte di uomo di “rumori e colori”.E’ un piacere (forse soprattutto personale) ritrovare Carla Bozulich pacificata dagli strepiti anche recenti pubblicati sotto lo pseudonimo di Evangelista, Merito dell’Italia? Sicuramente di Simone Massaron, chitarrista e compositore che la guida tra onde elettriche e, vera sorpresa dell’album, toni tradizionalisti americani e ballate in profumo di fifties, Così per chi conosce lé Bozulich come la versione di Patti Smith con l’esorcista alle calcagna sarà stupefacente ammirarla tra i quieti lidi country della title track (Norah Jones è a un metro di distanza) o nelle brezze jazz di My Hometown. Per chi la gradisce assalita dai consueti fantasmi il consiglio è rivolgersi al Velvet- Come di Never Saw Your Face, al quasi Tom Waits di The Getaway Man o alla tesissima (Radio Ethiopia!..) Five Dollar Lottery, con Xabier Iriondo prese nella sua parte di uomo di “rumori e colori”.