“Dandelions On Fire”, an unexpected and surprising collaboration born from the remarkable talents of the awesome guitar player Simone Massaron (a great musician at ease with different genres), who wrote the music to the songs and arranged almost everything, and Carla Bozulich, renowned cult artist , who is an amazing lyricist and singer.
Blues, ballads, folk music, improvised moments…all to create a compelling collection of songs and haunting melodies.
The band supporting Simone and Carla is a special one too: Zeno De Rossi on drums is one of the most gifted players emerging out of the new jazz and improvised music scene in Italy. Andrea Viti and Xabier Iriondo have a glorious past as their background with the famous and acclaimed band Afterhours and now move between classic rock and experimental music independently.
Other great musicians also took part to the recording session.“Dandelions On Fire”: una collaborazione inattesa, uno splendido lavoro di stampo cantautorale.
Questo disco nasce dalla musica e dagli arrangiamenti di Simone Massaron (già con noi per il suo cd “Breaking News” e come session man), talento chitarristico versatile e di incisiva personalità a livello compositivo ed esecutivo, ancora poco noto ai più ma già con una grande esperienza (Marc Ribot, non uno qualunque, lo ha coperto di complimenti alla fine delle session del disco “Technicolor” di Giovanni Maier in cui hanno suonato insieme per la prima volta). Carla Bozulich, oltre ad essere una cantante formidabile e una performer imprevedibile e unica, è anche un’autrice di testi eccezionale.
Ospite assolutamente speciale, ha contribuito con le sue parole e il fascino magnetico della sua voce profonda ed espressiva alla riuscita di “Dandelions on Fire”.
Un disco di canzoni quindi, un disco “classico” che vive soprattutto del valore delle sue composizioni, delle sue avvolgenti melodie, e conquista lentamente. Blues viscerali, ballate, e folk prevalgono, ma ci sono anche un paio di ruvide improvvisazioni collettive, che non deluderanno chi è già abituato ai dischi di Carla e alle sue sperimentazioni
La band di supporto a Simone e Carla è davvero speciale: Zeno De Rossi alla batteria, stabile da alcuni anni nella band di Vinicio Capossela, è uno dei più bravi musicisti della nuova scena jazz e non solo in Italia. Andrea Viti e Xabier Iriondo, rispettivamente al basso e ai “rumori e colori”, hanno un glorioso passato negli Afterhours, e ora si muovono individualmente nei territori del rock e della musica sperimentale. Altri grandi musicisti ancora hanno preso parte alla registrazione.
Archivio mensile:Maggio 2008
Dandelions on fire finalmente disponibile. Recensioni entusiaste.
Dandelions On Fire, by Simone Massaron and featuring Carla Bozulich has just been released, and we have already gathered some great reviews coming from some of the major magazines. here they are. More on the way soon.
“4 stars” – “il Venerdì”, La Repubblica paper weekly magazine
“Destined to be one of the more interesting CDs of 2008” – “Il Mucchio Selvaggio”
“Massaron is a versatile player and a great author. 7/8 ” – “Blow Up”
“A disc of overwhelming beauty” – “www.rocklab.it”
“The Massaron-Bozulich couple is a wonder. 9 ” – “Rockerilla”
the cd will be soon available in all the main Italian records shops. Distributed by Audioglobe (www.audioglobe.it). Buy it also on www.amazon.com or here
Dandelions On Fire, il nuovo disco di Simone Massaron featuring Carla Bozulich è appena uscito, e abbiamo già collezionato ottime recensioni da alcune delle più importanti riviste musicali italiane. Ecco gli estratti più rilevanti. Altre recensioni in arrivo prossimamente.
“Che l’underground italiano possa giocarsela alla pari con i più importanti artisti internazionali è ormai un dato di fatto – 4 stelle ” – “il Venerdì”, La Repubblica
“Ha tutte le carte in regola per essere uno dei dischi più interessanti in ambito cantautorale del 2008, a patto di intendere questo termine nell’accezione maggiormente avventurosa e meno convenzionale” – Il Mucchio Selvaggio
“Massaron è un musicista versatile e un grande autore – 7/8 ” – Blow Up
“Disco di una bellezza disarmante” – Rocklab.it
“Un album di respiro internazionale, una scommessa vinta in tutto e per tutto. Il connubio Massaron – Bozulich è una meraviglia da custodire gelosamente – 9 ” – Rockerilla
Il cd sarà presto disponibile nei migliori negozi di dischi italiani. Distribuito da Audioglobe. Puoi comprarlo anche qui direttamente dalla pagina del catalogo.
Dandelions On Fire in uscita
At the beginning of May we’ll be releasing the beautiful album “Dandelions On Fire”, an unexpected and surprising collaboration born from the remarkable talents of the awesome guitar player Simone Massaron (a great musician at ease with different genres), who wrote the music to the songs and arranged almost everything, and Carla Bozulich, renowned cult artist , who is an amazing lyricist and singer.
Blues, ballads, folk music, improvised moments…all to create a compelling collection of songs and haunting melodies.
The band supporting Simone and Carla is a special one too: Zeno De Rossi on drums is one of the most gifted players emerging out of the new jazz and improvised music scene in Italy. Andrea Viti and Xabier Iriondo have a glorious past as their background with the famous and acclaimed band Afterhours and now move between classic rock and experimental music independently.
Other great musicians also took part to the recording session.
Listen and enjoy“Dandelions On Fire”: una collaborazione inattesa, uno splendido lavoro di stampo cantautorale.
Questo disco nasce dalla musica e dagli arrangiamenti di Simone Massaron (già con noi per il suo cd “Breaking News” e come session man), talento chitarristico versatile e di incisiva personalità a livello compositivo ed esecutivo, ancora poco noto ai più ma già con una grande esperienza (Marc Ribot, non uno qualunque, lo ha coperto di complimenti alla fine delle session del disco “Technicolor” di Giovanni Maier in cui hanno suonato insieme per la prima volta). Carla Bozulich, oltre ad essere una cantante formidabile e una performer imprevedibile e unica, è anche un’autrice di testi eccezionale.
Ospite assolutamente speciale, ha contribuito con le sue parole e il fascino magnetico della sua voce profonda ed espressiva alla riuscita di “Dandelions on Fire”.
Un disco di canzoni quindi, un disco “classico” che vive soprattutto del valore delle sue composizioni, delle sue avvolgenti melodie, e conquista lentamente. Blues viscerali, ballate, e folk prevalgono, ma ci sono anche un paio di ruvide improvvisazioni collettive, che non deluderanno chi è già abituato ai dischi di Carla e alle sue sperimentazioni
La band di supporto a Simone e Carla è davvero speciale: Zeno De Rossi alla batteria, stabile da alcuni anni nella band di Vinicio Capossela, è uno dei più bravi musicisti della nuova scena jazz e non solo in Italia. Andrea Viti e Xabier Iriondo, rispettivamente al basso e ai “rumori e colori”, hanno un glorioso passato negli Afterhours, e ora si muovono individualmente nei territori del rock e della musica sperimentale. Altri grandi musicisti ancora hanno preso parte alla registrazione.
Your Very Eyes
Performance recorded early on a sunny dawn, June the the 24th, 2007, in an ancient 10th century cave-church, in a magical stone town named Matera, South of Italy.
The church is named Santa Lucia alle Malve.
Summer solstice is a holy moment in so many and various traditions.
We chose there because of the sound of these alveolar stones.
Not only had we beautiful reverbes and resonant echoes but the sound seemed to go into the stones themselves.
It’s naked music, as we had to solve our golems there.
We like to think about it as a laical psalmody.
Our equipment was light:
a soprano saxophone, a couple of table strings (taisho koto and mahai metak) and a very discreet low-fi device to get some frequencies.
The output has been a great sharing and a pure communication.
Holy, sometimes.
“Your very eyes” is mainly a proof of belonging.
A safe and uncertain place to train shifts.
Displacements.
Belonging to a way.
Better, to a move.
Sources are so different.
Distant starts, too.
Although, there are places where it is possibile to unveal us.
Here: no matter what styles or auto-referring expressive attempts.
Here: changes.
Actually changes.
And we discover ourselves moved, changed, unchained.
One from each other.
Your very eyes è prima di tutto la prova di un’appartenenza. Un luogo sicuro ed incerto nel quale esercitare spostamenti. L’appartenenza ad una via. Meglio, ad un muoversi. Le provenienze e le derivazioni sono così varie e diverse.. Ma appunto ci sono luoghi, nei quali ci si svela. Qui non si tratta di stili o di auto-referenti tentativi di espressione. Qui si attuano mutamenti. E ci si scopre smossi, cambiati, giocati l’un l’altro. Dopo qualche anno di intensa collaborazione intorno a progetti complessi e multi prospettici ( il recentissimo dvd “Kursk_truth in the end” appena edito da Amirani records, il cd “On War” prossimamente in uscita) e a live performances, Gianni Mimmo e Xabier Iriondo operano qui una sana mutazione reciproca. Decidono di intraprendere un viaggio verso una chiesa rupestre del X sec. (S. Lucia alle Malve a Matera) per due ragioni: – la prima è di ordine acustico. La pietra di quei luoghi è sonora e reagisce in modo molto interessante alle sollecitazioni timbriche. -la seconda è quella vera. Sanno che c’è necessità di una sorta di celebrazione di questo tentativo di creazione di un meta-linguaggio fra le loro storie. Le loro provenienze sono diverse, le loro anagrafi distanti, le loro attenzioni molto simili, con declinazioni differenti ed egualmente intense. È un confronto nudo, ma qui trovano modo di scogliere i loro golem. Your very eyes è una specie di laica salmodia fatta di struggenze ed asprezze. Il loro dire è fatto di crinali percorsi per cadere e per cedere. Per far questo si servono di mezzi leggeri e semplicemente complessi: un sax soprano, un paio di cordofoni (un mahai metak e un taisho koto) e di alcuni discreti lo-fi devices. Ne esce una condivisione e una comunicazione pura. A volte sacra.
Duo Milano – Downtown Music Gallery
This fabulous disc consists of ten amazing duets, five acoustic and five electric pieces. Superbly recorded and immensely satisfying in sonic detail. The acoustic side balances super-quick harp-like flourishes with the naked purity of spacious, bluesy e-bow drones. The electric side is dark and dreamy with strange, bent-note ballistics. From quietly cosmic to extremely intense.This fabulous disc consists of ten amazing duets, five acoustic and five electric pieces. Superbly recorded and immensely satisfying in sonic detail. The acoustic side balances super-quick harp-like flourishes with the naked purity of spacious, bluesy e-bow drones. The electric side is dark and dreamy with strange, bent-note ballistics. From quietly cosmic to extremely intense.
Duo Milano – All About Jazz New York
Duo Milano features Cline and multi- instrumentalist Elliott Sharp in a series of acoustic/electric duets that strive for — and very often achieve — a kind of telepathic oneness. “Our playing together resonates in such a way as to create the sound of one seething bubbling bristling glowing instrument,” says Sharp of his rapport with Cline. Indeed, the two are often indiscernible from each other in both the acoustic and electric settings. The two reach incredible heights over ten improvisations, immersed in the intimacy of the setting and reaching toward a common artistic vision.Duo Milano features Cline and multi- instrumentalist Elliott Sharp in a series of acoustic/electric duets that strive for — and very often achieve — a kind of telepathic oneness. “Our playing together resonates in such a way as to create the sound of one seething bubbling bristling glowing instrument,” says Sharp of his rapport with Cline. Indeed, the two are often indiscernible from each other in both the acoustic and electric settings. The two reach incredible heights over ten improvisations, immersed in the intimacy of the setting and reaching toward a common artistic vision.
Smoke Inside – Downbeat
News flash (to some): Free-minded electric jazz and fusion are alive and surprisingly well in Europe, shown by these two guitar-heavy releases that straddle both genres and mix it up with other strains.
Cavallanti is the nominal leader on Smoke Inside, also a showcase for die fertile-impassioned wanderings of chameleonic guitar wizard Nels Cline. The latter’s free-floating declarations stretch way out at the start of opener. “Cline’s Line.” which unfolds into acoustic-electric funk fusion, like a blast from the early ’70s and none the worse for the wear. “Moods For Dewey'” offers room for heady improvisations by the saxophonist and Cline. After all that intensity comes a prayer, in the form of the gospel-blues piece “Go On Moses,” an apropos chill-out tune.News flash (to some): Free-minded electric jazz and fusion are alive and surprisingly well in Europe, shown by these two guitar-heavy releases that straddle both genres and mix it up with other strains.
Cavallanti is the nominal leader on Smoke Inside, also a showcase for die fertile-impassioned wanderings of chameleonic guitar wizard Nels Cline. The latter’s free-floating declarations stretch way out at the start of opener. “Cline’s Line.” which unfolds into acoustic-electric funk fusion, like a blast from the early ’70s and none the worse for the wear. “Moods For Dewey'” offers room for heady improvisations by the saxophonist and Cline. After all that intensity comes a prayer, in the form of the gospel-blues piece “Go On Moses,” an apropos chill-out tune.
Smoke Inside – Losing Today
Un disco di jazz elettrico, riletture di materiale scritto in passato a fianco di nuove composizioni scritte per l’occasione. E’ l’ultima sfida di Daniele Cavallanti, sassofonista (tenore e baritono) con quasi quarant’anni di attività.
L’occasione è il primo disco uscito per la milanese Long Song Records, etichetta di recente formazione, ma che si è già segnalata per un’attività fervente, concentrata sui settori più avanguardistici delle commistioni tra jazz e rock.
In questa nuova prova, per sua stessa ammissione differente sotto molti aspetti da quanto prodotto in passato, Cavallanti si fa accompagnare da una band di prim’ordine, nella quale spiccano due sperimentatori chitarristici come l’americano Nels Cline e il giovane Simone Massaron, e il compagno di lungo corso Tiziano Tononi (artefice insieme a Cavallanti, tra le altre collaborazioni, del progetto Nexus) dietro la batteria.
La mastodontica Hymsa, oltre diciannove minuti, campeggia trai sei lunghi brani che compongono una selezione caratterizzata, nella quale dominano compostezza formale e rilassatezza di toni. Tuttavia l’ensemble evita il rischio di sembrare troppo ‘rigoroso’, e l’impressione di ‘suonarsi addosso’, attraverso l’accurato inserimento di varie deviazioni dalla ‘retta via’: e allora, di volta in volta, ecco sprazzi free, accennate derive siderali à la Sun Ra, perfino qualche allusione crimsoniana e, più spesso, suggestioni che rimandano alla grande stagione del jazz elettrico di Weather Report, Mahavishnu Orchestra, o, per restare a casa nostra, Perigeo.
Fino a lasciarsi andare nella semiconclusiva Fabrizio’s Mood (scritta insieme a Fabrizio Perissinotto, produttore e artefice della Long Song Records), dove il dialogo tra sassofono e chitarra, che ritorna come un filo conduttore nel corso di tutto il disco, raggiunge la sua massima creatività e libertà espressiva.
Intorno, il consueto calore sonoro, tipico del jazz elettrico, trasmesso dalle trame costruite da tastiere e contrabbasso, mentre sullo sfondo la batteria lavora senza sosta ad accrescere alternativamente la dinamica, la delicatezza, o la vivacità dell’insieme.
Un disco certo non agevole: la durata (globale e delle singole) tracce richiede lo sforzo di un ascolto attento, pena il rischio di perdere il filo, ma che dopo aver richiesto concentrazione e ‘serietà’ da parte dell’ascoltatore, sa essere avvolgente, e si concede volentieri attraverso il suo dipanarsi sinuoso.Un disco di jazz elettrico, riletture di materiale scritto in passato a fianco di nuove composizioni scritte per l’occasione. E’ l’ultima sfida di Daniele Cavallanti, sassofonista (tenore e baritono) con quasi quarant’anni di attività.
L’occasione è il primo disco uscito per la milanese Long Song Records, etichetta di recente formazione, ma che si è già segnalata per un’attività fervente, concentrata sui settori più avanguardistici delle commistioni tra jazz e rock.
In questa nuova prova, per sua stessa ammissione differente sotto molti aspetti da quanto prodotto in passato, Cavallanti si fa accompagnare da una band di prim’ordine, nella quale spiccano due sperimentatori chitarristici come l’americano Nels Cline e il giovane Simone Massaron, e il compagno di lungo corso Tiziano Tononi (artefice insieme a Cavallanti, tra le altre collaborazioni, del progetto Nexus) dietro la batteria.
La mastodontica Hymsa, oltre diciannove minuti, campeggia trai sei lunghi brani che compongono una selezione caratterizzata, nella quale dominano compostezza formale e rilassatezza di toni. Tuttavia l’ensemble evita il rischio di sembrare troppo ‘rigoroso’, e l’impressione di ‘suonarsi addosso’, attraverso l’accurato inserimento di varie deviazioni dalla ‘retta via’: e allora, di volta in volta, ecco sprazzi free, accennate derive siderali à la Sun Ra, perfino qualche allusione crimsoniana e, più spesso, suggestioni che rimandano alla grande stagione del jazz elettrico di Weather Report, Mahavishnu Orchestra, o, per restare a casa nostra, Perigeo.
Fino a lasciarsi andare nella semiconclusiva Fabrizio’s Mood (scritta insieme a Fabrizio Perissinotto, produttore e artefice della Long Song Records), dove il dialogo tra sassofono e chitarra, che ritorna come un filo conduttore nel corso di tutto il disco, raggiunge la sua massima creatività e libertà espressiva.
Intorno, il consueto calore sonoro, tipico del jazz elettrico, trasmesso dalle trame costruite da tastiere e contrabbasso, mentre sullo sfondo la batteria lavora senza sosta ad accrescere alternativamente la dinamica, la delicatezza, o la vivacità dell’insieme.
Un disco certo non agevole: la durata (globale e delle singole) tracce richiede lo sforzo di un ascolto attento, pena il rischio di perdere il filo, ma che dopo aver richiesto concentrazione e ‘serietà’ da parte dell’ascoltatore, sa essere avvolgente, e si concede volentieri attraverso il suo dipanarsi sinuoso.
Smoke Inside – Jazz Magazine
Dans ce récent “Smoke Inside”, le quintette du saxophoniste ténor italien, vétéran de l’Italian Instabile Orchestra et du groupe Nexus, est augmenté du guitariste Nils Cline. Dès l’introduction, avec un son et un phrasé qui n’est pas sans rappeler celui de John Scofield. l’ami américain imprime à l’ensemble son jeu volubile et intense. Et, de fait, on pense souvent au David Liebman Quintet des années 70 (Terumasa Hino, John Scofield, Ron McClure et Adam Nussbaumj qui tirait si bien profìt du contraste entre langage jazz et vocabulaire blues, voire rock, entre ambiances acoustiques et décharges furieuses. Avec Ahimsa, longue suite aux multiples ambiances dans laquelle la virtuosité du saxophoniste s’exerce aussi sur baryton, c’est au Miles Davis du début des années 80 qu’il est fait référence : groove assez libre donc, et pulsation rythmique insistante. Tout comme dans Moods For Dewey, enregistré en hommage à Dewey Redman, où le solo de Cavallanti, plus lyrique que jamais, plonge dans la soul. On l’a compris, ce n’est pas l’originalité qui prévaut ici. mais plutót la fraicheur et. l’efficacité de la réinterprétation d’un état d’esprit qui connut ses heures de gioire et qu’on est heureux de voir ressuscité si joyeusement. Jubilatoire.Dans ce récent “Smoke Inside”, le quintette du saxophoniste ténor italien, vétéran de l’Italian Instabile Orchestra et du groupe Nexus, est augmenté du guitariste Nils Cline. Dès l’introduction, avec un son et un phrasé qui n’est pas sans rappeler celui de John Scofield. l’ami américain imprime à l’ensemble son jeu volubile et intense. Et, de fait, on pense souvent au David Liebman Quintet des années 70 (Terumasa Hino, John Scofield, Ron McClure et Adam Nussbaumj qui tirait si bien profìt du contraste entre langage jazz et vocabulaire blues, voire rock, entre ambiances acoustiques et décharges furieuses. Avec Ahimsa, longue suite aux multiples ambiances dans laquelle la virtuosité du saxophoniste s’exerce aussi sur baryton, c’est au Miles Davis du début des années 80 qu’il est fait référence : groove assez libre donc, et pulsation rythmique insistante. Tout comme dans Moods For Dewey, enregistré en hommage à Dewey Redman, où le solo de Cavallanti, plus lyrique que jamais, plonge dans la soul. On l’a compris, ce n’est pas l’originalité qui prévaut ici. mais plutót la fraicheur et. l’efficacité de la réinterprétation d’un état d’esprit qui connut ses heures de gioire et qu’on est heureux de voir ressuscité si joyeusement. Jubilatoire.
Smoke Inside – Rockerilla
“Smoke Inside”, nuovo lavoro della band di Daniele Cavallanti, presenta una certa affinità con le sperimentazioni sonore di Miles Davis, quando il suo obiettivo era fondere in un amalgama straordinario ed eccitante rock e jazz. Si tratta di un lavoro che ha visto la luce grazie ad una fortunata session tra Daniele Cavallanti, alcuni amici musicisti e Nels Cline, chitarrista dei Wilco, una delle band più innovative degli ultimi anni. L’amicizia tra Cavallanti e Cline parte da lontano, precisamente dal 1994, quando il sassofonista italiano si recò a suonare a Los Angeles ed ebbe modo di conoscere e apprezzare Cline. Dopo dodici anni i due si ritrovano in studio con l’idea di mettere mano a brani vecchi e nuovi di Cavallanti, assecondati da una band elettrica di tutto rispetto. Il risultato è stimolante e creativo, settanta minuti di musica difficile e brillante allo stesso tempo, improvvisazioni a non finire, sei brani lunghi e colti di free-jazz notturno e intenso, sporcati dal rock e punteggiati di blues. Prendiamo per esempio “Fabrizio’s Mood”, quasi undici minuti, che parte con un buon lavoro di percussioni e Cline che impazza con assoli che sembrano quasi stonati, poi con l’intervento del sax si sconfina nel free-jazz più folgorato, per rientrare infine in una coda strumentale più composta e strutturata. “Smoke Inside” è un disco di non facile ascolto, ma quando lo si fa proprio e se ne comprendono le sfaccettature, è veramente difficile allontanarsene.“Smoke Inside”, nuovo lavoro della band di Daniele Cavallanti, presenta una certa affinità con le sperimentazioni sonore di Miles Davis, quando il suo obiettivo era fondere in un amalgama straordinario ed eccitante rock e jazz. Si tratta di un lavoro che ha visto la luce grazie ad una fortunata session tra Daniele Cavallanti, alcuni amici musicisti e Nels Cline, chitarrista dei Wilco, una delle band più innovative degli ultimi anni. L’amicizia tra Cavallanti e Cline parte da lontano, precisamente dal 1994, quando il sassofonista italiano si recò a suonare a Los Angeles ed ebbe modo di conoscere e apprezzare Cline. Dopo dodici anni i due si ritrovano in studio con l’idea di mettere mano a brani vecchi e nuovi di Cavallanti, assecondati da una band elettrica di tutto rispetto. Il risultato è stimolante e creativo, settanta minuti di musica difficile e brillante allo stesso tempo, improvvisazioni a non finire, sei brani lunghi e colti di free-jazz notturno e intenso, sporcati dal rock e punteggiati di blues. Prendiamo per esempio “Fabrizio’s Mood”, quasi undici minuti, che parte con un buon lavoro di percussioni e Cline che impazza con assoli che sembrano quasi stonati, poi con l’intervento del sax si sconfina nel free-jazz più folgorato, per rientrare infine in una coda strumentale più composta e strutturata. “Smoke Inside” è un disco di non facile ascolto, ma quando lo si fa proprio e se ne comprendono le sfaccettature, è veramente difficile allontanarsene.