Technicolor – Musica Jazz

Scordiamoci per il momento la Mosaic Orchestra. Alla testa del nuovo quartetto Technicolor, Maier abbraccia con decisione l’universo elettrico, offrendo due vibranti se- dute cariche di climi rock e fusion (a partire dai classici modelli di Miles Davis e dei Weather Report) entro un universo variegato nelle soluzioni architettoniche e nello spettro cromalico: si va da momenti tradizionali a collettivi free, da temi attentamente costruiti a episodi di fortissimo impatto. caratterizzati dall’estro dei solisti. Il disco più coinvolgente è quello centrato sulle chitarre di Ribot e Massaron, il cui impeto è esaltato dal ricco lavoro ritmico di Maier e de Rossi, maturato in una lunga frequentazione. Gli ingredienti in gioco son tutti noti ma la rielabo- razione, eterogenea e fantasiosa. rende la pietanza attrattiva fino all’ultimo. Meno frenetico risulta il secondo disco, che si caratterizza per il bel dosaggio tra dimensione . scritta e interventi personali: sul contrasto tra i lenti fondali delle tastiere e il dinamico drumming di de Rossi, il basso elettrico di Maier emerge con sobrietà e ricchezza narrativa.Scordiamoci per il momento la Mosaic Orchestra. Alla testa del nuovo quartetto Technicolor, Maier abbraccia con decisione l’universo elettrico, offrendo due vibranti se- dute cariche di climi rock e fusion (a partire dai classici modelli di Miles Davis e dei Weather Report) entro un universo variegato nelle soluzioni architettoniche e nello spettro cromalico: si va da momenti tradizionali a collettivi free, da temi attentamente costruiti a episodi di fortissimo impatto. caratterizzati dall’estro dei solisti. Il disco più coinvolgente è quello centrato sulle chitarre di Ribot e Massaron, il cui impeto è esaltato dal ricco lavoro ritmico di Maier e de Rossi, maturato in una lunga frequentazione. Gli ingredienti in gioco son tutti noti ma la rielabo- razione, eterogenea e fantasiosa. rende la pietanza attrattiva fino all’ultimo. Meno frenetico risulta il secondo disco, che si caratterizza per il bel dosaggio tra dimensione . scritta e interventi personali: sul contrasto tra i lenti fondali delle tastiere e il dinamico drumming di de Rossi, il basso elettrico di Maier emerge con sobrietà e ricchezza narrativa.

Technicolor – Jazz

Il nuovo e ambizioso progetto di Giovanni Maier – un doppio cd contenente due session di rock progressive- psichedelico-sperimentale del quartetto Technicolor fa parte degli sforzi che la Long Song sta compiendo per affermarsi come etichetta dalla forte identità radicale, concedendo ampio spazio alle proposte di musicisti (affermati e non) desiderosi di esplorare e innovare. Azzardo da premiare visto che da questa atipica formazione con due tastiere, composta da alcuni dei musicisti italiani più aperti alle novità, scaturisce una gran varietà di situazioni, con tessiture d’effetto e sonorità a metà tra il vintage e il contemporaneo, che in A Turtle Soup scoprono qua e là ascendenze dal primo Davis “elettrico” e dal trio Medeski-Martin-Wood. Ribot e Massaron (ospiti nel primo cd) non fanno che saturare ulteriormente i colori – un vero e proprio technicolor – con le loro chitarre, involandosi spesso e volentieri in cavalcate torride e intossi- canti (salvo ammorbidirsi episodicamente, con sfumature a metà strada tra Frisell e Ry Cooder.Il nuovo e ambizioso progetto di Giovanni Maier – un doppio cd contenente due session di rock progressive- psichedelico-sperimentale del quartetto Technicolor fa parte degli sforzi che la Long Song sta compiendo per affermarsi come etichetta dalla forte identità radicale, concedendo ampio spazio alle proposte di musicisti (affermati e non) desiderosi di esplorare e innovare. Azzardo da premiare visto che da questa atipica formazione con due tastiere, composta da alcuni dei musicisti italiani più aperti alle novità, scaturisce una gran varietà di situazioni, con tessiture d’effetto e sonorità a metà tra il vintage e il contemporaneo, che in A Turtle Soup scoprono qua e là ascendenze dal primo Davis “elettrico” e dal trio Medeski-Martin-Wood. Ribot e Massaron (ospiti nel primo cd) non fanno che saturare ulteriormente i colori – un vero e proprio technicolor – con le loro chitarre, involandosi spesso e volentieri in cavalcate torride e intossi- canti (salvo ammorbidirsi episodicamente, con sfumature a metà strada tra Frisell e Ry Cooder.

Technicolor – All About Jazz Italia

Giovanni Maier da anni realizza produzioni e collabora a progetti di grande qualità artistica e tecnica, e di stampo prettamente jazzistico: Techicolor è un album assai ambizioso e distante dai suoi ultimi lavori. Maier si cimenta al basso elettrico (assai inusuale) in questo album doppio di grande spessore ed estro.

La musica in entrambi i dischi è molto originale sia sotto il profilo delle strutture compositive che nell’impasto timbrico, particolarissimo e per lunghi tratti, quasi “lunare” grazie all’impiego consistente delle tastiere elettroniche.

Difficile inquadrare il lavoro in un ambito musicale preciso, ma sicuramente i riferimenti più evidenti vengono dal rock psichedelico, dal “progressive”, anche se con grande propensione al lirismo e all’ironia, e con l’improvvisazione a farla da padrona.

È bello imbattersi, nel panorama musicale italiano, in un’opera di questo livello, dove la razionalità compositiva va a braccetto con l’invenzione e l’improvvisazione.
Unico neo, in qualche episodio, è forse dato dall’eccessivo indulgere nella definizione delle atmosfere, belle ed intriganti, ma troppo estese

Oltre che dal leader il quartetto portante è costituito da alcuni dei giovani più rappresentativi della scena jazz contemporanea in Italia: Zeno de Rossi tesse trame percussive con il basso di Maier e Giorgio Pacorig e Alfonso Santimone alle tastiere creano atmosfere oniriche e spaziali (in pieno stile Blade Runner).

Nel CD “Featuring Marc Ribot” ai Technicolor si aggiungono Marc Ribot e Simone Massaron, e le sonorità cambiano drasticamente assumendo un registro decisamente più acido.I due CD sono molto diversi, ma ben assortiti (anche se gli elementi comuni sono evidenti): quando i Technicolor suonano soli le sonorità sono lunari e liriche, con grande ironia (tratti anni ’70 infarciti di riferimenti a motivi della pubblicità di quegli anni) e le due tastiere imperano soliste sulle texture sonore della sezione ritmica.

L’innesto di Ribot, grazie a un fraseggio inconfondibile, mette invece in campo forti riferimenti ai suoi “Cubanos Postizos” e agli “Electric Masada” di Zorn. Qui le tastiere si muovono più sullo sfondo, rendendo il sound ideale per le due chitarre, acide e distorte, che suonano sempre su canali differenti.
Simone Massaron si conferma musicista eclettico, a suo agio in qualsiasi situazione. Il risultato complessivo dell’opera risulta bello e compiuto, mai banale o ripetitivo.Giovanni Maier da anni realizza produzioni e collabora a progetti di grande qualità artistica e tecnica, e di stampo prettamente jazzistico: Techicolor è un album assai ambizioso e distante dai suoi ultimi lavori. Maier si cimenta al basso elettrico (assai inusuale) in questo album doppio di grande spessore ed estro.

La musica in entrambi i dischi è molto originale sia sotto il profilo delle strutture compositive che nell’impasto timbrico, particolarissimo e per lunghi tratti, quasi “lunare” grazie all’impiego consistente delle tastiere elettroniche.

Difficile inquadrare il lavoro in un ambito musicale preciso, ma sicuramente i riferimenti più evidenti vengono dal rock psichedelico, dal “progressive”, anche se con grande propensione al lirismo e all’ironia, e con l’improvvisazione a farla da padrona.

È bello imbattersi, nel panorama musicale italiano, in un’opera di questo livello, dove la razionalità compositiva va a braccetto con l’invenzione e l’improvvisazione.
Unico neo, in qualche episodio, è forse dato dall’eccessivo indulgere nella definizione delle atmosfere, belle ed intriganti, ma troppo estese

Oltre che dal leader il quartetto portante è costituito da alcuni dei giovani più rappresentativi della scena jazz contemporanea in Italia: Zeno de Rossi tesse trame percussive con il basso di Maier e Giorgio Pacorig e Alfonso Santimone alle tastiere creano atmosfere oniriche e spaziali (in pieno stile Blade Runner).

Nel CD “Featuring Marc Ribot” ai Technicolor si aggiungono Marc Ribot e Simone Massaron, e le sonorità cambiano drasticamente assumendo un registro decisamente più acido.I due CD sono molto diversi, ma ben assortiti (anche se gli elementi comuni sono evidenti): quando i Technicolor suonano soli le sonorità sono lunari e liriche, con grande ironia (tratti anni ’70 infarciti di riferimenti a motivi della pubblicità di quegli anni) e le due tastiere imperano soliste sulle texture sonore della sezione ritmica.

L’innesto di Ribot, grazie a un fraseggio inconfondibile, mette invece in campo forti riferimenti ai suoi “Cubanos Postizos” e agli “Electric Masada” di Zorn. Qui le tastiere si muovono più sullo sfondo, rendendo il sound ideale per le due chitarre, acide e distorte, che suonano sempre su canali differenti.
Simone Massaron si conferma musicista eclettico, a suo agio in qualsiasi situazione. Il risultato complessivo dell’opera risulta bello e compiuto, mai banale o ripetitivo.

Technicolor – Music Club

Doppio cd, intuizioni sonore sul margine instabile tra tradizione ed innovazione, e perizia individuale controllata e sempre ben espressa nelle maglie di composizioni fresche ed eleganti. Giovanni Maier (già con Italian Instabile Orchestra e con Stefano Battaglia tra gli altri) conferma ed arricchisce il proprio bagaglio di esperienza creativa con questo lavoro che stempera l’inevitabile impegno del doppio album in una materia sonora che fa del basso elettrico e della doppia tastiera un marchio di fabbrica fresco e manovrato con consapevolezza, su cui l’ospite eccellente Marc Ribot libera la propria chitarra in un gioco di richiami e riflessi. Il primo disco, fin dall’iniziale “Segovia” maneggia un suono consapevolmente vintage eppure fresco ed interessante soprattutto nelle partiture tastieristiche di Giorgio Pacorig e Alfonso Santimone, capaci di scivolare disinvoltamente dai suoni più puliti a magnetiche sperimentazioni in odore di Weather Report, mantenendo la presa salda su una scrittura accessibile ma sempre articolata. “This is my Voice” è un iter riflessivo che stempera i toni prima della ritmata “L’Inafferrabile Fascino dell’Incompletezza”, che accentua i colori fusion del lavoro liberando gli strumentisti in un gioco complesso di voci e risposte, mentre “Riff” vive di una sperimentazione più audace ed abrasiva. E più audace, se vogliamo, è l’intera pasta musicale che compone il secondo cd “A Turtle Soup”, capace di alternare alle partiture meditative di “Aeropagods”, profondamente suggestiva nei suoi dodici minuti di puntillismi ritmici e scheletri tastieristici, le derive acide di “Grandi Speranze”, dove il richiamo a certo rock progressivo diventa una caratteristica fondamentale e capace di garantire freschezza e longevità alla release. Nota di merito – nell’opinione di chi scrive – per la conclusiva “One Long Song”, una meravigliosa alternanza di situazioni e scenari scanditi da un lavoro tecnico eccellente. In definitiva una realizzazione che sa provocare ed allettare, e che non solo conferma Giovanni Maier come uno dei grandi nomi del nuovo jazz, ma che sa rimanere nell’ascolto per molto, molto tempo.Doppio cd, intuizioni sonore sul margine instabile tra tradizione ed innovazione, e perizia individuale controllata e sempre ben espressa nelle maglie di composizioni fresche ed eleganti. Giovanni Maier (già con Italian Instabile Orchestra e con Stefano Battaglia tra gli altri) conferma ed arricchisce il proprio bagaglio di esperienza creativa con questo lavoro che stempera l’inevitabile impegno del doppio album in una materia sonora che fa del basso elettrico e della doppia tastiera un marchio di fabbrica fresco e manovrato con consapevolezza, su cui l’ospite eccellente Marc Ribot libera la propria chitarra in un gioco di richiami e riflessi. Il primo disco, fin dall’iniziale “Segovia” maneggia un suono consapevolmente vintage eppure fresco ed interessante soprattutto nelle partiture tastieristiche di Giorgio Pacorig e Alfonso Santimone, capaci di scivolare disinvoltamente dai suoni più puliti a magnetiche sperimentazioni in odore di Weather Report, mantenendo la presa salda su una scrittura accessibile ma sempre articolata. “This is my Voice” è un iter riflessivo che stempera i toni prima della ritmata “L’Inafferrabile Fascino dell’Incompletezza”, che accentua i colori fusion del lavoro liberando gli strumentisti in un gioco complesso di voci e risposte, mentre “Riff” vive di una sperimentazione più audace ed abrasiva. E più audace, se vogliamo, è l’intera pasta musicale che compone il secondo cd “A Turtle Soup”, capace di alternare alle partiture meditative di “Aeropagods”, profondamente suggestiva nei suoi dodici minuti di puntillismi ritmici e scheletri tastieristici, le derive acide di “Grandi Speranze”, dove il richiamo a certo rock progressivo diventa una caratteristica fondamentale e capace di garantire freschezza e longevità alla release. Nota di merito – nell’opinione di chi scrive – per la conclusiva “One Long Song”, una meravigliosa alternanza di situazioni e scenari scanditi da un lavoro tecnico eccellente. In definitiva una realizzazione che sa provocare ed allettare, e che non solo conferma Giovanni Maier come uno dei grandi nomi del nuovo jazz, ma che sa rimanere nell’ascolto per molto, molto tempo.

Technicolor – Downtown Music Gallery

GIOVANNI MAIER TECHICOLOR With MARC RIBOT & ZENO DE ROSSI – Featuring Marc Ribot/A Turtle Soup [2 CD set] (Long Song 105; Italy) Featuring Marc Ribot & Simone Massaron on guitars, Giorgio Pacorig & Alfonso
Santimone on keyboards, Giovanni Maier on bass and Zeno De Rossi on drums. It never ceases to amaze how many under-recognized treasures we get here every week from around the world. This is the fourth disc we’ve gotten from the great little Italian label, Long Song, and each one has been a gem. How can you go wrong with the likes of Nels Cline & Elliott Sharp and the swell Amendola/Goldberg/Hoff plays Monk trio?!? The first Long Song disc featured Nels Cline & Simone Massaron on guitars and Giovanni Maier on bass with Daniele Cavallanti as the leader on saxes. For this incredible double disc, Giovanni Maier is the leader with the burning guitars of Marc Ribot & Simone Massaron. Plus our old pal, Zeno De Rossi, who can be found on many discs on the El Gallo Rojo label is on drums.

The first disc features both guitarists and two fine keyboard players. Bassist, Giovanni, wrote all but two of the pieces.
“Segovia” bristles with some sly organ, electric piano and bent, burning guitar(s)! Both keyboardists play Rhodes electric pianos, various organs and other keyboards, and a swell job of creating various moods and textures for the guitarists to solo upon. “This is My Voice” is a spacious, laid-back piece for that mysterious Ribot suspense twang that Marc does so well with eerie echoes of keyboard waves floating in the mist. The band kicks in for “L’Inaferrabile
Fascino…,” which as an infectious melody and layers of rocking guitars and keyboards. “FIFF” is one of the two completely improvised pieces and it works so well since each musician listens well and contributes to the layers on inter-connected lines. This music is a unique rock/jazz hybrid that is difficult to pigeonhole, yet remains intense and creative and focused throughout. “Old File” features some superb electric bass at the center of a Quicksilver-like spaghetti western guitar jam. Downtown guitar hero, Marc Ribot, takes a number of great solos here, showing how there is just no stopping him when he wants to go for the gusto. His solo on “Old File” is just jaw droppingly incredible! Giovanni’s songs are also consistently memorable and remind me of the some of the better bands from the early 70’s, when players still combined various genres without regard to established formulas.GIOVANNI MAIER TECHICOLOR With MARC RIBOT & ZENO DE ROSSI – Featuring Marc Ribot/A Turtle Soup [2 CD set] (Long Song 105; Italy) Featuring Marc Ribot & Simone Massaron on guitars, Giorgio Pacorig & Alfonso
Santimone on keyboards, Giovanni Maier on bass and Zeno De Rossi on drums. It never ceases to amaze how many under-recognized treasures we get here every week from around the world. This is the fourth disc we’ve gotten from the great little Italian label, Long Song, and each one has been a gem. How can you go wrong with the likes of Nels Cline & Elliott Sharp and the swell Amendola/Goldberg/Hoff plays Monk trio?!? The first Long Song disc featured Nels Cline & Simone Massaron on guitars and Giovanni Maier on bass with Daniele Cavallanti as the leader on saxes. For this incredible double disc, Giovanni Maier is the leader with the burning guitars of Marc Ribot & Simone Massaron. Plus our old pal, Zeno De Rossi, who can be found on many discs on the El Gallo Rojo label is on drums.

The first disc features both guitarists and two fine keyboard players. Bassist, Giovanni, wrote all but two of the pieces.
“Segovia” bristles with some sly organ, electric piano and bent, burning guitar(s)! Both keyboardists play Rhodes electric pianos, various organs and other keyboards, and a swell job of creating various moods and textures for the guitarists to solo upon. “This is My Voice” is a spacious, laid-back piece for that mysterious Ribot suspense twang that Marc does so well with eerie echoes of keyboard waves floating in the mist. The band kicks in for “L’Inaferrabile
Fascino…,” which as an infectious melody and layers of rocking guitars and keyboards. “FIFF” is one of the two completely improvised pieces and it works so well since each musician listens well and contributes to the layers on inter-connected lines. This music is a unique rock/jazz hybrid that is difficult to pigeonhole, yet remains intense and creative and focused throughout. “Old File” features some superb electric bass at the center of a Quicksilver-like spaghetti western guitar jam. Downtown guitar hero, Marc Ribot, takes a number of great solos here, showing how there is just no stopping him when he wants to go for the gusto. His solo on “Old File” is just jaw droppingly incredible! Giovanni’s songs are also consistently memorable and remind me of the some of the better bands from the early 70’s, when players still combined various genres without regard to established formulas.

Technicolor – Rockerilla

Un doppio cd è sempre un progetto di una certa portata, potremmo chiamarla ambizione, ma soprattutto creatività che un solo supporto non riesce a contenere. Rispetto questa scelta perché capisco il desiderio di dare più spazio possibile alle idee musicali che passano per la mente dell’artista. E poi sono legato affettivamente a certi dischi doppi. In questo specifico caso l’indomita Long Song produce il nuovo quartetto (due tastiere, basso e batteria) del contrabbassita e bassista elettrico Giovanni Maier, un nome noto ai cultori della musica jazz. Due album distinti, si diceva, ma facenti parte di un unico disegno. Come fa anche capire anche il titolo, “Featuring Marc Ribot” vede la collaborazione del grande Marc Ribot, ma anche di Simone Massaron, un chitarrista emergente che abbiamo avuto modo di apprezzare nel disco solista “Breaking News”. Il sound è elettrico e crudo allo stesso tempo, le chitarre passano in primo piano e impazzano con riff e assoli, mentre il quartetto segue le intuizioni dettando l’umore del brano. Difficile definire il risultato di questa miscela sonora, rock-jazz frutto di improvvisazioni, anche estreme, e di un bagaglio psichedelico in bilico tra destrutturazione e ricerca melodica. “A Turtle Soup” vede invece il solo quartetto alle prese con cinque lunghi brani sperimentali. Non c’è più l’aggressività di un certo rock anni ’70, o almeno ne è molto ridotto l’influsso, prevale la ricerca di suggestione, che sia eterea o ipnotica, obliqua o di impatto. Due cd, un cerchio che si chiude.Un doppio cd è sempre un progetto di una certa portata, potremmo chiamarla ambizione, ma soprattutto creatività che un solo supporto non riesce a contenere. Rispetto questa scelta perché capisco il desiderio di dare più spazio possibile alle idee musicali che passano per la mente dell’artista. E poi sono legato affettivamente a certi dischi doppi. In questo specifico caso l’indomita Long Song produce il nuovo quartetto (due tastiere, basso e batteria) del contrabbassita e bassista elettrico Giovanni Maier, un nome noto ai cultori della musica jazz. Due album distinti, si diceva, ma facenti parte di un unico disegno. Come fa anche capire anche il titolo, “Featuring Marc Ribot” vede la collaborazione del grande Marc Ribot, ma anche di Simone Massaron, un chitarrista emergente che abbiamo avuto modo di apprezzare nel disco solista “Breaking News”. Il sound è elettrico e crudo allo stesso tempo, le chitarre passano in primo piano e impazzano con riff e assoli, mentre il quartetto segue le intuizioni dettando l’umore del brano. Difficile definire il risultato di questa miscela sonora, rock-jazz frutto di improvvisazioni, anche estreme, e di un bagaglio psichedelico in bilico tra destrutturazione e ricerca melodica. “A Turtle Soup” vede invece il solo quartetto alle prese con cinque lunghi brani sperimentali. Non c’è più l’aggressività di un certo rock anni ’70, o almeno ne è molto ridotto l’influsso, prevale la ricerca di suggestione, che sia eterea o ipnotica, obliqua o di impatto. Due cd, un cerchio che si chiude.

Plays Monk – Jazzit

Un trio piano-less californiano sulle tracce di Monk e della sua musica: “Plays Monk”, ovvero Goldberg, Hoff e Amendola a rileggere con clarinetto, basso e batteria le sbilenche armonie di dieci delle perle del genio di Rocky Mount. Sin dall’iniziale Skippy si comprende bene quale sia l’idea su cui si fonda l’interpretazione che il trio vuole rendere: tempi (e ritmi) leggermente più sostenuti degli originali (a parte l’intensa Reflections), linee melodiche quasi intatte e spunti improvvisativi che il brillante Goldberg disegna con talento e abilità su una densa tela ritmica. Un approccio che ritroviamo anche in Work, Four In One e in una Little Rootie Tootie segnata da un drummin’ di alta scuola, che mostra tutta l’arte di cui Amendola è capace. E se Shuttle Boil e Teo danno il segno di quanto ricercata sia la scelta del repertorio che i tre attraversano, Boo Boo’s Birthday testimonia la qualità (e la sintonia quasi perfetta) del dialogo tra la batteria e il basso di Hoff che sostiene (anche con un bel solo) frane/ e marca con evidenza il piano percussivo di Green Chimneys. Appare riduttivo parlare di semplice rilettura: il trio vuole esplorare in profondità l’universo di Monk, ne vuole cogliere l’essenza e lo spessore, intende ribadirne la modernità utilizzando un linguaggio strumentale colto e sostenuto da un ottimo interplay. Risultato centrato. Ascoltare per credere.Un trio piano-less californiano sulle tracce di Monk e della sua musica: “Plays Monk”, ovvero Goldberg, Hoff e Amendola a rileggere con clarinetto, basso e batteria le sbilenche armonie di dieci delle perle del genio di Rocky Mount. Sin dall’iniziale Skippy si comprende bene quale sia l’idea su cui si fonda l’interpretazione che il trio vuole rendere: tempi (e ritmi) leggermente più sostenuti degli originali (a parte l’intensa Reflections), linee melodiche quasi intatte e spunti improvvisativi che il brillante Goldberg disegna con talento e abilità su una densa tela ritmica. Un approccio che ritroviamo anche in Work, Four In One e in una Little Rootie Tootie segnata da un drummin’ di alta scuola, che mostra tutta l’arte di cui Amendola è capace. E se Shuttle Boil e Teo danno il segno di quanto ricercata sia la scelta del repertorio che i tre attraversano, Boo Boo’s Birthday testimonia la qualità (e la sintonia quasi perfetta) del dialogo tra la batteria e il basso di Hoff che sostiene (anche con un bel solo) frane/ e marca con evidenza il piano percussivo di Green Chimneys. Appare riduttivo parlare di semplice rilettura: il trio vuole esplorare in profondità l’universo di Monk, ne vuole cogliere l’essenza e lo spessore, intende ribadirne la modernità utilizzando un linguaggio strumentale colto e sostenuto da un ottimo interplay. Risultato centrato. Ascoltare per credere.

Duo Milano – The Wire

Five acoustic guitar duos that flirt with flamenco forms, five electric duos that seem to come from Fripp & Eno territory. “Bludget” is squarely in the soundworld of No Pussyfooting, though with “Cobblescrabble” a more nuanced and detailed language is in play. The level of empathy is extraordinarily high, further testimony to Cline’s no-borders eclecticism.Five acoustic guitar duos that flirt with flamenco forms, five electric duos that seem to come from Fripp & Eno territory. “Bludget” is squarely in the soundworld of No Pussyfooting, though with “Cobblescrabble” a more nuanced and detailed language is in play. The level of empathy is extraordinarily high, further testimony to Cline’s no-borders eclecticism.

Technicolor – All About Jazz

A nice review of Technicolor Band.
Read it here. Otherwise

Italian Giovanni Maier proves that everything old can be new (meaning fresh) again. The conservatory trained bassist has been a member of the Italian Instabile Orchestra, The Enten Eller project, and the bands of Enrico Rava and Stefano Battaglia. This two-disc release finds Maier’s quartet of two electric keyboards Alfonso Santimone and Giorgio Pacorig and drummer Zeno de Rossi with Maier playing electric bass and some cello, augmented by two electric guitars.

Maier’s quartet Turtle Soup immediately reminds you of the seminal fusion band Weather Report. The keyboard work is a gripping tribute to Joe Zawinul, drawing from the unique electricity and clean sound of the master. Listeners may find Maier’s bass to be more Victor Bailey than Jaco Pastorious and drummer de Rossi reminds you of Omar Hakim rather than Peter Erskine, but classic WP is ever present.

The quartet disc opens with a lengthy meditative piece that picks up pace by the locomotion of Maier’s bass interaction with the drummer. Soon the probing stabs of the keyboards introduce the identity of this band and its vintage vibe. They take you back to a time before jam bands, when the rock component of fusion didn’t automatically subtract musicianship. The softer and funkier “San Giovanni” follows, but there’s also the burning rock’d-out “Grandi Speranze,” the mind bending “Prometeus” and the progressively wild “One Long Song.”

Like his previous work in the band Enten Eller, Maier’s music morphs and awakens when guest artists collaborate. Here the band is supplemented by two eclectic guitarists, Marc Ribot and Simone Massaron. The lesser known of the two, Massaron can be heard on Tiziano Tononi’s Peace Warriors: Forgotten Children (Black Saint,2007) a tribute to Ornette Coleman and his own Breaking News (Long Song,2005) with Elliott Sharp.

The duo of guitars produces plenty of shred (as can be expected) and distortion heard on the freely improvised piece “FIFF.” This pairing also yields a calmer sound on “This Is My Voice,” similar to Ribot’s playing with his Los Cubano Postizos band.

With the influence of Maier’s electricity, the writing gives you the fusion rocking tracks “’Inafferrabile Fascino Dell’,” Incompletezza,” and “Miss T.” Here, Massaron and Ribot go toe-to-toe unfurling references to Jeff Beck and Mike Stern. And while kicking out the jams might pacify the riotous fan, the more experimental “Manarola Song” with its herky-jerky approach or the bluesy “Old File” with its slow building tension and energy are tracks that leave lasting impressions.A nice review of Technicolor Band.
Read it here. Otherwise

Italian Giovanni Maier proves that everything old can be new (meaning fresh) again. The conservatory trained bassist has been a member of the Italian Instabile Orchestra, The Enten Eller project, and the bands of Enrico Rava and Stefano Battaglia. This two-disc release finds Maier’s quartet of two electric keyboards Alfonso Santimone and Giorgio Pacorig and drummer Zeno de Rossi with Maier playing electric bass and some cello, augmented by two electric guitars.

Maier’s quartet Turtle Soup immediately reminds you of the seminal fusion band Weather Report. The keyboard work is a gripping tribute to Joe Zawinul, drawing from the unique electricity and clean sound of the master. Listeners may find Maier’s bass to be more Victor Bailey than Jaco Pastorious and drummer de Rossi reminds you of Omar Hakim rather than Peter Erskine, but classic WP is ever present.

The quartet disc opens with a lengthy meditative piece that picks up pace by the locomotion of Maier’s bass interaction with the drummer. Soon the probing stabs of the keyboards introduce the identity of this band and its vintage vibe. They take you back to a time before jam bands, when the rock component of fusion didn’t automatically subtract musicianship. The softer and funkier “San Giovanni” follows, but there’s also the burning rock’d-out “Grandi Speranze,” the mind bending “Prometeus” and the progressively wild “One Long Song.”

Like his previous work in the band Enten Eller, Maier’s music morphs and awakens when guest artists collaborate. Here the band is supplemented by two eclectic guitarists, Marc Ribot and Simone Massaron. The lesser known of the two, Massaron can be heard on Tiziano Tononi’s Peace Warriors: Forgotten Children (Black Saint,2007) a tribute to Ornette Coleman and his own Breaking News (Long Song,2005) with Elliott Sharp.

The duo of guitars produces plenty of shred (as can be expected) and distortion heard on the freely improvised piece “FIFF.” This pairing also yields a calmer sound on “This Is My Voice,” similar to Ribot’s playing with his Los Cubano Postizos band.

With the influence of Maier’s electricity, the writing gives you the fusion rocking tracks “’Inafferrabile Fascino Dell’,” Incompletezza,” and “Miss T.” Here, Massaron and Ribot go toe-to-toe unfurling references to Jeff Beck and Mike Stern. And while kicking out the jams might pacify the riotous fan, the more experimental “Manarola Song” with its herky-jerky approach or the bluesy “Old File” with its slow building tension and energy are tracks that leave lasting impressions.